2021-02-04
Il centrodestra prova a trovare la quadra. L’astensione è l’arma per rimanere uniti
Matteo Salvini: «Siamo realisti». Forza Italia orientata al sostegno. Giorgia Meloni chiede una linea comune, che però non può essere il sìAnche ieri ci sono state consultazioni serrate tra i leader del centrodestra. Diversamente dalle occasioni precedenti, però, non sono state diffuse note congiunte: situazione ancora troppo fluida. Dunque, da un lato, ciascuno a suo modo, Lega e Fratelli d'Italia ribadiscono la priorità del voto anticipato come via maestra. Dall'altro, un po' per razionale presa d'atto del fatto nuovo rappresentato dall'incarico a Mario Draghi e un po' per la consapevolezza di quanto sia forte il richiamo del possibile nuovo governo verso l'area centrale del centrodestra, si vagliano anche altri scenari. Intanto, il possibile trasloco all'opposizione dei grillini (o della gran parte di essi, perché il M5s è una polveriera) crea al Senato un'opportunità impensabile fino a poche ore fa: senza i 92 senatori pentastellati, l'apporto del centrodestra diverrebbe addirittura indispensabile. La somma dei cosiddetti «europeisti» messi insieme giorni fa per salvare Giuseppe Conte (10 seggi), dei renziani (18), del Pd (35), delle Autonomie (8), e anche di tutto il gruppo misto (22) fa solo 93, un numero lontanissimo da 161. Non basterebbero in aggiunta nemmeno i 52 di Fi, se decidessero di convergere per conto proprio. A questo punto, oggettivamente, se Lega (63), Fi (52) e Fdi (19) muovessero tutti insieme i loro 134 senatori, sarebbero totalmente padroni della situazione, potendo fissare non solo la data iniziale ma pure la data di scadenza di questa fase politica e della stessa legislatura. Certo, prima di fare valutazioni di questo tipo entrerebbero in gioco almeno due altri fattori. Primo: Draghi sarebbe disponibile a un'operazione temporalmente delimitata, concordata con il centrodestra, anche pensando a future prospettive quirinalizie? Nel breve statement di ieri dopo il colloquio con Sergio Mattarella, l'ex governatore Bce è sembrato non porsi limiti cronologici, e quindi almeno per il momento non ha dato segnali pubblici positivi al centrodestra in questo senso. Va peraltro fatto notare che, tra i Paesi che andranno al voto nel 2021, c'è anche la Germania, il 26 settembre: data che, se copiata anche in Italia, sarebbe perfettamente compatibile con uno scioglimento delle Camere a fine luglio, prima del semestre bianco. Dunque, l'opzione teoricamente più favorevole al centrodestra (incidere sul prossimo governo e ottenere le elezioni a breve) sarebbe assolutamente praticabile. E sarebbe dura per il Colle invocare l'argomento Covid, davanti a una scelta identica a quella della Germania. Secondo fattore: le caselle del governo. Draghi arriverà con un pacchetto chiuso e indigeribile per il centrodestra (addirittura, come qualcuno faceva maliziosamente circolare ieri, lasciando in campo alcuni ministri attuali, tipo Francesco Boccia, più un assortimento di tecnocrati) o è pronto a discutere sui nomi? È evidente che la prima ipotesi sarebbe un dito nell'occhio per il centrodestra. Ieri sul Corriere Matteo Salvini ha cominciato a porre il problema, che non è «il nome della persona» ma ciò che Draghi «vuole fare e con chi». Il leader leghista ha fissato alcune priorità contenutistiche (no tasse, sì flat tax, sì pace fiscale, no eliminazione di quota 100, sì sblocco cantieri, e ovviamente un piano salute e vaccinazioni), e ha evocato la necessità di un termine temporale («Vorrei festeggiare il primo maggio con un governo che lavora per cinque anni»). «Siamo realisti, sappiamo che il Paese ha bisogno di risposte immediate», ha sintetizzato il leader leghista.Nel corso della giornata, in tv, i capigruppo leghisti Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo hanno ribadito il messaggio: sì alle elezioni come prima opzione, ma valutazione attenta di ciò che Draghi dirà. Ecco Molinari a La7: «Noi che siamo un partito responsabile non diciamo no a prescindere. Se fosse un governo a tempo, per fare il Recovery plan e affrontare lo sblocco dei licenziamenti e poi avere la certezza che poi si fa a votare sarebbe una cosa. Bisogna capire cosa ci sarà sul tavolo». Silvio Berlusconi ha lasciato trapelare un laconico «Vedremo cosa ha da dirci...», riferito a Draghi, e realisticamente cercherà di contemperare il suo favor per l'ex governatore Bce con l'intenzione di non disarticolare la coalizione. A forzare ha provveduto Renato Brunetta, che ha chiesto una riunione di Fi, prefigurando comunque un sostegno azzurro, auspicando la convergenza di Lega e Fdi, ma anche essendo pronti a farne a meno: «Se non dovesse avvenire, nessun problema. Quando sostenemmo Monti la Lega non lo fece, e noi non ci siamo fatti grossi problemi quando Salvini fece il governo con i 5 stelle».Matteo Salvini ha espresso l'auspicio che alle consultazioni si vada insieme: «Questo è l'obiettivo, il centrodestra è sempre stato compatto e io lavoro per questo».Quanto a Giorgia Meloni, che parte da una posizione simmetricamente opposta a quella di Fi (no a governi tecnici) ma desidera ugualmente preservare l'unità del centrodestra, ieri ha lanciato una proposta che è già un passo avanti per Fdi: «Per noi l'unica strada restano le elezioni: ma per mantenere unito il centrodestra sono disposta a fare un passo intermedio concordando con tutta la coalizione una posizione di astensione». In mancanza di questa scelta, ognuno si muoverebbe per conto proprio. Più tardi, su Facebook, la Meloni è sembrata delimitare nettamente il perimetro della sua disponibilità: «Non c'è alcuna possibilità di una partecipazione o anche di un sostegno da parte di Fdi al governo Draghi. Gli italiani hanno il diritto di votare. Continuiamo a lavorare per tenere il centrodestra unito e portare gli italiani alle elezioni».
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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