2019-03-07
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa dell'8 dicembre con Carlo Cambi
È stata confermata in appello la condanna di primo grado pronunciata nei confronti di Mario Roggero (Ansa)
Mario Roggero, il gioielliere che in Appello si è visto comminare oltre 14 anni di galera per aver ucciso due rapinatori, esprime a «Fuori dal coro» tutta la sua frustrazione: «Avevo una pistola puntata alla faccia. Le vere vittime siamo io e la mia famiglia».
Mario Roggero, il gioielliere condannato l’altro giorno in appello a 14 anni e 9 mesi di reclusione per aver ucciso due rapinatori e ferito un terzo quattro anni fa all’esterno del suo negozio in provincia di Cuneo, davanti alle telecamere di Fuori dal coro, ha sintetizzato in una frase ciò che la Corte d’appello ha anestetizzato con il dispositivo: «Se alzava la pistola in alto non avrei sparato, ma quando lui (uno dei rapinatori, ndr)dall’auto me la punta in faccia, me la punta in fronte, che faccio?». Questa non è un’esagerazione. È esattamente ciò che i documenti certificano: arma (percepita come vera), minaccia diretta, colpi esplosi, famiglia a rischio. E c’era anche un precedente.
Nel 2015 Roggero subì una rapina devastante. «Naso, tre costole, operato alla spalla destra il mese dopo, oltre 6 mesi di terapia molto dolorosa», racconta ora davanti alle telecamere del programma condotto da Mario Giordano su Rete 4. «Mi hanno aggredito con una tale aggressività che non ho potuto fare niente. Erano due picchiatori e mi hanno sopraffatto completamente». È il passaggio che demolisce la lettura della Corte, secondo cui nel 2021 Roggero avrebbe «agito con la stessa modalità del 2015». Il gioielliere commenta: «Penoso. Ma stiamo scherzando?». Nel 2015 fu massacrato da due individui che continuarono a picchiarlo quando era a terra. «Chiunque ha visto il video di quella rapina», aggiunge Roggero, «è rimasto profondamente impressionato». E infatti le immagini mandate in onda mostrano un’aggressione brutale, con l’uomo inerme a terra e sangue ovunque. Una scena che per Roggero è trauma puro. Ma per i giudici non è ammissibile che un uomo massacrato nel 2015, che vive un dramma simile nel 2021, abbia reazioni difensive. Il salto di cornice che Roggero mette in evidenza è questo: nel 2015 non si difende, viene pestato, finisce in ospedale. Risultato: innocente, vittima. Nel 2021 reagisce, neutralizza chi minaccia con la pistola e fugge. Risultato: imputato, condannato, trattato da aggressore. Roggero fotografa senza filosofia: «Le vere vittime siamo noi».
Lui lo dice in modo semplice: «Con la pistola in alto non avrei sparato, ma quando lui me la punta in faccia, me la punta in fronte, che faccio?». L’ultimo passaggio delle sue parole è dedicato alla Suprema corte. Sembra un atto di fede laica: «Per la Cassazione», dice Roggero, «si presuppone e si spera che abbiano buon senso i giudici». Per comprendere il percorso dei giudici d’Appello, bisognerà attendere le motivazioni. Già in primo grado, però, era emersa una doppia narrazione: con Roggero nel ruolo di vittima durante la rapina e di aggressore fuori dal negozio. La moglie ha riferito che uno dei rapinatori, «soggetti con plurimi precedenti penali per reati contro il patrimonio» riconoscono i giudici, dopo averla colpita al volto le puntava il coltello al collo e minacciava di uccidere tutti. Alla figlia erano stati legati i polsi dietro la schiena. Roggero ha riferito che il rapinatore gli ha puntato la pistola in faccia, urlando «ti ammazzo». Entrano, lo afferrano, lo spingono verso il registratore di cassa. Lo portano nella zona ripresa dalle telecamere e, mentre afferra il rotolo dei gioielli, l’altro continua a strattonarlo. Poi lo spostano nell’ufficio in cui c’è la cassaforte. Lui ha ancora l’arma puntata alla testa. La scena non dura pochi secondi. Va avanti finché il gioielliere, approfittando di un attimo di distrazione, riesce a schiacciare il pulsante dell’allarme antirapina. Uno dei malviventi se ne accorge e torna verso la cassa. Roggero sente di nuovo la moglie urlare. Riesce a prendere la sua pistola e a spostarsi nel retro. Un gesto istintivo, dettato, dirà in aula, dalla convinzione che la moglie