2020-01-18
Il Bullo dimezzato ora fa la corte alla Bonino
Per non essere spazzato via, Matteo Renzi deve elemosinare un accordo con +Europa e Azione di Carlo Calenda. Un'unione contro natura che l'ex Rottamatore chiama «Federazione del buon senso». Anche se gli altri due leader lo hanno riempito di insulti.Dal colpo vincente al sondaggio perdente. Da king maker a ramazzavoti. Da burattinaio a burattino. O, peggio, a Emma Bonino. Povero Matteo Renzi, che rapido declino ha avuto la sua seconda vita da genio della politica. Ricordate? S'era risvegliato in piena estate ed era rientrato nei giochi di palazzo, da cui era stato emarginato per volontà degli italiani, con una mossa spregiudicata e efficace. Sfruttando la crisi del governo gialloblù, aveva fatto da ostetrico al parto del Conte II, trascinando il Pd nella giravolta della vergogna, per poi mollarlo secco e fondare il suo nuovo partito. Erano i giorni radiosi in cui cavalcava l'onda del successo. Nulla gli sembrava precluso. Davanti a lui si prefiguravano osanna e peana, successi e trionfi, bottini di voti e di onori. Chi l'avrebbe detto che il 18 gennaio 2020 sarebbe stato qui, a inseguire Carlo Calenda ed Emma Bonino per mettere su con loro la «Federazione del buon senso», altresì detta coalizione dei lillipuziani disperati? «L'insuccesso gli ha dato alla testa», ha commentato Nicola Zingaretti. E in effetti i sondaggi sembrano confermare. Nonostante le ripetute apparizioni in tv, nonostante i proclami, i titoli di giornale, i tweet, i post, i Marattin e i Nobili in pianta stabile nei talk show, nonostante le bandierine e le grane piantate sulla strada del governo, nonostante l'atteggiamento più da opposizione che da maggioranza (l'altro giorno il coordinatore Ettore Rosato a Un giorno da pecora se l'è pure lasciato scappare: «Italia viva è all'opposizione». Lapsus?), nonostante tutto questo, dicevamo, i sondaggi non ne vogliono sapere di andar su. Manco il Viagra riuscirebbe a farli alzare. Quota 5 per cento resta lontana ed è uno smacco non da poco per uno che qualche mese fa sembrava in procinto di conquistare tutto. L'Italia è viva, il renzismo assai meno: il nuovo partito che doveva tirare forte, tira poco o nulla. A parte, forse, le cuoia. Secondo le simulazioni di Youtrend, se si votasse oggi con il Germanicum, il partito di Renzi riuscirebbe ad avere solo cinque deputati e un senatore. Ovviamente sono numeri che fanno tremare i polsi a chi ha abbandonato il Pd per seguire l'ex Rottamatore. Ed è perciò che quest'ultimo ha cominciato ad alzare i toni alla disperata. Qualsiasi cosa dica il governo (di cui fa parte) lui dice l'opposto. Prescrizione? Non va bene. Autostrade? Si oppone. Alitalia? Bofonchia. Tasse? Non ci siamo. Quando poi parla il segretario del Pd, partito suo alleato, Matteuccio proprio non ci vede più. Il candidato in Puglia? Non funziona. Quello in Calabria? Da ripensare. Il ritiro in convento? Perplessità. La linea politica? Fallimentare. «Vanno a rimorchio dei 5 stelle», accusa. E in parte potrebbe pure aver ragione. Ma l'impressione è che se anche Zingaretti dicesse «viva la pastasciutta», Renzi troverebbe il modo di dissociarsi: «Fa ingrassare. E poi quella del Pd è sicuramente scotta». Il risultato è che l'ex king maker ormai viene trattato come quegli anziani del bar sport che brontolano sempre su tutto, per partito preso. «Cosa c'è che non va oggi, Gino?». «Fa troppo caldo». «Ma ieri ti lamentavi che faceva troppo freddo». «E poi lo spritz non è buono». «Ma se non l'hai ordinato». «Me l'hanno detto quelli che l'hanno ordinato». «E tu cosa vuoi?». «Un caffè ma non mi piace». «Ma se non te l'ho ancora dato…». Ecco, a forza di brontolare su tutto il Gino di turno, non lo sta a sentire più nessuno. Proprio come Renzi. Il governo infatti tira dritto per la sua strada, scacciando le critiche di Italia (si fa per dire) viva come si scacciano le zanzare nelle sere d'estate. E così il leader che sembrava destinato a dominare la scena politica di questo periodo riesce a malapena a dominare il suo ombelico. Sempre che non sia riuscito, nel frattempo, a litigare pure con quest'ultimo. Ora è evidente che c'è un problema: voleva riconquistare l'Italia, ma farlo con le sue sole forze (ferme per altro al 4 per cento e poco più) è impossibile. E quindi? State tranquilli: dialogando con il suo ombelico (sotto le mentite spoglie dell'intervistatrice di fiducia, Maria Teresa Meli) Renzi ci fa sapere infatti che «non si sente solo». Con lui c'è «la federazione del buon senso». E lo sapete chi ci sarebbe in questa Federazione del buon senso? Azione di Carlo Calenda e +Europa di Emma Bonino. Cioè l'uomo che l'ha definito (fra l'altro) «incoerente, ridicolo, senza vergogna, furbetto di quartiere» e che lui ha definito (fra l'altro) «sciacallo da talk». E la donna che l'ha accusato aver barattato l'ingresso dei migranti con la flessibilità europea e che si vantava in tv di «averlo visto due volte in vita mia». Due forze politiche, per altro, che a prima vista hanno capacità di attrarre voti più o meno come l'aglio attira i vampiri. O un ministro grillino i congiuntivi. Ed è bello però immaginarli insieme, tutti e tre, Calendulo senza pace, Emma senza voti e Matteo senza corona, che organizzano il convegno con tutti i loro seguaci negli ampi spazi dell'ascensore condominiale, raccontandosi l'un l'altro cose fantastiche: «Io stavo per salvare l'Ilva» (Carlo). «Io stavo per salvare l'Italia» (Matteo). «Io stavo per salvare il mondo» (Emma). Ce li immaginiamo, presi dall'entusiasmo, lanciarsi verso le nuove sfide sotto gli occhi attenti e affettuosi degli infermieri («Io salverò l'Ilva», «Io salverò l'Italia», «Io salverò il mondo»), mentre propongono l'un altro candidati fortissimi («Garibaldi?». «Va bene». «E Napoleone?». «Ma no, Napoleone sono io») e progetti rivoluzionari, sicuri di raggiungere risultati straordinari. A cominciare dalle prossime elezioni. «La Federazione del buon senso prenderebbe il 10 per cento». Nota per gli infermieri: quest'ultima frase è vera. L'ha detta Renzi. A proposito di buon senso.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?