2019-11-30
Il «caso salva Stati» nuova conferma: l’Ue ha un problema con la democrazia
L'opacità decisionale unita al dibattito allucinato. Vincenzo Amendola: «Campagna nazionalista».Ma se del nuovo Mes si sapeva tutto, come mai nessuno ne aveva parlato? L'esplosione del dibattito politico, con il suo carico di strumentalizzazioni, pone un problema che eccede il merito della riforma. Anche se il nuovo Meccanismo di stabilità fosse ottimo per l'Italia (e su questo i pareri sono, per così dire, difformi), infatti, siamo nella situazione in cui un ministro dell'Economia ha detto che il testo del Mes è «inemendabile» e il presidente del Consiglio ha affermato di non avere firmato nulla. Il problema è che hanno ragione entrambi.Il livello di trasparenza è tale che, nei lavori preparatori, ai tavoli dell'Eurogruppo e dell'Eurosummit, non si conoscono le posizioni dei singoli Paesi. Non ci sono votazioni registrate: da qui la difficoltà a capire chi abbia deciso cosa, e quando. Tanto che solo dalla lettera di Mario Centeno, presidente dell'Eurogruppo, si è appreso formalmente del lavoro pressoché ultimato sui documenti e del vastissimo consenso su di essi. È difficile pensare che passaggi così importanti, al netto delle divisioni politiche sulla loro interpretazione e sulla loro valutazione, coincidano con il «sogno» degli «Stati Uniti d'Europa» di cui spesso si sente parlare. La realtà è un processo decisionale in cui l'unico organo eletto - il Parlamento europeo - non tocca palla, e alle Camere nazionali arriverà prevedibilmente un testo a scatola chiusa, la cui traduzione è pronta da pochi giorni. Certo, il testo inglese della bozza era disponibile sul sito della Commissione, come spiegato dal ministro Roberto Gualtieri, ma è realistico pensare che un documento - comunque sotto forma di bozza - in lingua anche tecnica e complessa possa davvero costituire una base di riflessione e scelta da parte dell'Aula?Nell'intervista concessa ieri a Repubblica, il predecessore di Gualtieri, Giovanni Tria ha detto: «Immagino che i due vice fossero informati del buon risultato», confermando indirettamente di non aver parlato personalmente con Luigi Di Maio e Matteo Salvini della trattativa. Il problema del mandato parlamentare è in effetti plateale, anche perché alcuni Stati hanno preferito porre una riserva sul negoziato, preferendo portare i testi nelle rispettive Aule prima di approvarli.L'aspetto più impressionante della piega presa dal dibattito, invece, è che siamo già alla polarizzazione allucinata: «O con il Mes o contro l'euro», dice Renato Brunetta, e ogni spazio politico è già eroso. Il ministro degli Affari Ue, Vincenzo Amendola, ha detto che è in atto una «campagna nazionalista» che mina la «strada europeista». Curiosamente, ma non troppo, la Realpolitik da Pechino a Bruxelles domina anche i toni dell'Agensir, agenzia dei vescovi italiani, che ieri scandiva: «Il Mes è un argomento non popolare, forse pretestuoso per alzare lo scontro in vista delle elezioni regionali di gennaio», ma «è in gioco la credibilità del nuovo governo agli occhi europei». È un giochino al quale si presta il Quirinale, con il «gelo» fatto trapelare a fronte della richiesta di intervento del leader leghista. Fonti giornalistiche gli attribuiscono «rispetto per le prerogative parlamentari». Paradossale, se paragonato all'atteggiamento sul caso Savona, e considerando su questo tema è di ogni evidenza che il Parlamento sta iniziando adesso a capire di che si parla. Il metodo europeo ha un attrito con la democrazia che si fa difficilmente sostenibile, a prescindere dal Mes.
Luca Zaia intervistato ieri dal direttore della Verità e di Panorama Maurizio Belpietro (Cristian Castelnuovo)
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