fosse stata presa in ostaggio. I giudici evidenziano anche che la famiglia «è stata sicuramente vittima di una rapina connotata da uso di armi e anche dai citati atti di violenza fisica; condotte che hanno sicuramente generato una forte e comprensibile paura nelle vittime». Fuori c’era un’auto parcheggiata. Ed è a questo punto che la Corte introduce un teorema: quando i rapinatori escono dal negozio, con armi e refurtiva, il pericolo svanisce. Quando si tratta di qualificare la reazione di Roggero all’esterno, i rapinatori diventano di colpo soggetti in fuga, innocui e vulnerabili. Per i giudici, «ha deliberatamente deciso di affrontare i rapinatori con il precipuo fine di assicurarli, lui, alla giustizia, o meglio alla sua giustizia privata, con immediata “esecuzione” della pena nei confronti dei colpevoli». La prova? Da ricercare, secondo i giudici, in alcune interviste, non perfettamente allineate alla ricostruzione giudiziaria, rilasciate dal gioielliere a giornali e tv dopo i fatti. L’azione, in primo grado, è stata giudicata punibile con 17 anni di carcere. Ora lo sconto di pena: 14 anni e 9 mesi (più 3 milioni di euro richiesti dalle parti offese). «Praticamente un ergastolo per una persona di 72 anni», aveva detto Roggero in udienza. E a Fuori dal coro ha aggiunto: «C’è qualcosa che non quadra».
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Maurizio Landini (Ansa)
Maurizio Landini tace. Da quando alcuni dirigenti della Uil hanno denunciato di essere stati aggrediti da una squadraccia della Cgil, il segretario della principale confederazione sindacale si è inabissato.
Sempre pronto a denunciare i pericoli di un ritorno del fascismo, sempre in prima linea per manifestare nei confronti di qualsiasi popolo oppresso, cominciando ovviamente dai lavoratori sfruttati e maltrattati da un governo di centrodestra, Landini, all’improvviso, è scomparso dai radar. Un gruppo di attivisti della Fiom ha assaltato e picchiato i colleghi della Uilm (due sono finiti in ospedale) che non condividevano la protesta indetta dal sindacato guidato dal leader arrabbiato e il segretario della Confederazione generale italiana del lavoro è entrato in modalità «silenzio stampa».
Al capo della Uil non è giunta neppure una lettera di scuse. Agli aggrediti neppure una manifestazione di solidarietà dai sindacalisti rossi. Ufficialmente è come se l’aggressione nei confronti dei colleghi sindacalisti da parte di quelli dei metalmeccanici della Cgil non fosse mai avvenuta. Eppure, molti giornali ne hanno parlato anche perché gli aggrediti sono finiti in ospedale ed è anche stata presentata una denuncia, affinché il caso non finisca nel dimenticatoio.
Tuttavia, nonostante quanto accaduto sia assai grave e riguardi la vertenza per la sopravvivenza dell’Ilva, ovvero della più grande acciaieria italiana che - grazie all’inchiesta della magistratura - rischia di fallire, Landini di fatto non ha trovato il tempo di commentare. E neppure di prendere le distanze dai suoi. Il che significa solo una cosa, ovvero che il leader del principale sindacato italiano, per convenienza politica, ha imboccato una deriva pericolosa, che rischia di consegnare alcune frange della Cgil all’estremismo più violento.
Su queste pagine abbiamo più volte criticato il linguaggio radicale del segretario della Cgil. Non parliamo solo delle parole usate contro Giorgia Meloni, che venne definita una «cortigiana» di Donald Trump. Tempo fa Landini chiamò gli italiani alla «rivolta sociale», che in un Paese devastato da un terrorismo che ha provocato centinaia di morti non può certo essere lasciato passare come un invito a un pranzo di gala. «Rivolta» è un sostantivo femminile che sintetizza un «moto collettivo e violento di ribellione contro l’ordine costituito». Il significato non lascia dubbi: si parla di insurrezione, sommossa, rivoluzione. Insomma, si tratta di una chiamata se non alle armi quantomeno alla ribellione. Landini in pratica reclama una sollevazione popolare, con le conseguenze che si possono immaginare. Dunque, vedere un manipolo di squadristi rossi che dà la caccia a sindacalisti che su una vertenza la pensano in maniera diversa, suscita preoccupazione.
