2019-02-13
Il Bullo vuole uscire dall’ombra ammorbandoci con il nono libro
Domani arriva «Un'altra strada», saggio che in realtà è fantascienza: Matteo Renzi elenca i suoi successi, tra i quali essersi fatto obbedire da Vladimir Putin. Ma la vetta massima la raggiunge quando nega di rosicare.Si chiama Un'altra strada. Idee per l'Italia di domani e chi lo sa dove porta: certo non a Palazzo Chigi, dove Matteo Renzi, che fu Rottamatore prima e rottamato poi, non metterà mai più piede. Il nuovo libro dell'ex sindaco di Firenze esce domani, giorno di San Valentino, e l'autore, sapientemente, ne ha distribuito alcuni stralci a diversi giornali. È la nona fatica letteraria di questo giovane scrivano fiorentino che, a leggere qualche passaggio del manoscritto, si sente tuttavia già vecchio: il destino, anzi il voto degli italiani, ha spazzato via il suo sogno di scrivere pagine di storia, e così Matteo si accontenta di scrivere pagine di spietata autoanalisi. «A 44 anni», confessa Renzi, «sono già un ex. Ex di molte cose. Ho un curriculum fitto di incarichi inattesi, inimmaginabili anche nei sogni più belli di un giovane liceale fiorentino». Intimista, esistenzialista, Renzi mette subito in chiaro le cose: Un'altra strada è un libro destinato a riportare in primo piano quella gentilezza d'animo che tanti suoi biografi (gufi e rosiconi) non hanno saputo o voluto cogliere. «La narrazione di osservatori e analisti», si duole Matteo, «che poco o nulla sanno di me, delle mie emozioni, dei miei sentimenti, vorrebbe confinarmi nell'angolo del rancore. Talvolta mi sento quasi in imbarazzo per essere totalmente diverso da come mi dipingono e mi verrebbe da chiedere: rancore per cosa?». Pensavo fosse rancore, invece era un calesse? No: invece era gioia, la gioia di aver donato più di quanto ricevuto. La felicità dei generosi. «Rancore», chiede e si chiede l'ex premier, «per cosa? Per aver vissuto una delle esperienze politiche più innovative della storia italiana? Per aver messo la faccia sulla riforma del terzo settore o del lavoro? Per aver scritto nuove pagine lungo il cammino di questo Paese verso i diritti, non solo diritti civili?». Il lettore è sconvolto, trafitto da cotanta ingiustizia. Il libro, già dalle prime pagine, lascia intravedere la contaminazione dei generi che racchiude, come uno scrigno incantato: autobiografia, politica, cronaca, e sprazzi di pura fantascienza: «Rancore per cosa? Per aver preso l'Italia in crisi economica», vaneggia Renzi, «averla avviata di nuovo alla crescita e poi assistere all'opera di chi, non appena arrivato al governo, ha subito ingranato la retromarcia riportandoci in recessione?». Il lettore è tramortito, confuso: come abbiamo potuto, si chiede commosso, due anni fa, mandare a casa questo eroe italiano, votando in massa contro la sua riforma costituzionale? Come abbiamo (ri)potuto, appena un anno fa, calpestarne di nuovo l'animo gentile, condannando il Pd da lui guidato alla più tremenda batosta della sua storia? Vorremmo avere, noi lettori, un'urna elettorale a portata di mano, subito, per poter votare Renzi, per poter rimediare ai nostri errori. Ma un pensiero ci risolleva: avendo molto più tempo libero, ora Matteo potrà scrivere, scrivere, scrivere! Il sole dell'ottimismo torna a riscaldarci, un raggio fa capolino pure dalla presentazione di Un'altra strada: «Sono ottimista», proclama Renzi,«perché credo nell'Italia. Sono ottimista perché la politica vincerà sul populismo. La cultura vincerà sull'ignoranza. La verità vincerà sulle fake news. L'Europa vincerà sul nazionalismo. Il lavoro vincerà sull'assistenzialismo. E alla fine il futuro avrà la meglio sulla paura. Non sono», avverte Renzi, «temi messi lì a caso, né slogan vuoti: sono i capitoli del libro». Il lettore è in estasi mistica: sente gli echi manzoniani, intravede Renzi e Lucia, tra i Boschi, che conducono per mano gli italiani verso un nuovo inizio. Il libro poi diventa anche un thriller, ci conduce al Cremlino. Il New York Times, al quale pure è stata recapitata una copia in anteprima, racconta che il 29 ottobre 2016, in piena campagna referendaria, Renzi si accorge che Russia Today, una rete televisiva russa considerata molto vicina al governo di Mosca, ha sbagliato a presentare una notizia: una manifestazione a sostegno di Matteo è stata «lanciata» come iniziativa degli oppositori. Il ritmo della narrazione diventa serrato, incalzante. Renzi, furibondo, telefona a Vladimir Putin: «Ti sembra ragionevole», dice all'amico Vlad, «che Russia Today si metta a lanciare titoli falsi? Perché hanno riportato la notizia di proteste contro di me, se quella piazza è piena della mia gente, che difende la nostra riforma?». Putin resta di sasso. «Matteo», si schernisce lo zar, «sai che non dipende da me cosa fanno i giornalisti. Vedo cosa posso fare per aiutarti». Due ore dopo, secondo il racconto dell'allora premier, Russia Today corregge il titolo. Pagine indimenticabili, che inchiodano il lettore alla poltrona. Inchiodato alla poltrona (da senatore) è al momento anche Renzi, il re degli ex, che ha comunicato le prime date del tour dal vivo, le città dove presenterà il suo nuovo album (pardon, libro): domani doppio appuntamento a Roma, poi Bologna, Venezia, Verona, Bergamo, Milano, Torino. Domenica imperdibile duetto in tv con Fabio Fazio. I soliti malpensanti sussurrano che in realtà Renzi proverà ad utilizzare la promozione del nuovo libro per restare sotto la luce dei riflettori, in attesa del lancio del suo nuovo partito. Noi non ci crediamo. Noi siamo certi che Matteo vuole solo riscuotere tra i lettori quel successo che gli hanno negato gli elettori. Senza rancore.
