
Nella partita dei diritti tv, un audio rubato getta nel caos la Lega di Serie A. L'ad Luigi De Siervo vuole silenziare la canea: «Nessuna censura, è la linea internazionale. Sono veleni per avere le mani libere con le televisioni». Ricordate cosa accadde al termine del match di Champions league Juventus-Manchester United a Torino il 7 novembre 2018? Bersagliato dai tifosi bianconeri, José Mourinho - forte della vittoria per 2 a 1 - reagì ai cori insultanti mettendo la mano all'orecchio, come a dire provocatoriamente: «Che stavate dicendo? Non vi sento più, come mai?». Il contagio fu rapido: Carlo Ancelotti ripetè il gesto in una conferenza stampa, altrettanto fecero in diretta tv due bambini (quelli davanti ai calciatori al momento dell'inno della serie A) prima dell'incontro Genoa-Napoli.Ecco, con l'iniziativa partorita da Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega serie A, una performance come quella di Mou rischierebbe di risultare incomprensibile. O meglio: sarebbe degna di Buster Keaton, genio del cinema muto.Perché sarebbe una reazione al nulla: al vuoto pneumatico, all'assenza di suoni, al silenzio di una quiete cimiteriale.Spieghiamo. Ieri è stato diffuso un file audio (proditoriamente, certo: ma ormai nella soap opera di Coni, Lega e Federcalcio, si ha l'impressione si sia arrivati ai materassi, per dirla con Il Padrino: la guerra di tutti contro tutti, sullo sfondo - lo si tenga ben presente, perché la «ciccia» è tutta lì - della ricca partita dei diritti tv) di una manciata di secondi.In esso si sente De Siervo tranquillizzare il presidente del Milan, Paolo Scaroni, sconcertato dal fatto che la vicenda dei buu razzisti negli italici stadi fosse approdata sulla prima pagina del New York Times: «Ho chiesto ai nostri registi di spengere (testuale, alla toscana) i microfoni verso la curva». Dopo una premessa che è la classica buccia di banana: «Paolo, ti faccio una confessione, ma non la mettiamo a verbale».Avvertenza inutile: qualcuno - tra i presenti del consiglio di Lega del 23 settembre scorso: oltre a De Siervo e Scaroni, il presidente della Lega (poi dimessosi) Gaetano Micciché, Luca Percassi dell'Atalanta, Alessandro Antonello dell'Inter, Stefano Campoccia dell'Udinese, il segretario verbalizzante Ruggero Stincardini - ha pensato bene di registrare il tutto con un telefonino. E di renderlo pubblico (a due mesi di distanza...). Risultato? Scenderà in campo nuovamente, e per più titoli, la Procura federale.Prima di occuparci del cui prodest?, e delle dichiarazioni di De Siervo, che ha confermato la veridicità dell'audio preannunciando querele, per scherzarci su possiamo domandarci: come mai non ci si era arrivati prima? Fino a oggi le manipolazioni hanno riguardato le immagini.Le foto, come il celebre scatto da cui Josif Stalin fece sparire Lev Trockij alle spalle di Lenin, per delegittimarlo prima di ordinarne l'omicidio. Oppure video, con i taroccamenti dei Tg sulle presenze a comizi e manifestazioni su cui Striscia la Notizia ha inzuppato il biscotto: la sala è deserta, la piazza è vuota? Si fa il copia&incolla con le folle di altri eventi, e via, problema risolto.Con il protocollo De Siervo siamo all'estensione audio del principio «abbassiamo i toni», invocato in genere nei momenti più accessi della polemica politica. «Noi produciamo uno spettacolo e lo valorizziamo, la linea è evitare di indugiare sui brutti episodi che capitano ogni domenica per raccontare al meglio la bellezza del calcio» è la difesa di De Siervo. Che a La Verità spiega: «Nessuna volontà di censura. È un intervento tecnico, in sintonia con norme precise anche a livello internazionale. Abbiamo “squalificato" per due giornate il regista che a Cagliari aveva indugiato per 40 secondi, durante un controllo Var, sulla curva dei tifosi rossoblù. Così come abbiamo fermato un altro regista che aveva inquadrato per troppo tempo un omaggio dei tifosi interisti a Diabolik (Fabrizio Piscitelli, capo storico degli ultrà laziali, con cui i tifosi nerazzurri sono gemellati, assassinato lo scorso agosto per motivi ancora da chiarire, ndr)«. Estremizzando questo ragionamento, tuttavia, c'è da chiedersi cosa sarebbe successo il 3 maggio 2014 quando Gennaro De Tommaso, più noto come Genny 'a carogna (poi condannato a 18 anni per traffico di droga, è diventato collaboratore di giustizia), con la tribuna d'onore traboccante di autorità, bloccò l'inizio della finale di Coppa Italia, Napoli-Fiorentina, segnata dal grave ferimento a colpi di pistola di Ciro Esposito che morirà 53 giorni dopo in ospedale. Cosa «non» avrebbero visto i telespettatori? Cosa «non» avrebbero sentito? E poi: cosa avrebbe capito il pubblico da casa davanti