2022-11-04
Il decreto sui rave voluto dall’esecutivo era il sogno della Lamorgese
Dopo il raduno illegale di Viterbo l’ex ministro disse di avere le mani legate. Il governo l’ha esaudita, l’Aula migliorerà il testo.La situazione è rave ma non è seria: parafrasando Ennio Flaiano si ottiene la cornice nella quale inquadrare le polemiche ipocrite, strumentali e demagogiche da parte della sinistra, del M5s e di uno spicchio di Forza Italia sul decreto anti raduni illegali approvato dal Consiglio dei ministri. Un decreto varato dopo il rave che si è svolto la scorsa settimana a Modena, dove 3.000 ragazzi si sono radunati in un capannone pericolante, con il rischio di una strage di dimensioni apocalittiche: ricordiamo che la musica sparata ad altissimo volume provoca vibrazioni molto forti, capaci di provocare crolli in strutture già lesionate e danneggiate. Lo scorso 4 luglio nelle vicinanze di Grosseto, tanto per fare un altro esempio, i partecipanti a un rave illegale avevano colpito con bottiglie e sassi le forze dell’ordine, provocando sette contusi tra gli agenti intervenuti sul posto. La Verità ha appreso da fonti autorevoli che una norma esattamente identica a quella varata dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, era stata già pensata dalla ex titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, tanto rimpianta in queste ore dalla sinistra, dopo i terribili fatti di Viterbo, ma l’allora ministro della Giustizia, Marta Cartabia, si sarebbe opposta sottolineando la sussistenza di profili di incostituzionalità. Erano i giorni del Ferragosto 2021, in piena pandemia, con le discoteche chiuse, quando più di 10.000 persone provenienti da tutta Italia e da diversi Paesi europei si radunarono su un terreno agricolo di proprietà di un privato nelle vicinanze del lago di Mezzano, in provincia di Viterbo. Quel rave andò avanti per otto giorni, senza che nessuno riuscisse a intervenire, e il bilancio fu tragico: un ragazzo di 24 anni, Gianluca Santiago, fu trovato morto nel lago; furono denunciati due stupri; decine di giovani finirono in ospedale in coma etilico e si sviluppò pure un focolaio di Covid. Il Viminale aveva le mani legate, e si limitò a una trattativa con gli organizzatori. La Lamorgese, pochi mesi dopo, nel novembre 2021, espresse la sua convinzione della necessità di un’apposita legge: «Le leggi in vigore», disse la Lamorgese al Messaggero, «non ci mettono in condizione di contrastare questi grandi rave illegali come avviene in altri Paesi d’Europa dove le norme sono più severe. Il ministero dell’Interno», aggiunse la ex titolare del Viminale, «sta lavorando a un’ipotesi di fattispecie criminosa che consenta di disporre la confisca obbligatoria dei veicoli e degli strumenti necessari per l’organizzazione dell’intrattenimento e che preveda l’obbligo del ripristino dei luoghi. Potremmo introdurre la possibilità di ricorrere ad altri strumenti investigativi, come già avviene per diversi reati di particolare gravità. Tutto questo per allinearci alla legislazione degli altri Paesi europei, nei quali, evidentemente, oggi gli organizzatori dei rave party rischiano molto di più. Su queste ipotesi», concluse la Lamorgese, «ci sarà un confronto con il ministero della Giustizia». Il confronto con la Cartabia, come detto, finì per far arenare la legge, che non vide mai la luce. Rileggendo queste parole, i saltimbanchi politici del Pd, del M5s e della sinistra, gli opinionisti da salotto e tutti i soloni che stanno urlando alla «legge liberticida» dovrebbero semplicemente andarsi a nascondere: la legge Piantedosi voleva scriverla la loro adorata Lamorgese, tale e quale a come è stata varata dal primo Consiglio dei ministri operativo del governo guidato da Giorgia Meloni. L’attuale Guardasigilli, Carlo Nordio, ha difeso l’impianto della norma, aggiungendo che essa «è sottoposta al vaglio del Parlamento, al quale è devoluta la funzione di approvarla o modificarla secondo le sue intenzioni sovrane». Nordio, in sostanza, fa spallucce, sapendo già che in Parlamento il testo, che come ogni decreto deve essere convertito in legge entro 60 giorni, verrà corretto in alcune criticità. Ieri il decreto è stato depositato al Senato, dove verrà esaminato prima di passare al vaglio della Camera. Le modifiche dovrebbero consistere, come ha spiegato anche il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, nella precisazione più dettagliata degli ambiti in cui si applica la legge, per evitare che interpretazioni troppo stringenti possano far ricadere nella fattispecie di reato introdotta anche manifestazioni di protesta, cortei non autorizzati o magari raduni spontanei per festeggiare una vittoria sportiva. Non a caso, i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, hanno chiesto e ottenuto sull’argomento un incontro al ministro Piantedosi (la riunione è prevista per oggi), che ha già avuto modo di precisare pubblicamente che il decreto si applicherà solo e soltanto ai rave. Lo stesso Piantedosi tiene in particolare alla confisca dei beni utilizzati dagli organizzatori, ovvero casse, consolle, chioschi per la vendita di gadget, cibi e bevande, considerata una importante deterrenza, e attende le valutazioni del Parlamento.