«Ci sono forze che cercano di dividerci, di ridefinire la nostra storia e di distruggere le nostre tradizioni condivise. La chiamano la cultura woke». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un video messaggio al gala 50esimo anniversario della National Italian American Foundation a Washington. "È un tentativo di cancellare la storia fondamentale degli italoamericani e di negare il loro posto speciale in questa nazione. Non glielo permetteremo. Il Columbus Day è qui per restare», ha aggiunto il presidente del Consiglio ringraziando Donald Trump per aver ripristinato quest'anno la celebrazione.
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L'amministratore delegato e direttore generale di Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma premiato a Washington
L’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane ha ricevuto il Premio Dea Roma della National Italian American Foundation per il contributo alla modernizzazione delle infrastrutture di trasporto e alla crescita sostenibile del Paese.
La NIAF (National Italian American Foundation) ha conferito a Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo FS Italiane, il Premio NIAF Dea Roma come leader nell’eccellenza ingegneristica per la crescita nazionale e l’infrastruttura sostenibile.
La cerimonia si è svolta sabato 18 ottobre 2025 durante il Gala del 50° Anniversario della NIAF, all’Hotel Washington Hilton di Washington D.C. negli Stati Uniti d’America. Il riconoscimento è stato assegnato per evidenziare il ruolo cruciale svolto da Donnarumma nella trasformazione e modernizzazione delle infrastrutture di trasporto italiane, con un forte impegno verso la sostenibilità e l’innovazione.
«È un vero onore ricevere questo premio che ho il piacere di dedicare a tutti gli italiani che creano valore sia nel nostro Paese che all’estero e diffondono principi volti a generare competenze specifiche nell’ambito dell’ingegneria, della tecnologia e dell’innovazione. Nel Gruppo FS Italiane abbiamo avviato quest’anno un Piano Strategico da 100 miliardi di euro di investimenti che rappresenta un motore fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese». ha dichiarato Stefano Antonio Donnarumma.
Sotto la guida di Donnarumma, il Gruppo FS sta promuovendo importanti progressi nello sviluppo di linee ferroviarie ad Alta Velocità e nelle soluzioni di mobilità sostenibile, contribuendo a collegare le comunità italiane e a supportare gli obiettivi ambientali nazionali. Il Piano Strategico 2025-2029 include diversi interventi per migliorare la qualità del servizio ferroviario, costruire nuove linee ad alta velocità e dotare la rete del sistema ERTMS per garantire maggiore unione fra le diversi reti ferroviarie europee. Più di 60 miliardi è il valore degli investimenti destinati all'infrastruttura ferroviaria, con l'obiettivo di diventare leader nella mobilità e migliorare l’esperienza di viaggio. Questo comprende l’attivazione di nuove linee ad alta velocità per collegare aree non ancora servite, con l'obiettivo di aumentare del 30% le persone raggiunte dal sistema Alta Velocità. Sul fronte della sostenibilità, inoltre, il Gruppo FS - primo consumatore di energia elettrica del Paese con circa il 2% della domanda nazionale – si pone l’obiettivo di decarbonizzare i consumi energetici attraverso la produzione da fonti rinnovabili e l’installazione di oltre 1 GW di capacità rinnovabile entro il 2029, pari al 19% di tutti i consumi del Gruppo FS, e di circa 2 GW entro il 2034. Fondamentale è anche il presidio internazionale, con una previsione di crescita del volume passeggeri pari al 40%.
Il Gruppo FS ha infatti inserito lo sviluppo internazionale tra le sue priorità, destinando una quota significativa degli investimenti al rafforzamento della propria presenza oltre confine. L’obiettivo è consolidare il posizionamento del Gruppo in Europa, ormai percepita come un’estensione naturale del mercato domestico, e promuovere una rete ferroviaria sempre più integrata e in linea con i principi della mobilità sostenibile.
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