2020-05-20
Il Bullo approfitterà della mozione per strappare qualche poltrona
Matteo Renzi (Nicolò Camp::LightRocket via Getty Images)
Graziano Delrio: «Se Italia viva la vota, è crisi di governo». Il partito punta a guidare due commissioni.«Ciao presidente». «Ciao Maria Elena». Sono le 16.50 di ieri, quando Maria Elena Boschi si presenta a Palazzo Chigi, dove la attende, senza eccessivo entusiasmo, Giuseppe Conte. L'incontro tra i due non viene confermato ufficialmente, ma nemmeno smentito, e del resto che la Boschi si sia accontentata di parlare con il capo di gabinetto di Palazzo Chigi, Alessandro Goracci, sembra assai difficile. La Boschi consegna il fogliettino con la lista della spesa, ovvero dei posti che Italia viva chiede per non votare, questa mattina in Senato, la sfiducia al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Due le mozioni presentate contro Bonafede: una del centrodestra, l'altra di Emma Bonino e Azione di Carlo Calenda (rappresentato in Senato da Matteo Richetti) sottoscritta anche da più di 30 senatori di Forza Italia. Ago della bilancia, ancora una volta, Matteo Renzi, che non vede l'ora di mandare a casa Giuseppi, e che in subordine gode, ma tanto, a farlo tremare ogni volta che può. Neanche il tempo di incassare la megasanatoria degli immigrati, ed ecco che il ministro dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, la cui sceneggiata con tanto di lacrime in conferenza stampa è già leggenda per i cultori del genere, in mattinata è tornata a minacciare: «Ascolteremo Bonafede. È evidente a tutti», ha detto la Bellanova ad Agorà, su Rai 3, «che noi abbiamo posizioni diverse e il giustizialismo non lo condividiamo. Nel mio gruppo ci sono molte spinte per sostenere le mozioni di sfiducia a partire da quella presentata da Bonino. Domani (oggi, ndr) ascolteremo Bonafede e decideremo sulla base di quello che dice».Ascolteremo e decideremo: evidentemente nulla c'entrano le dichiarazioni di Bonafede in Aula, ma piuttosto quello che vogliono ascoltare, quelli di Italia viva, è cosa risponderà Conte alle richieste recapitate dalla Boschi. Che consistono in posti, posti, posti. La prima richiesta, che in politica è sempre irricevibile, ma che serve a intavolare la trattativa, è che al posto di Bonafede, al ministero della Giustizia, vada proprio la Boschi. Ipotesi suggestiva, ma impraticabile, e quindi si passa al sodo. Due presidenze di commissione per Italia viva alla Camera: gli Affari costituzionali, attualmente presieduti da Giuseppe Brescia, grillino di osservanza fichiana, per la stessa Boschi; il Bilancio, dove ancora resiste il leghista Claudio Borghi, a Pier Luigi Marattin. A fine giugno, allo scoccare della metà legislatura, le presidenze delle commissioni andranno rinnovate, e Italia viva punta su due caselle molto importanti, ma l'appetito vien mangiando, ed ecco che arriva il colpo a sorpresa: «ma al Viminale non è il momento di mettere un politico?».Il Viminale, il ministero dei ministeri, attualmente nelle mani di Luciana Lamorgese, tecnico, messa lì al momento della nascita del governo giallorosso per far dimenticare l'era di Matteo Salvini: a quello punta Matteo Renzi. Alle 19 la Boschi lascia Palazzo Chigi, e l'incontro deve essere andato male, visto che 20 minuti dopo arriva un altro duro colpo per Conte e Bonafede: «Il ministro Bonafede», recita una nota diffusa dal Psi, «dovrebbe dimettersi ed evitare inutili conte. In alternativa i socialisti, con il senatore Riccardo Nencini, voteranno la mozione Bonino al Senato. Confermiamo la piena fiducia al governo, ma non nel ministro Bonafede».Nencini al Senato fa parte del gruppo di Iv (che infatti ufficialmente si chiama Italia viva-Psi), di cui è vicepresidente. Annunciare il voto favorevole alla mozione Bonino, però, è una mossa tattica, poiché senza i voti di Lega e Fratelli d'Italia (Forza Italia voterà entrambe le mozioni di sfiducia) la sfiducia non passerebbe anche con i voti renziani. Intanto, Vito Crimi, reggente del M5s, avverte a Sky Tg24: «Il ministro della Giustizia è il capodelegazione del M5s al governo ed è un ministro importante, se qualcuno nella maggioranza vota la sfiducia ovviamente è una sfiducia al governo». «Il ministro Bonafede», sottolinea sibillino il capogruppo del Pd al senato, Andrea Marcucci, «può dare un aiuto fortissimo alla maggioranza che lo sostiene. Credo che le mozioni di sfiducia siano da rigettare, ma per il Guardasigilli può essere l'occasione per riequilibrare la politica del suo dicastero, valorizzando il fatto che è ministro di un governo di coalizione». «Se passa una mozione di sfiducia a Bonafede si apre una vera crisi, non c'è dubbio», sintetizza a Radio 1 il capogruppo dem alla Camera, Graziano Delrio. La lunga notte di trattative è appena iniziata, stamattina sapremo se la poltrona avrà avuto la meglio, ancora una volta, sulla coerenza.