al pallone scagliato in tribuna da Mario Balotelli a Verona? E ancora: ma se il problema è l'audio, perché non sostituire quello reale con uno «campionato» per il campionato, da sovrapporre da studio durante la diretta?Fin qui, il bonario perculamento. Poi ci sono però altri interrogativi, più seri.Perché, se la cosa è pacifica, De Siervo chiede che la sua confessione non venga messa a verbale? E ancora: tale richiesta, «girate i microfoni direzionali», è stata condivisa da altri, o è sua personale?Di più: ci si rende conto che tale imbellettamento della realtà non consente un'opportuna presa di coscienza da parte dell'opinione pubblica di un fenomeno che, per quanto sia valutato come circoscritto, fa pur sempre parte del grande circo del pallone?E infine, al netto del merito della vicenda: mentre la Procura federale stava indagando sulle modalità di elezione di Miccichè a presidente della Lega, è stato diffuso un file audio della riunione finita sotto inchiesta (e che ha portato alle dimissioni dello stesso Miccichè), anche quello registrato non si è capito bene da chi. Ora ne è stato scodellato direttamente in pubblico un altro. Sarebbe opportuno scoprire da quale «manina». In soldoni: chi aveva interesse a «mascariare» (in siciliano: sporcare con il carbone; per estensione: schizzare di fango) così De Siervo? Sul «chi» De Siervo non si sbilancia, ma sul «perché» è tranchant: «Si vogliono abbattere i vertici della serie A per avere le mani libere sull'assegnazione dei diritti tv».
Mario Venditti (Ansa)
Dopo lo scoop di «Panorama», per l’ex procuratore di Pavia è normale annunciare al gip la stesura di «misure coercitive», poi sparite con l’istanza di archiviazione. Giovanni Bombardieri, Raffaele Cantone, Nicola Gratteri e Antonio Rinaudo lo sconfessano.
L’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, è inciampato nei ricordi. Infatti, non corrisponde al vero quanto da lui affermato a proposito di quella che appare come un’inversione a «u» sulla posizione di Andrea Sempio, per cui aveva prima annunciato «misure coercitive» e, subito dopo, aveva chiesto l’archiviazione. Ieri, l’ex magistrato ha definito una prassi scrivere in un’istanza di ritardato deposito delle intercettazioni (in questo caso, quelle che riguardavano Andrea Sempio e famiglia) che la motivazione alla base della richiesta sia il fatto che «devono essere ancora completate le richieste di misura coercitiva». Ma non è così. Anche perché, nel caso di specie, ci troviamo di fronte a un annuncio al giudice per le indagini preliminari di arresti imminenti che non arriveranno mai.
Alessia Pifferi (Ansa)
Cancellata l’aggravante dei futili motivi e concesse le attenuanti generiche ad Alessia Pifferi: condanna ridotta a soli 24 anni.
L’ergastolo? È passato di moda. Anche se una madre lascia morire di stenti la sua bambina di un anno e mezzo per andare a divertirsi. Lo ha gridato alla lettura della sentenza d’appello Viviana Pifferi, la prima accusatrice della sorella, Alessia Pifferi, che ieri ha schivato il carcere a vita. Di certo l’afflizione più grave, e che non l’abbandonerà finché campa, per Alessia Pifferi è se si è resa conto di quello che ha fatto: ha abbandonato la figlia di 18 mesi - a vederla nelle foto pare una bambola e il pensiero di ciò che le ha fatto la madre diventa insostenibile - lasciandola morire di fame e di sete straziata dalle piaghe del pannolino. Nel corso dei due processi - in quello di primo grado che si è svolto un anno fa la donna era stata condannata al carcere a vita - si è appurato che la bambina ha cercato di mangiare il pannolino prima di spirare.
Toga (iStock). Nel riquadro, Roberto Crepaldi
La toga progressista: «Voterò no, ma sono in disaccordo con il Comitato e i suoi slogan. Separare le carriere non mi scandalizza. Il rischio sono i pubblici ministeri fuori controllo. Serviva un Csm diviso in due sezioni».
È un giudice, lo anticipiamo ai lettori, contrario alla riforma della giustizia approvata definitivamente dal Parlamento e voluta dal governo, ma lo è per motivi diametralmente opposti rispetto ai numerosi pm che in questo periodo stanno gridando al golpe. Roberto Crepaldi ritiene, infatti, che l’unico rischio della legge sia quello di dare troppo potere ai pubblici ministeri.
Magistrato dal 2014 (è nato nel 1985), è giudice per le indagini preliminari a Milano dal 2019. Professore a contratto all’Università degli studi di Milano e docente in numerosi master, è stato componente della Giunta di Milano dell’Associazione nazionale magistrati dal 2023 al 2025, dove è stato eletto come indipendente nella lista delle toghe progressiste di Area.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.






