Quando l'offerta aumenta, i prezzi calano. È quello che è successo al mondo delle baby sitter nel nostro Paese. La colpa, manco a dirlo, è tutta del Covid-19. La pandemia ha infatti creato due condizioni perfette per i clienti di questa professione. Molti italiani hanno perso il lavoro e, allo stesso tempo, molti bimbi sono rimasti a casa da scuola.
Quando l'offerta aumenta, i prezzi calano. È quello che è successo al mondo delle baby sitter nel nostro Paese. La colpa, manco a dirlo, è tutta del Covid-19. La pandemia ha infatti creato due condizioni perfette per i clienti di questa professione. Molti italiani hanno perso il lavoro e, allo stesso tempo, molti bimbi sono rimasti a casa da scuola. Così, in molti si sono reinventati baby sitter e l'offerta è aumentata facendo crollare le tariffe orarie. A dirlo è un'indagine di Yoopies, il portale che aiuta le persone a cercare assistenti domestici come baby-sitter, pet sitter, badanti e collaboratrici familiari. Il rapporto annuale di Yoopies sul costo del baby sitting nel nostro Paese mostra un considerevole aumento di profili alla ricerca di un impiego presso le famiglie (+7%), un'età media più avanzata (33 anni rispetto a 29 dello scorso anno) e un generale abbassamento delle tariffe nelle grandi città. Il portale Yoopies (attivo in tutta Italia e con 209.768 baby sitter registrate) ha registrato rispetto al rientro del 2019, un aumento di 9000 baby sitter alla ricerca attiva di un lavoro, part time o full time. Le evidenti conseguenze della crisi sanitaria ed economica, spiega una nota di Yoopies, «hanno portato moltissime persone (93% donne) ad offrirsi come tate, un'occupazione percepita come flessibile, di facile applicazione per guadagnare un po' di soldi e temporanea, nell'attesa di una ripresa economica e lavorativa più stabile».A favorire l'aumento dell'offerta nel settore ha giocato anche la percezione del grande bisogno delle famiglie di riprendere il lavoro con le scuole chiuse o aperte a singhiozzo (per probabili future quarantene). Come spiega lo studio condotto a fine agosto, il 56% dei nuclei familiari ha dichiarato che nessuno dei due genitori (o il genitore single) avrà la possibilità di rimanere a casa con i bambini. Così la scelta dei genitori si pone fra l'interruzione del lavoro di un genitore - sospensione, disoccupazione, aspettativa non retribuita - e il pagamento di una tata a tempo pieno.Se non altro, secondo lo studio, la media nazionale oraria per pagare qualcuno che stia con i bimbi è scesa a 7,75 euro per bimbo (-1.77% rispetto allo scorso anno). Le variazioni maggiori si riscontrano nelle grandi città: Roma (-3%), Milano (-5%), Firenze (-4%), Torino (-3%) e Bari (-2%). In questi grandi centri urbani la perdita del lavoro data dalla pandemia, gli affitti più costosi, la lontananza dalle famiglie di origine, spiegano l'aumento considerevole delle baby sitter iscritte sulla piattaforma e l'abbassamento del costo medio orario proposto per "battere la concorrenza". Del resto, il bonus baby sitter ha reso interessante per molti provare ad arrotondare accudendo bambini altrui e così la competizione si è fatta agguerrita (a colpi di ribassi). La relazione mostra come Valle d'Aosta (8,65 euro l'ora), Liguria (8,11) e Lombardia (8,10) rimangano le regioni con le tariffe più salate. Al contrario, Molise (7,17 euro l'ora), Calabria (7,01) e Basilicata (6,06) quelle meno care.Tra le città, le tariffe più basse sono quelle praticate al Sud (dove il costo della vita è minore) in centri come quelli di Lamezia Terme (7,53 euro l'ora), Taranto (7,45) e Vibo Valentia (7,59). In testa alla lista dei capoluoghi di provincia più cari, invece, si posizionano Reggio Emilia (8,58), Firenze (8,28) e Milano (8,26).Il Covid19 ha dunque avuto un grande impatto su questa professione, ritenuta spesso un ripiego ma in realtà di grande importanza per la società in cui viviamo. Per questo dal primo ottobre è previsto l'arrivo di un nuovo contratto per i collaboratori domestici (anche badanti e colf, quindi) che darà maggiori garanzie e qualcosa in più a fine mese. L'orario di lavoro resta lo stesso, fissato a 40 ore a settimana per gli assistenti familiari non conviventi e a 54 ore per i conviventi. Arriva però un nuovo inquadramento contrattuale basato su quattro livelli a seconda delle competenze e mansioni. Secondo l'accordo, è previsto un aumento mensile pari a 12 euro lordi al mese dal primo gennaio 2021 per la categoria base (badanti a tempo pieno di persone autosufficienti) mentre per i collaboratori che si occupano delle persone più fragili e vulnerabili in famiglia sono previste indennità integrative. Si tratta di coloro che si prendono cura dei bambini piccoli sotto i 6 anni e delle persone non autosufficienti: persone che riceveranno indennità aggiuntive alla retribuzione mensile tra i 100 e i 116 euro già a partire dal prossimo primo ottobre. In più, grazie a questi aumenti, la retribuzione minima partirà da 880 euro lordi al mese.
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