2019-07-04
Il derby di Palamara: dopo Lotito alle cene pure il giallorosso Ranieri
Il trojan capta un incontro a casa di Agazio Loiero, ex ministro di Romano Prodi. Partecipano l'ex Csm Guido Calvi e il tecnico, amico personale del pm. Il discorso passa dal calcio alle nomine: «Siamo fratelli coltelli....».In nome della par condicio, dopo quella del presidente della Lazio Claudio Lotito, nell'inchiesta sul mercato delle nomine al Csm spunta anche la voce dell'ex allenatore della Roma Claudio Ranieri, che alla Verità Luca Palamara, pm al centro dell'indagine, ha definito «un amico». Sono quasi le 21 di mercoledì 8 maggio e a casa di Agazio Loiero, ex ministro del governo Prodi, sta per iniziare una cena in onore del mister. Gli invitati sono quasi tutti calabresi, tranne il tecnico, romano del Testaccio, considerato corregionale ad honorem per aver giocato otto anni con il Catanzaro. Lo stesso Ranieri, quando stava per diventare campione d'Inghilterra, dichiarò tra lo stupore generale: «Il mio Leicester ricorda il Catanzaro di Gigi Di Marzio […] era una squadra come questa, un gruppo di amici».Tra gli ospiti ci sono anche Palamara, con moglie e trojan al seguito, e diversi medici, come il cardiologo Franco Romeo. C'è pure l'avvocato Guido Calvi, ex consigliere del Csm ed ex deputato di Pds e Ds, in veste di romanista.Le Fiamme gialle nei brogliacci annotano che alcuni invitati in ascensore «continuano a parlare di torte, facendo riferimento alla mamma di Claudio (verosimilmente Claudio Ranieri, riconoscimento vocale)». Nelle carte si legge che «Palamara, Claudio e altro uomo parlano di calcio e di una foto non meglio specificata, di cui Palamara dice: “Senti ma (incomprensibile) te l'ho fatta vede' la foto che gli ho mandato […] le donne parlano di una copertina con foto di Icardi». Il discorso passa alle nomine della magistratura. Palamara, a proposito di quella per il procuratore di Roma dice: «Siamo in un periodo di fratelli coltelli, no? Volano i coltelli… è una guerra all'ultimo sangue…». Nelle trascrizioni vengono riportate più le parole di Palamara che non quelle di Ranieri. Chi c'era ricorda che l'allora allenatore della Roma era più loquace del pm, su cui si stavano addensando le nubi dell'inchiesta di Perugia. Durante la serata un medico apostrofa gli astanti: «Luca (Palamara, ndr), è il mentore di mia figlia, di Camilla… pure della figlia di Frank Romeo […] sei un caposcuola, sei il Guido Guinizzelli della magistratura». Palamara, organizzatore di tornei di calcetto, racconta dell'esperienza nella Nazionale magistrati e parla della semifinale della Champions Liverpool-Barcellona, giocata il giorno prima e finita 4-0. Il discorso torna sulle nomine e Palamara spiega che «c'è una cordata che vuole Lo Voi […] ideale successore di Pignatone […] e un'altra scuola di pensiero che invece vuole il cambiamento». Uno dei presenti ricorda che deve essere nominato pure il comandante generale della Guardia di finanza e inizia la frase: «Noi facciamo il tifo per…». Palamara la completa: «Zaf». Un'altra voce s'accalora: «Cioè il più bravo di tutti è Zafarana (Giuseppe, nominato il 20 maggio, ndr)… però dice che è troppo giovane, ha 55 anni». E allora Loiero tira fuori un ricordo di quando era un giovane deputato dc e ottenne la nomina a comandante generale dei carabinieri del cinquantacinquenne Antonio Viesti, di cui era diventato amico. Ci riuscì presentandolo all'allora premier Ciriaco De Mita: «Vede me, vede questo… pensa che è un calabrese… questa è un'associazione». In realtà Viesti era pugliese. Nel discorso viene fuori anche il nome del generale Ciro Di Martino e Ranieri conferma che è stato vicepresidente della Roma. I commensali parlano dei sondaggi sui 5 stelle, dello scontro tra Luigi Di Maio e Virginia Raggi, dei fischi contro quest'ultima per la storia della famiglia rom ospitata in una casa popolare, della vicenda giudiziaria del sottosegretario Armando Siri di cui si occupa il procuratore aggiunto Paolo Ielo, dello «scandalo» del governatore calabrese Mario Oliverio, sotto inchiesta a Catanzaro. I commensali fanno anche considerazioni politiche su Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, che nel 2014 «non è stato nominato ministro della Giustizia» dal governo Renzi. Quindi si parla nuovamente di pallone. Si discute del calcio scommesse degli anni Ottanta. Calvi ricorda di aver difeso il laziale Giuseppe Wilson e di essere stato giudice al Coni ai tempi di Calciopoli. Nel corso della serata, ovviamente, si rende onore anche alla favola del Leicester di Claudio Ranieri, campione d'Inghilterra nel 2016. Alla porta si affaccia un nuovo ospite e la persona appena arrivata riferisce a Palamara che «è preoccupato per Milano e la Procura è un disastro perché la qualità complessiva non regge […]». I finanzieri subito dopo annotano che «tra i commensali è presente una persona che è magistrato a Verona». Palamara «parla di Consiglio (Csm, ndr) e dice che si è sobbarcato sulle spalle tutto». Il pm indagato inizia un serrato dialogo con Calvi. Palamara: «Non c'è nessuno non ha interlocutori né politici… non sono all'altezza […] ma un branco». Calvi: «Non sai con chi parlare». Palamara: «Ma pure Peppe… l'unico è un po' Peppe… manca». Il riferimento è al consigliere di Area, Cascini. Calvi: «Lui è sempre un po' sopra le righe». Palamara: «Esatto quello è vero a lui lo calmieravo io lo sai no? Lui ha vissuto grazie a me che lo calmieravo… se gli togli me quello diventa… spara cavolate cose che non vanno cioè lui va per l'eccesso non per la normalità diciamo». Calvi ricorda la «battaglia» che insieme con Riccardo Fuzio, attuale procuratore generale della Cassazione in disgrazia per i rapporti con Palamara, fece al Csm per la nomina a procuratore di Palermo di Riccardo Lo Forte, all'epoca contrapposto a Franco Lo Voi, attuale candidato per Roma. Calvi la mattina avrebbe detto a Fuzio: «Se viene Lo Voi sono guai per te e per me». Forse per questo Fuzio era interessato alle mosse di Palamara. Calvi denuncia il crollo della credibilità delle Procure e «parla di una pm (che stava nel gruppo di Ielo) di quando difendeva gli Angelucci», Palamara chiede «se era la Gianmaria (Antonia, ndr) e dice che quella era un cane». Gli interlocutori «parlano del processo» contro gli Angelucci, proprietari del quotidiano Libero «e del comportamento del magistrato». Verso la fine della cena arriva il momento del totonomi. Palamara si rivolge a Calvi: «Guido dammi il foglietto che ti scrivo il procuratore di Roma». Intorno si percepisce stupore e allora Palamara precisa che sta scherzando, quindi aggiunge: «Però come Guido sa dietro la votazione del Consiglio c'è un lavorio no… dietro che…». Il trojan lo ha scoperto in tempo reale e i piani sono saltati. Nell'occasione pare che Ranieri, almeno lui, non abbia svelato gli altarini della Roma, né il nome del suo successore.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)