Pierpaolo Bombardieri, capo della Uil, ha parlato di metodi «terroristici», una definizione che mette i brividi soprattutto in un momento in cui l’Italia è percorsa da manifestazioni ed espressioni che proprio non si possono definire pacifiche. Mentre alla fiera di Roma dedicata ai libri si discute della presenza di un singolo editore non allineato con il pensiero di sinistra (per questo lo si vorrebbe cacciare), a Pietrasanta è comparso un invito a sparare a Giorgia, con la stella a 5 punte delle Br, e ovviamente non si parlava della cantante. Si capisce che sia nel linguaggio sia nelle manifestazioni è in atto un cambiamento e un inasprimento della lotta politica.
A questo punto Landini deve solo decidere da che parte stare. Se di qua o di là. Se con chi difende la democrazia e la diversità di opinione o con chi usa metodi violenti per affermare le proprie idee. Il silenzio non si addice a chi denuncia ogni giorno il ritorno del fascismo. Qui l’unico pericolo viene da sinistra. È a sinistra che si invoca la rivolta. Se Landini non vuole finire nella schiera dei cattivi maestri ha il dovere di parlare e di denunciare chi riesuma lo squadrismo. Con i compagni che sbagliano sappiamo tutti come è finita.
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Matteo Salvini (Ansa)
Il vicepremier: «Basta inchieste automatiche se cittadini e agenti reagiscono a furti e aggressioni». Su Kiev: «Armi e soldi? La corruzione fa riflettere. No all’esercito Ue: vogliamo soldati nelle nostre città, non all’estero».
Matteo Salvini, il gioielliere Mario Roggero è stato condannato dalla Corte di appello del tribunale di Torino a quasi 15 anni di galera e a un risarcimento di mezzo milione. Cosa pensa sul fatto, e cosa pensa di fare?
«Ho sentito Mario e gli ho ribadito la solidarietà della Lega: se potremo essergli vicini, anche economicamente, lo faremo. Nel 2019 abbiamo approvato una riforma che ha introdotto il principio che la difesa è sempre legittima. È stato un grande risultato della Lega: prevede la scriminante del grave turbamento delle vittime che sparano ai delinquenti e la possibilità di essere risarciti dallo Stato per le spese processuali se assolti. Mario purtroppo non ha avuto questa sorte: una parte di discrezionalità da parte dei magistrati è sempre possibile. Ora abbiamo proposto un ulteriore passo in avanti, a tutela di cittadini e forze dell’ordine: un cittadino che fa fuoco per difendersi da un’aggressione non dovrà più essere indagato in automatico, e varrà anche per gli agenti in servizio».
Il referendum sulla giustizia si avvicina. La Lega farà campagna attiva? Il governo rischia?
«La Lega sta già facendo campagna attiva: tutte le nostre sezioni diventeranno comitati per il Sì. Quanto al governo, non rischia: andremo avanti fino alla fine, e la vittoria del Sì sarà una vittoria degli italiani: fuori la politica e le correnti dai Tribunali».
Il governo dovrà decidere se prorogare gli aiuti militari all’Ucraina. Come Lega avete espresso la vostra contrarietà. Giorgia Meloni rassicura che il decreto arriverà: siamo al redde rationem per la maggioranza?
«Sulle armi e sulla prosecuzione della guerra la Lega da tempo invita alla prudenza, auspicando che le parole del Papa siano ascoltate e che il piano di Trump possa risultare efficace, come in Medioriente. Abbiamo sempre detto che mandare armi non avrebbe portato la pace, e che le sanzioni più che mettere in ginocchio Putin avrebbero danneggiato migliaia di aziende italiane ed europee. Così è stato. La nostra lealtà alla maggioranza è indiscutibile, proprio per questo dopo 12 pacchetti di armi e 19 di sanzioni è giusto riflettere. E la corruzione che sta emergendo in Ucraina, con uomini vicini a Zelensky che si arricchivano mentre mandavano migliaia di ragazzi a morire al fronte, non può lasciarci indifferenti».
Tajani ha detto che l’Italia chiederà di usare il Mes per finanziare l’Ucraina. Direte sì?
«Mai. Mi pare peraltro che gli stessi portavoce del Mes abbiano escluso l’opzione immaginata da Tajani. Per la Lega il Mes dovrebbe invece essere venduto per abbassare le tasse degli italiani, abbiamo miliardi di euro bloccati in quella operazione che non servirà mai a nessuno. Chiedo alla maggioranza di fare questa scelta coraggiosa».
Trump elabora una nuova dottrina e critica profondamente l’Ue, ma sembra lasciarla anche al suo destino. Tornano le suggestioni dell’esercito unico europeo: la preoccupa la cosa?
