2025-01-29
Il Congo precipita nella guerra civile per il controllo delle materie prime
Scontri fra l’esercito e ribelli, sostenuti dal Ruanda, a Goma. A Kinshasa attaccate le ambasciate di Francia, Belgio e Stati Uniti. Morti per le strade. Fanno gola le miniere ricche di metalli vitali per le tecnologie green.Si fa catastrofica la situazione nella Repubblica democratica del Congo. Dopo aver ucciso la settimana scorsa il governatore della provincia orientale del Nord Kivu, con un’improvvisa offensiva i ribelli delle milizie del Movimento 23 marzo (M23) hanno attaccato domenica sera la capitale della provincia, Goma, città di 1 milione di abitanti che ospita quasi 1 milione di profughi. A pochi chilometri da lì, quasi sul confine con il Ruanda, nel febbraio 2021 morirono l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo, vittime di un agguato delle milizie irregolari che da decenni destabilizzano la regione.I ribelli dell’M23, spalleggiati da circa 4.000 soldati dell’esercito ruandese, si scontrano in queste ore con l’esercito della Rdc, sostenuto dai Caschi blu dell’Onu della missione Monusco (bengalesi), da raccogliticce milizie lealiste e da un drappello di soldati inviati dalla Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale. Dopo due giorni di combattimenti con artiglieria pesante e mortai, che hanno già fatto decine di vittime e centinaia di feriti, ieri i ribelli hanno preso il controllo dell’aeroporto e disarmato 1.200 soldati congolesi. Vi è stata inoltre un’evasione di massa dal carcere di Goma, dopo che un incendio ha distrutto la prigione che ospitava circa 3.000 detenuti. Vi sarebbero stati molti morti per la calca. Gli sfollati da Goma sarebbero già 400.000.Sempre ieri, dall’altra parte di un Paese grande otto volte l’Italia, nella capitale Kinshasa, centinaia di manifestanti hanno attaccato le ambasciate di Ruanda, Francia, Belgio, Stati Uniti, Kenya, Uganda e Sudafrica. I dimostranti hanno dato fuoco a pneumatici all’esterno dell’ambasciata americana. L’ambasciata francese è stata attaccata e un incendio è stato domato. L’ambasciata belga è stata vandalizzata e danni si segnalano anche alle altre ambasciate. Il governo del Kenya e quello francese hanno condannato i disordini. Una nota della Farnesina chiarisce che l’ambasciata italiana a Kinshasa non è stata oggetto di attacchi, mentre sono continui i contatti con i 15 italiani stanziati a Goma, in buona parte religiosi e cooperanti. Il giovane missionario laico vicentino Marco Rigoldi, che da anni gestisce un centro dove accoglie bambini di strada a Goma, è riuscito a fuggire in auto ed è giunto all’ambasciata italiana in Ruanda, a Kigali, con la moglie incinta. «Ci sono molti morti e molti feriti. Pregate ancora perché alcuni italiani sono rimasti a Goma, sotto il fuoco nemico. Noi, per ora, siamo salvi» ha scritto sul suo profilo social.Ma non è tutto. Il comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) ha affermato di considerare alto il rischio che si diffondano gli agenti patogeni conservati in un laboratorio biomedico di Goma, tra cui l’ebola. Un funzionario del Cicr ha lanciato l’allarme per la situazione nel laboratorio dell’Istituto nazionale per la ricerca biomedica di Goma.Un portavoce della Commissione europea, dopo aver stigmatizzato gli assalti alle ambasciate nella capitale, ha affermato: «Condanniamo fermamente la rinnovata offensiva dell’M23 sostenuto dalle Forze armate ruandesi. La continua avanzata dell’M23 è una violazione inaccettabile del cessate il fuoco concordato e aggrava ulteriormente la disastrosa crisi umanitaria nella Repubblica democratica del Congo orientale». Ieri sera si è tenuta un’altra riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu, dopo quella di domenica sera.Le regioni orientali del Paese sono destabilizzate da 30 anni, da quando il genocidio avvenuto in Ruanda tra hutu e tutsi provocò ondate di profughi e scatenò, oltre alla sete di vendetta, lo scontro per il controllo del territorio, ricchissimo di risorse naturali. Non solo nel Kivu vi è abbondanza delle 3 T (tantalio, tungsteno e tin, cioè stagno), assai usati nei cellulari, ma anche grandi quantità di cobalto, rame, oro e diamanti. Vi sono circa 2.000 miniere artigianali e illegali nell’area del Nord e Sud Kivu, che sfruttano il territorio esportando illegalmente in Ruanda e in Uganda, controllate da diversi gruppi armati. Il governo ruandese appoggia il più grande di questi, l’M23, di etnia tutsi, con il pretesto di difendere questa minoranza dalle milizie hutu che collaborano con l’esercito regolare. Ma le mire del presidente ruandese Paul Kagame sul ricco Kivu, sempre smentite, appaiono evidenti, mentre anche l’Uganda non nasconde le sue ambizioni sul territorio. L’M23 si è reso protagonista negli anni di massacri della popolazione civile, stupri, saccheggi dilaganti e una serie infinita di crimini. Poco più di un mese fa la Apple è stata denunciata dal governo della Rdc perché, secondo l’accusa, avrebbe contrabbandato attraverso le sue filiali francesi e belghe i materiali delle miniere illegali. Oltre al «riciclaggio di minerali provenienti da zone di conflitto», la denuncia presentata dal ministero della Giustizia accusa Apple di usare «pratiche commerciali fuorvianti per assicurare ai consumatori che le catene di fornitura sono pulite». L’azienda americana ha respinto le accuse affermando di avere cessato gli acquisti dalla Rdc e dal Ruanda dal giugno dell’anno scorso.Emmanuel Umpula, direttore esecutivo di African natural resources watch in una intervista il mese scorso ha denunciato il ruolo di Ruanda e Uganda nel commercio di minerali insanguinati. «L’estrazione illegale di materie prime nell’Est della Rdc è una delle ragioni per cui la guerra continua», ha detto, «È un sistema predatorio di persone che vogliono che il conflitto continui per poter saccheggiare le risorse minerarie». Umpula ha anche detto che spesso i commercianti portavano i minerali in paesi come la Cina.Pechino è presente in maniera massiccia nella Rdc, dove controlla legalmente alcuni giacimenti di rame e cobalto, e ha strettissimi legami con il Ruanda. Anche Russia e Turchia appoggiano il governo di Kigali con armi e personale. La lotta per il controllo delle ricchissime risorse del Paese è in corso da anni e ora questa escalation riporta l’attenzione sul lato oscuro dell’energia pulita e del digitale. Più che verde, la transizione occidentale è rossa di sangue.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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