
Nella capitale il cardinale Konrad Krajewski toglie i sigilli ai contatori dell'elettricità di un palazzo. Erano lì perché nessuno pagava 300.000 euro di luce. Il «Che Guevara della bolletta» è libero di aiutare i bisognosi, ma non a spese dei romani. Cioè di tutti.Una volta erano gli esponenti dei centri sociali a violare la legge, occupare gli stabili, allacciare abusivamente gli alloggi alla rete elettrica senza pagare la bolletta. Adesso invece ci pensa direttamente l'elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski che, incurante delle regole, l'altra sera ha deciso di ridare la luce a un edificio a cui l'Acea, ovvero l'azienda elettrica di Roma, l'aveva staccata a causa di una morosità accumulata negli anni. L'incredibile storia è avvenuta nella capitale, al numero 55 di via Santa Croce in Gerusalemme. Il palazzo, di proprietà di una banca, è occupato dal 2013, cioè da quando gli attivisti di Action, movimento di estrema sinistra che promuove il diritto a espropriare le case per destinarle a compagni e immigrati, ne presero possesso violando la proprietà privata. Da allora è diventato una specie di terra di nessuno, un simbolo, dove chiunque ne abbia avuto voglia si è ritagliato uno spazio, vale a dire un'abitazione o un luogo per farsi gli affari propri. Naturalmente tutto ciò a spese degli altri. In particolare a spese della banca, che si è ritrovata a non poter disporre di un proprio edificio, costretta comunque a pagare le tasse sull'immobile e le relative assicurazioni come se ne avesse pieno possesso. Anche i romani, però, ogni anno versano in qualche misura un obolo agli abusivi. Perché, pur non avendo alcuna responsabilità nell'occupazione dello stabile e addirittura ignorando l'esistenza di quella specie di centro sociale aperto nel cuore della capitale, ogni mese si trovano in bolletta i costi di chi non paga. Come qualsiasi azienda di servizi, l'Acea infatti ricarica gli insoluti sui clienti in regola, facendo saldare a chi rispetta la legge i debiti di chi non salda il conto. In sei anni, gli abusivi di via Santa Croce in Gerusalemme hanno accumulato un buco di 300.000 euro e dopo infiniti solleciti e un'ancor più infinita pazienza, l'azienda elettrica ha deciso di tagliare i fili, lasciando il drappello di scrocconi al buio.Per giorni quelli di Action si sono lamentati, quasi che anche la bolletta gratis debba essere un diritto a carico dello Stato. A spalleggiarli nell'ultima settimana hanno trovato vari compagni e soprattutto ogni genere di movimento di sinistra. Nessuno però poteva immaginare che alla fine i sostenitori dell'esproprio proletario della proprietà privata si sarebbero trovati al fianco l'elemosiniere del Papa. Con la scusa che nell'edificio occupato vi abitano numerosi bambini, il cardinale prima ha espresso la propria solidarietà agli abusivi e poi - secondo quanto riferiscono le agenzie di stampa - ha personalmente riattivato la fornitura di energia elettrica, rompendo i sigilli del contatore.Naturalmente monsignor Krajewski è libero di aiutare chi gli pare, se lo desidera anche chi non è in regola con la legge e pure chi si rifiuta di pagare un servizio pubblico. Ma se lo fa, lo deve fare di tasca propria. Invece il porporato, l'altra sera si è trasformato in benefattore a spese degli altri, ossia dei romani e, più indirettamente, perché poi i debiti di Roma li paghiamo tutti, anche degli italiani. Il cardinale, infatti, non ha fatto nulla di ciò che si fa quando si vuole aiutare qualcuno in difficoltà, ossia mettere mano al portafogli, ripagandone i debiti. No, l'illustre prelato ha semplicemente fatto ciò che fanno di solito gli attivisti dei centri sociali, ossia ha violato i sigilli, riattivando la corrente in barba alla decisione dell'Acea.Al di là del costo e della beffa all'azienda elettrica, il gesto ha ovviamente una valenza politica e dimostrativa, in quanto, pur non essendo il Papa, l'elemosiniere risponde al Pontefice e dunque è come se sull'occupazione dello stabile fosse scesa la benedizione papale. Se per i cattolici la parola del Santo Padre traccia la via, il gesto del porporato vicino a Francesco la traduce in pratica, dando un esempio a coloro i quali si riconoscono nella Chiesa. Se un cardinale sta dalla parte di chi vìola la legge, occupare uno stabile, allacciarsi abusivamente alla rete elettrica e far pagare ad altri il proprio abuso, diventa dunque un peccato lieve, che non vale neppure la pena di confessare.Naturalmente noi non contestiamo il diritto di Krajewski di stare dalla parte delle persone che ritiene più deboli. Ma, come abbiamo avuto modo di spiegare qualche giorno fa a seguito dell'udienza che il Papa ha concesso alla comunità rom, deve farlo a spese sue e non nostre. La questione è semplice: vuoi aiutare chi ha preso possesso illegalmente di una casa? Sei libero di farlo, ma a patto che tu ti faccia carico dell'affitto, pagando il conto ai legittimi proprietari. Se avesse voluto rispettare la legge e soprattutto la dignità delle molte persone che soffrono e però pagano i propri conti, l'elemosiniere del Papa aveva una straordinaria possibilità: mettere a disposizione degli occupanti uno dei molti palazzi della Santa Sede, liberando la proprietà di via Santa Croce in Gerusalemme dall'occupazione illegittima. Ma forse, anche senza arrivare a tanto, il cardinale poteva almeno mettere mano al portafogli e saldare il debito con l'Acea, in modo che la luce venisse riattivata a spese sue. Invece il monsignore ha preferito infrangere le regole, ergendosi a Che Guevara della bolletta. Il guerrigliero argentino però aveva a che fare con il regime di Fulgencio Batista e non con quello di Giuseppe Conte o Virginia Raggi. Insomma, è facile fare lo Zapatero in tonaca se non si rischia niente. Anzi, più che facile è gratis. Perché alla fine paga sempre Pantalone. Di certo non monsignore. Elemosiniere sì, ma con i soldi degli altri.
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Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.