2020-06-02
Il Covid non basta più: la sinistra rispolvera l’emergenza fascismo
I media progressisti si inventano una nuova «onda nera». Nel calderone finiscono tutti: da Lega e Fdi ai «gilet arancioni» di Antonio Pappalardo. Così si possono svilire anche le critiche legittime e fondate al governo. Meno male che sono tornati alla ribalta i fascisti. Sinceramente, cominciavamo a essere molto preoccupati. Era più di una settimana che nessuno lanciava l'allarme democratico, e temevamo che si fossero tutti dimenticati delle forze oscure della reazione in agguato, del pericolo e nero e dello scalpiccio degli stivaloni lungo le scale. Ma poi, per fortuna, Repubblica ci è venuta in soccorso: possiamo tirare un sospiro di sollievo da sotto la mascherina. Cambiano i padroni, cambiano i direttori, muta leggermente la linea politica, ma le antiche incrostazioni dell'amigdala progressista sono sempre lì, impossibili da grattar via. E quindi abbiamo scoperto che, in previsione del 2 giugno, è «Allarme destra». Così sentenzia il giornale fondato da Eugenio Scalfari, diretto da Maurizio Molinari e impreziosito dal fascistologo (in assenza di fascismo) Paolo Berizzi, riesumato per scaldare gli animi nel momento del bisogno, come un Pappalardo qualsiasi. Repubblica descrive la nuova «onda nera»: «Dalla Lega ai gilet arancioni, destra alla carica sul 2 giugno», titola. Si tratta, dicono gli illustri colleghi, della «fase 2 della destra sovranista. Un fronte nero con varie gradazioni: da quelle istituzionali a quelle più ribelliste». Uh, che orrore, i fasssisti sono tornati e sono più pericolosi e organizzati che mai. E, come sempre, nel calderone ci finiscono tutti: «Le opposizioni hanno incluso sul territorio una galassia variegata e borderline: dall'ultradestra ai movimenti nazionalisti “spontanei" e eversivi nati sui social, dai nuovi Forconi negazionisti in gilet arancione del generale Pappalardo (che inglobano no vax, complottisti e disoccupati) agli ultrà neofascisti degli stadi» (così Berizzi). Ora, passi per i «complottisti» e pure per i «no vax», ma i «disoccupati» che colpa hanno? Boh. In ogni caso, nella notte in cui tutte le camicie sono nere (anche quelle arancioni) non si fanno distinzioni: Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono descritti come camerati del generalissimo Pappalardo, uno che prima o poi si beccherà una denuncia dall'Anas. Non si capisce bene come sia possibil tale alleanza, dato che fu proprio Pappalardo, nel 2018, a denunciare l'allora ministro Salvini per sequestro di persona. In quei giorni si discuteva dei migranti bloccati sulla nave Diciotti, e Pappalardo non veniva presentato come lo squilibrato di cui Fabrizio Roncone (leggere il Corriere della Sera di ieri), si può allegramente far beffe, chiedendogli se i suoi stessi famigliari non lo considerino un pazzoide. Ovviamente, le cronache odierne tendono a sorvolare sul lato «anti leghista» del capo dei gilet arancioni, ma è più che comprensibile. La missione attuale, infatti, è quella di ravvivare lo spauracchio fascista, spiegando alle masse che il vero pericolo per la democrazia giunge da qualche centinaio di persone urlanti riunite in piazza con i colori del Riformista e, come sempre, dalle forze di destra, ancora una volta impegnate in progetti golpisti. I due fronti, poi, devono essere opportunamente confusi, così da far passare per mattane anche le legittime proteste di chi non condivide l'operato del governo. Che cosa ci sia di eversivo nella manifestazione che hanno in programma per oggi i rappresentanti di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia resta da chiarire. A noi risulta che ci sarà un flash mob intorno alle 10 di mattina tra Piazza del Popolo e via del Corso a Roma. Parteciperanno circa 300 persone selezionate dai tre partiti, e controllate in modo da non creare calca. Tricolore in esposizione, qualche parola dei capi politici, poi tutti a casa. A ciò si sommeranno varie manifestazioni in altre città italiane. E questa sarebbe l'emergenza democratica? Certo, Repubblica è pur sempre il giornale che, per la penna di Michele Serra, accusò di fascismo i cattolici che chiedevano di poter tornare a messa, dunque siamo nell'ambito della psichiatria, non del giornalismo. Resta fastidiosa, in ogni caso, l'insistenza sull'eterno ritorno dalla minaccia nera. Soprattutto perché tutti noi - di destra e di sinistra - abbiamo sperimentato in questi mesi una sospensione della democrazia reale e tangibile. Abbiamo assistito alle esibizioni smargiasse di un presidente del Consiglio che scavalcava allegramente il Parlamento, abbiamo subito derive poliziesche degne di una caricatura della Cina maoista. Ma tutto questo ce lo siamo dovuti sorbire senza che Repubblica (o altre autorevoli testate) gridassero alla dittatura incipiente. Quanto all'eversione, beh, viene spontaneo domandarsi perché ci si scaldi tanto per gli sciamannati di Pappalardo, quando le minacce dei Carc - militanti comunisti leggermente più granitici e militarizzati - a Fontana e ai vertici della Regione Lombardia sono passate come manifestazioni folkloristiche. Vogliamo però essere ottimisti. Secondo una ricerca resa nota pochi giorni fa dalla Universitat Oberta de Catalunya, in vari Stati europei, a causa del lockdown, sono stati rilevati «nuovi disagi mentali in oltre il 40% della popolazione». Con il ritorno alla libertà, tali disagi dovrebbero attenuarsi. E, chissà, magari anche gli antifascisti psicotici italiani si sentiranno un pochino meglio.
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».
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