2020-05-13
Il decreto Rilancio resta un miraggio. Ma il premier imbarca 11 esperte
Roberto Gualtieri (Andrea Pirri/NurPhoto via Getty Images)
Liti continue su cassa integrazione, aiuti alle famiglie e tagli Irap: il pre cdm è andato avanti fino a tarda notte. Giuseppe Conte però si occupa delle quote rosa e inserisce cinque donne nella task force e sei alla Protezione civile.Nella paralisi generale, nel pieno di una rissa politica, con cittadini senza tamponi e senza mascherine, e con un decreto ancora aperto (doveva chiamarsi aprile, e siamo a metà maggio), Giuseppe Conte ha scelto ieri la sua priorità: nominare undici signore, in quota rosa, «nell'esigenza di garantire una rappresentanza di genere». Cinque per la task force di Vittorio Colao (Enrica Amaturo, Marina Calloni, Linda Laura Sabbadini, Maurizia Iachino, e pure la presidente del Wwf Donatella Bianchi), e altre sei per il comitato tecnico scientifico delal Protezione civile (Kyriakoula Petropulocos, Giovannella Baggio, Nausicaa Orlandi, Elisabetta Dejana, Rosa Marina Melillo, Flavia Petrini). Secondo l'ultimo conteggio, dovremmo essere a 16 task force, con circa 500 membri: ogni commento è superfluo.Per il resto, melina e palla lunga. Melina, perché sono trascorse inutilmente altre 24 ore e ancora ieri sera c'era incertezza su un'eventuale convocazione notturna del cdm, al termine di un'altra giornata travagliata e improduttiva. Palla lunga, perché nel decreto legge sembra confermatissimo ciò che La Verità aveva annunciato per prima: l'estensione di altri sei mesi dello stato d'emergenza, fino al 31 gennaio 2021. Giuseppe Conte, letteralmente, si attacca al virus per durare e per protrarre lo stato d'eccezione.C'è da chiedersi se possa rimanere silenzioso il Quirinale, davanti a questo stallo messicano: con una maggioranza che da mesi non porta quasi nulla al voto del Parlamento, che rinvia ogni scadenza delicata (perfino il voto di una risoluzione prima dell'ultimo Consiglio europeo), e che contemporaneamente non decide, risultando sempre più evidentemente paralizzata. Procediamo con ordine. L'altra notte si è tenuto un lungo pre Consiglio dei ministri, cioè una riunione preparatoria (alla presenza, in una gran mischia, di politici e uffici legislativi) che ha esaminato solo una piccola parte delle oltre 400 pagine dell'ultima bozza di decreto. E già il fatto che sia stata mediaticamente valorizzata una simile riunione informale, come se avesse una dimensione istituzionale propria, dà il senso del caos. A margine, intanto, infuriava la rissa, negata in modo surreale da Roberto Gualtieri che si era presentato in tv a dichiarare «sciolti» tutti i nodi. E invece lo scontro era feroce: per un verso sulla sanatoria per gli immigrati, e per altro verso - complessivamente - per il tentativo dei grillini, guidati da Vito Crimi e Luigi Di Maio, di non dare l'idea di una loro capitolazione. Di Maio ha due bersagli: Conte, che ha giocato a umiliarlo anche nella vicenda della liberazione di Silvia Romano, e Italia viva. Se Matteo Renzi spinge per un successo simbolico della linea pro sanatoria incarnata da Teresa Bellanova, il M5s vuole invece dare l'impressione all'opinione pubblica di aver stoppato o almeno ridimensionato l'operazione.Morale: fonti di maggioranza assicuravano una ripresa ieri mattina (intorno alle 12) del pre Consiglio, con l'obiettivo di un cdm nel pomeriggio. E invece, con il trascorrere delle ore, i nodi rimanevano ingarbugliati (verso le 19, si parlava di appena metà testo esaminato dal pre Consiglio). Ancora liti e distanze non solo sulla sanatoria, ma anche su altri dossier: famiglia, turismo, enti locali, banche decotte, coperture per cassa integrazione e sanità.Nel frattempo, Palazzo Chigi aveva provato a negare problemi, con una nota rivelatasi un autogol: «Sono privi di fondamento tutti i retroscena su un presunto malumore di Conte nei confronti del M5s o quelli che raccontano di veleni e sospetti tra Conte e Di Maio». E già, qui vale la regola classica della smentita: una notizia data due volte. E ancora: «Nella notte di domenica le delegazioni hanno raggiunto, alla presenza del presidente Conte, un accordo politico su vari temi. Tra questi è stato ampiamente discussa anche la “regolarizzazione dei migranti", su cui è stata raggiunta una sintesi politica rimettendo alla ministra Lamorgese il compito di tradurla sul piano tecnico giuridico».Apriti cielo. Davanti all'ipotesi, messa nero su bianco da Conte, di un avallo grillino alla sanatoria, è arrivata una reazione fiammeggiante di Crimi: «Domenica sera avevo dato la disponibilità a modificare i testi al fine di trovare una soluzione condivisa. Benché migliorati, i testi non hanno ancora incontrato la mia approvazione. Non ritengo possibile un colpo di spugna rispetto a reati odiosi come lo sfruttamento di esseri umani. Una sanatoria di questo tipo avrebbe effetti morali devastanti». Insomma, ancora semaforo rosso, oltre che uno schiaffo a Conte. Verso le 19, fonti del Viminale accreditavano il raggiungimento di un accordo politico, ma senza specificarne i termini.All'ora dei telegiornali della sera, veniva infine ipotizzato, ma senza certezza della convocazione, un cdm notturno o più probabilmente stamattina. Un'altra lunga notte, in ogni caso.Incertezza e stallo messicano, dunque: in contrasto stridente con le preoccupazioni degli italiani, chiusi in casa e senza soldi da mesi. Se si andrà avanti così, la sensazione è che a qualcuno - nel governo e nella maggioranza - le mascherine serviranno davvero: per non farsi riconoscere dai cittadini inferociti.