«Non sono d’accordo con un esercito europeo: se esistesse saremmo agli ordini di Parigi o Berlino e i nostri figli sarebbero già in guerra. Credo sia doveroso rafforzare la sicurezza interna italiana con l’assunzione di forze dell’ordine per proteggere le nostre città e i nostri confini, minacciati dall’immigrazione clandestina da Sud e non certo da cingolati o sommergibili sovietici. La guerra quotidiana ce l’abbiamo nelle nostre città: quella che trafficanti di esseri umani e mafie ci hanno dichiarato usando l’immigrazione clandestina, specie di matrice islamica».
I treni li prendiamo tutti. State facendo molti lavori. Innegabile. Ma è innegabile che i ritardi siano tanti. Non trova?
«Anche un ritardo sarebbe di troppo, ma stamattina noi abbiamo 1.300 cantieri aperti sui binari di tutta Italia, il massimo storico. Lavori necessari per garantire più sicurezza e più velocità: se non li facessimo fra pochi anni l’Italia sarebbe ferma. Nonostante questo sforzo, ogni giorno viaggiano 10.000 treni e un milione e mezzo di cittadini. La puntualità sta migliorando col diminuire dei cantieri. È un prezzo che paghiamo perché nei decenni precedenti non sono stati fatti i lavori necessari. Peraltro, l’85% degli italiani viaggia sui regionali, che a novembre hanno toccato il 90% di puntualità».
Stazioni, ma anche strade. L’esercito va utilizzato per altri compiti, sostiene il ministro Crosetto. Ma il presidente La Russa la pensa diversamente. La Lega?
«“Strade sicure” non va tagliata ma aumentata. La Lega ha proposto di aumentare i militari nelle strade già dal 2026 - oggi sono 6.800 -, altro che toglierli. Abbiamo bisogno di più agenti e soldati nelle piazze, sui mezzi pubblici e nei quartieri popolari, non a Kiev o a Mosca. Per offrire maggiore sicurezza su treni e stazioni abbiamo concretizzato un piano per rafforzare Fs Security: vigilantes per la sicurezza dei passeggeri che offrono risultati convincenti anche come prevenzione».
Esponenti Fiom menano i colleghi della Uilm: il clima la preoccupa?
«Certo: mentre perfino Hamas è stato costretto a sedersi a un tavolo di trattativa, in Italia ci sono irresponsabili che non si rassegnano e inneggiano alla violenza. Gente che se ne frega della Palestina e dei bimbi di Gaza: vogliono solo creare problemi al governo e bloccare strade e ferrovie. Nessuna tolleranza. A difendere la libertà sempre e comunque, ripudiando la violenza o la censura, siamo rimasti in pochi: sono contento che in questa battaglia ci siano la Lega e La Verità».
La legge di bilancio sarà approvata a breve. Ha scelto un dossier fondamentale?
«Dico pace fiscale: una attesa, storica e definitiva rottamazione di tutte le cartelle fino al 31 dicembre 2023. Si pagheranno in nove anni, con rate uguali e senza sanzioni: una boccata di ossigeno per milioni di cittadini perbene. Ricordo che abbiamo escluso i furbetti. Essere riusciti ad ottenere dalle banche circa dieci miliardi con cui tagliare tasse e assumere poliziotti è un’altra vittoria della Lega».
Dopo il parere della Bce sull’emendamento Malan sull’oro, cosa farà il ministro Giorgetti?
«L’oro non è di Bankitalia, è di proprietà degli italiani: meglio ricordarlo sempre. Anche in questo caso sono convinto che il governo troverà una soluzione con la consueta concretezza, la credibilità e la serietà del ministro Giorgetti sono un valore aggiunto per l’Italia e per la Lega».
Open Arms. L’11 dicembre si avvicina. La Cassazione deciderà su di lei. Preoccupato?
«Non sono preoccupato ma arrabbiato: è incredibile che dopo più di quattro anni di processo, e nonostante la piena assoluzione decisa dal tribunale di Palermo, qualcuno insista alla ricerca di una condanna politica. Difendere i confini non può essere un reato. Non mi spaventa il carcere, ma il caos che un’eventuale condanna scatenerebbe in Italia. Diventeremmo il campo profughi d’Europa».
Di fatto però, rispetto ai tempi di Lamorgese, non ci sono miglioramenti sostanziali. Cosa non ha funzionato?
