2024-07-26
Il Colle muto con gli squadristi rossi ora parla di libertà d’informazione
Quando la violenza colpisce i cronisti che indagano sull’estremismo islamico o sul degrado delle città il capo dello Stato non si schiera con i giornalisti. E tace anche quando la sinistra leva agli altri il diritto di parola.Ci troviamo ancora una volta a concordare profondamente con quanto affermato da Sergio Mattarella a proposito del ruolo della libera stampa nelle democrazie. «Alla libertà di opinione si affianca la libertà di informazione, cioè di critica, di illustrazione di fatti e di realtà», ha ricordato mercoledì il presidente della Repubblica rivolto ai nostri autorevoli colleghi. «Si affianca, in democrazia, anche il diritto a essere informati, in maniera corretta. Informazione, cioè, come anticorpo contro le adulterazioni della realtà. Operare contro le adulterazioni della realtà costituisce una responsabilità, e un dovere, affidati anzitutto ai giornalisti». Nulla di più vero e pregnante. Una nazione non è libera se non sa dare spazio al dissenso, alla critica, alle opinioni difformi e meno allineate. Il presidente, tuttavia, non ha scandito un discorso generico: aveva in mente ben precise vicende di cronaca, in particolare lo scontro tra un gruppo di militanti di Casapound di Torino e un giornalista della Stampa che stava riprendendo un loro incontro. A questo riguardo, Mattarella ha notato che «si vanno, negli ultimi tempi, infittendo contestazioni, intimidazioni, quando non aggressioni, nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti. Ma l’informazione è esattamente questo. Come anche a Torino, nei giorni scorsi. Documentazione di quel che avviene, senza obbligo di sconti. Luce gettata su fatti sin lì trascurati. Raccolta di sensibilità e denunce della pubblica opinione. Canale di partecipazione e appello alle istituzioni. Per citare ancora una volta Tocqueville, «democrazia è il potere di un popolo informato».Secondo il presidente, «ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica. Garanzia di democrazia è, naturalmente, il pluralismo dell’informazione. A questo valore le istituzioni della Repubblica devono rivolgere la massima attenzione e sostegno». Di nuovo, non possiamo che condividere: ogni limitazione della libertà di stampa, informazione e pensiero è deleteria, dannosa, pericolosa. Le parole di Mattarella a riguardo sono quindi preziose, e perfino educative. Per questo ci dispiace sinceramente di non avergli sentito pronunciare più spesso, e in diverse occasioni, frasi simili. Purtroppo, in tanti frangenti in cui si sarebbe stato bisogno della sua voce, e in cui sarebbe stato salvifico udire saggi richiami, dal Quirinale non è giunto suono. Non sono pervenuti attestati di solidarietà ai colleghi e soprattutto alle colleghe di Fuori dal coro - Eugenia Fiore, Costanza Castiglioni, Letizia Modica - aggredite in servizio mentre documentavano l’intolleranza di qualche gruppetto islamico o il degrado di un campo rom. Si vede che non tutti i cronisti sono uguali e non tutte le testate giornalistiche lo sono. Il servizio sul campo nomadi è probabilmente ritenuto roba da populisti, razzisti, eccetera. L’ennesimo servizio sul fascismo di ritorno (che poi non ritorna mai) è invece opera di straordinaria originalità e coraggio, degna del Pulitzer. E può pure essere, per carità: ma un segno di interesse, anche minimo, talvolta lo si potrebbe concedere anche ad altro.Non ci risulta, inoltre, che dalla presidenza della Repubblica siano arrivati allarmi sulla tenuta democratica della nazione quando qualcuno, per lo più da sinistra, ha provato a impedire (spesso riuscendoci) presentazioni di libri, conferenze, festival, incontri e occasioni di dibattito di vario tipo. Silenzio pure sui politici che attaccavano, diffamavano e ringhiavano per intimidire: a patto, ovviamente, che sostenessero le idee prevalenti, quelle giuste. Il fatto è che da queste parti, negli ultimi anni, la libertà di critica e di informazione è stata ripetutamente avversata, ostacolata e limitata. Sono state proposte e (fortunatamente quasi) approvate leggi che miravano a zittire i dissenzienti, sono state create commissioni per segnalare e controllare i contestatori in nome della lotta all'odio, sono stati offesi e derisi e trattati da traditori della patria coloro che si opponevano a guerre e politiche autoritarie. E dal Colle? Nulla, se non tacita approvazione. Anzi, a dirla tutta dal Quirinale in più di una occasione sono piovuti inviti a non deviare dalla linea prestabilita, a non invocare la libertà per giustificare il rifiuto del vaccino o ad attenersi ai dogmi dell'ultima fede disponibile. Sono state avallate dal Colle anche quelle che - in tutta onestà e senza timore di smentite - si possono definire fake news, a partire dalla celebre intemerata di Mario Draghi «non ti vaccini, ti ammali, muori». Ripensando a tutti questi episodi avvenuti prima, durante e dopo la pandemia viene da condividere con ancora maggiore passione le parole di Mattarella secondo cui «ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica». Tocca vedere se anche Mattarella condivide sé stesso quando di mezzo non c’è il presunto fascismo.