2020-11-10
Chiude mezza Italia, non la Campania
Più passano i giorni e più diventano incomprensibili alcune scelte del governo. Come si fa infatti a lasciare in carica, dopo ciò che ha detto, il neo commissario alla sanità calabrese? Da quando è stato nominato in sostituzione dell'imbarazzante predecessore (il generale Saverio Cotticelli, cioè colui che ha ammesso in un'intervista di essere responsabile anti Covid a sua insaputa), sul web circola un filmato in cui Giuseppe Zuccatelli dichiara, testuale, che «le mascherine non servono a un c…» e che per contagiarsi «ci si deve baciare con la lingua in bocca per un quarto d'ora». Ora, noi comprendiamo che il neo plenipotenziario della Sanità calabrese sia uomo vicino al ministro Roberto Speranza. Anzi, ci è chiaro che essendo un esponente di Liberi e uguali, la minuscola componente di sinistra che sostiene il governo Conte e da cui dipende la vita dell'esecutivo, Zuccatelli non può essere sfrattato dalla sera alla mattina come una colf. Tuttavia, ci chiediamo: come si può affidare l'emergenza a un tizio che fino a ieri la negava, dichiarando inutili i dispositivi di protezione e improbabili i contagi a meno che non vi fossero incontri ravvicinati del primo tipo, ossia a letto? Anche un bambino capirebbe che il commissario deve essere in fretta commissariato e rispedito a casa, ma purtroppo ciò che risulta evidente a un minore, per un ministro non lo è. E siccome il governo si regge su un equilibrio precario, cioè sulla paura che una qualche tensione faccia crollare tutta l'impalcatura, provocando una crisi che si potrebbe risolvere con la fine della legislatura e lo scioglimento del Parlamento, ecco che perfino rimuovere uno Zuccatelli qualsiasi diventa una specie di mission impossible. Sì, la storia del commissario smascherato e del suo predecessore è incredibile e degna di una commedia all'italiana, se non fosse che siamo nel pieno di una tragedia. Non meno tragica e insieme ridicola è la questione delle zone rosse, gialle e arancione. Chiunque abbia cercato di capire quali siano i criteri che inducono a decretare la chiusura totale o parziale delle attività si è reso conto che i parametri sono ballerini, nel senso che nelle decisioni di costringere i negozianti ad abbassare la saracinesca non c'è nulla o quasi di scientifico, ma molto di politico. Ci sono zone dove il virus può circolare senza che ufficialmente sia dichiarato e questo consente alla Regione di tener aperti negozi e mercati, permettendo alla gente di andare al mare. E ci sono invece altre Regioni che, pur essendo disciplinate e rigorose, vengono penalizzate, con le persone costrette a giustificarsi per una passeggiata. Il caso più eclatante della disparità di trattamento è ovviamente quello della Campania, di cui nello scorso weekend abbiamo visto le immagini spensierate in spiaggia. Come è possibile che la Regione amministrata da Vincenzo De Luca sia considerata zona a basso rischio nonostante l'alto numero di contagiati quotidiani? La risposta l'ha fornita il presidente dell'Accademia dei Lincei, il professor Giorgio Parisi, il quale si è preso la briga di controllare i dati. Tutto sta in una parolina magica che si chiama Rt e che per gli esperti indica il tasso di contagiosità del virus in una determinata zona. Più è alto e più c'è da temere. Ma come si calcola l'Rt? Apparentemente dovrebbe essere facile, perché l'indice dovrebbe salire o scendere a seconda che siano aumentati o diminuiti i contagiati. Il problema è che non tutte le Regioni rilevano i positivi allo stesso modo: c'è chi lo fa sulla base dei tamponi eseguiti e chi invece si rifà a un calcolo ritenuto più affidabile e registra chiunque presenti una certa sintomatologia. E poi ci sono Regioni che comunicano i dati regolarmente, cioè da quando si presentano i primi sintomi, e altre che se la prendono comoda. La Campania è tra queste e per dimostrare quanto sia sottostimata la situazione della Regione amministrata da De Luca, il professor Parisi ha messo a confronto due grafici, ossia l'andamento nel Lazio e quello in Campania, da cui si vede chiaramente che in rapporto al numero di persone che accusano sintomi il tasso di positività al Covid nel Lazio è del 50 per cento, quello in Campania scende al 15. In pratica, spiega Parisi, la Regione guidata dal governatore con il lanciafiamme «almeno nell'80 per cento dei casi non passa all'Istituto superiore di Sanità le informazioni» necessarie.Si può dunque continuare a considerare zona gialla la Campania lasciando che i suoi abitanti vadano in spiaggia e a spasso nel weekend? Ovvio che no. Come per il caso del commissario senza maschera ci vorrebbe un governo in grado di prendere decisioni. O meglio: ci vorrebbe un governo. Punto.