«Da ministro dell’Interno ho tagliato del 90% gli sbarchi e i morti in mare, e ne sono fiero. Piantedosi sta lavorando tanto, le espulsioni aumentano e gli sbarchi si riducono, ma viene dopo un ministro inadeguato che ha smontato i decreti sicurezza e rispalancato i porti, costringendoci a lavorare il doppio. Senza contare le sentenze di giudici di sinistra che fanno battaglia politica sull’immigrazione, e un’Europa spesso latitante».
Si parla molto di remigrazione. È una prospettiva possibile?
«Sì, e ci sto lavorando. Sabato 18 aprile chiameremo in piazza Duomo a Milano patrioti da tutta Italia e da tutta Europa, per una grande manifestazione in difesa dei valori, dei diritti, delle tradizioni, delle libertà e della sicurezza dell’Occidente. La nostra civiltà rischia di morire per mano dell’Islamismo, del wokismo, del greenismo gretino e dell’ipocrita politica buonista di sinistra. Abbiamo il dovere di fermare questa deriva, per il bene dei nostri figli. Remigrazione? Sì».
Autonomia differenziata, a che punto siamo?
«Ho fatto la prima tessera della Lega nel 1990, facevo il Classico, proprio per l’autonomia. Dopo trent’anni ci siamo: le prime intese con le Regioni sono state firmate da Calderoli 15 giorni fa, le bozze preliminari si potranno portare in Cdm a gennaio. Abbiamo inserito in manovra i passaggi per realizzare il federalismo fiscale e in commissione al Senato va avanti anche l’esame del ddl delega per identificare tutti gli altri livelli essenziali delle prestazioni. Significa liberare fondi per la Sanità, per assumere medici e tagliare le liste di attesa».
Alle Regionali siete andati male in Toscana, ma oltre le aspettative in Veneto. Quanto vale la Lega?
«Più di quanto dicano i sondaggi. In Toscana il risultato è stato deludente e siamo già ripartiti, ma ottenere da soli il 36% in Veneto, avvicinare il 10% in Calabria, superare l’8% in Puglia prendendo più dei 5 stelle, oltrepassare i 100.000 voti in Campania sono risultati incredibili. Stiamo aumentando iscritti in tutta Italia, siamo parte di un’alleanza internazionale potente, abbiamo coerenza, idee, valori e obiettivi chiari. Alle elezioni del 2027 saremo determinanti per la vittoria del centrodestra».
Zaia immagina un modello Cdu- Csu per la Lega. Un partito «nordista» associato a uno nazionale nelle altre Regioni. Che ne pensa?
«Tutto quello che può far crescere la Lega mi interessa e con Zaia il rapporto è ottimo e quotidiano. Le mie priorità ora sono approvare una buona manovra, realizzare al meglio le Olimpiadi Milano-Cortina, vincere il referendum sulla giustizia e le elezioni comunali di primavera da Venezia a Reggio Calabria, da Lecco a Macerata; approvare una buona legge elettorale, preparare programma e squadra per le Politiche. Avremo modo e tempo di parlare anche dell’organizzazione interna del partito».
Vero che non ama il proporzionale col premio di maggioranza?
«A me piace ciò che dà valore al voto degli italiani. Proporzionale con premio di maggioranza? Perché no. Preferenze, alternanze, listoni? Si troverà una quadra».
La Lega esprimerà il candidato Presidente anche in Lombardia e Friuli-Venezia Giulia?
«Ha poco senso parlare adesso di elezioni che ci saranno fra due o tre anni. Chiedo invece al centrodestra di scegliere, bene e in fretta, i candidati sindaci delle grandi città che andranno al voto fra un anno e mezzo, a partire dalla mia Milano».
Prima Mogherini e poi Moretti. Bruxelles sta diventando «terra ostile» anche per il Pd.
«Non festeggio per le disavventure altrui, sono e rimango garantista. Certo, a Bruxelles negli anni la sinistra ha costruito una macchina burocratica, economica e politica infernale. Trump e Musk hanno detto quello che molti pensano: l’euro ci ha rafforzato o indebolito? L’Unione europea ci ha portato forza o debolezza? Nascondere la testa sotto la sabbia è da sciocchi. Sono orgoglioso che le idee, le denunce e le soluzioni proposte dalla Lega, che fino a pochi mesi fa venivano bollate come follie, piano piano si stiano rivelando sagge e veritiere. Andiamo avanti, buona Immacolata Concezione e grazie per la pazienza a ognuno di voi».
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