2021-06-14
«La proposta di Fdi: intergruppo con Lega e azzurri»
Il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa: «No a un partito solo che si divide poi in bande. Mario Draghi al Colle? È presto, ma noi l'apprezziamo».Superata l'impasse al Copasir, dove la scorsa settimana è stato eletto presidente Adolfo Urso, di Fratelli d'Italia, il centrodestra ha rotto gli indugi anche sulle candidature a Torino e Roma. Ma manca ancora Milano.Senatore Ignazio La Russa, quando vi deciderete?«Così come l'istruttoria per Roma l'ha fatta sostanzialmente Giorgia Meloni, che però ha voluto che il candidato da lei segnalato fosse condiviso da tutti, così l'istruttoria su Milano tocca a Matteo Salvini. Entro la settimana si completerà la rosa».È ricomparso Gabriele Albertini. Che ne pensa?«Mi è sembrato un po' strano che abbia portato avanti tanto a lungo il dialogo con i partiti, per poi rifiutare la candidatura per motivi familiari. Se non puoi candidarti, lo sai da prima, no?».Può darsi. «Ora vuole correre con una lista civica, aspetterei di avere il nome del nostro candidato sindaco per valutare quali e quante liste si possono formare attorno a lui».Avete indicato Simonetta Matone come vicensindaco a Roma. Non dicevate che i magistrati devono evitare di fare politica?«Non dicevamo questo. Dicevamo che è sbagliato che i magistrati che fanno politica, poi, tornino in magistratura».A Enrico Michetti contestano presunti «danni erariali» alla Regione Lazio e gli affidamenti in Basilicata censurati dall'Anac.«È un ottimo segnale».In che senso, scusi?«Significa che hanno una fifa terribile. Sugli altri candidati, nemmeno una parola. Su di lui, prima ancora che fosse ufficiale la sua discesa in campo, sono andati a sbobinare ogni parola che ha detto alla radio. Che poi è esattamente quello che avevamo fatto anche noi, eh».Che avete fatto?«Abbiamo svolto un'indagine sul suo conto».E questi fatti non erano emersi?«È emerso che è una persona assolutamente specchiata. Quelli, eventualmente, sono problemi delle Regioni, non di Michetti. D'altronde, lui è un esponente della società civile: quello era il suo lavoro, trasparente. Fa l'avvocato, insegna all'università e dirigeva la Gazzetta amministrativa».Ecco: i candidati civici ve li siete scelti per non compromettervi troppo con realtà difficili da amministrare?«Ma no. Ci abbiamo messo la faccia».E allora a che servono?«A prendere quei voti, al ballottaggio, che un esponente di partito magari non prenderebbe».Si spieghi.«In generale, un politico ha un perimetro di consensi che è uguale a quello della somma dei partiti che lo appoggiano. In città come Roma, dove, al ballottaggio, di solito la spunta una maggioranza di centrosinistra, se metti un candidato di partito non vinci. È quello che ha fatto la sinistra a Milano».Si riferisce a Beppe Sala?«L'hanno scelto perché pescava anche un po' di voti di destra. Adesso, però, anche se ha i vantaggi del sindaco uscente, lui è un candidato di bandiera. Per cui, la partita è aperta».Con la Lega, comunque, siete ai ferri corti. Il Foglio le attribuisce questo virgolettato, a proposito della contesa sul Copasir: «Salvini ha perso la faccia».«Il Foglio non l'ho letto e quella cosa non l'ho proprio mai detta».No?«No. Però lascia l'amaro in bocca che Urso sia stato eletto presidente del Copasir senza i voti della Lega. Avrei preferito il sostegno di tutto il centrodestra. Per questo Fdi non ha ostentato trionfalismi: siamo felici per Urso, ma ora aspettiamo che, dalla prossima seduta, si ricomponga il plenum del Copasir, con il ritorno dei leghisti».Capitolo Federazione. I sondaggi dicono che l'unione Lega-Fi vi regalerebbe almeno due punti, ma loro, comunque, vi sorpasserebbero. Temete di finire isolati?«Potrei risponderle come la regina d'Inghilterra».Cioè?«Quando le dissero: “Maestà, c'è nebbia sulla Manica" e lei rispose: “Allora il continente è isolato"...».Buona questa. Ma deve rispondere lo stesso...«Guardiamo con rispetto al progetto, anche se non ci riguarda, perché siamo all'opposizione. Ma non solo non ci sentiamo a rischio isolamento: pensiamo addirittura che possa essere utile».In che modo?«Lega e Forza Italia hanno la necessità di contrastare una forte presenza nel governo della sinistra, la quale difatti aveva già costituito un intergruppo parlamentare. E si vede: in Parlamento arrivano progetti di legge ideologici che a sinistra sono stati studiati bene prima. Però dobbiamo ricordarci di una cosa».Cosa?«La Meloni aveva già proposto, quando si è insediato il governo, un intergruppo Lega-Fi-Fdi, a cui ora aggiungerei anche Coraggio Italia».Per fare cosa?«Per coordinare l'attività parlamentare limitatamente ai punti del programma di centrodestra, pur stando noi all'opposizione e gli altri in maggioranza. Potevamo preparare insieme, in maniera concorde, progetti da sottoporre all'attenzione dell'Aula».L'idea è stata respinta alla mittente?«In realtà, nessuno ha mai risposto di no. Giorgia penso che sarebbe ancora disponibile. Ma se si tratta di passare dal gruppo parlamentare al partito unico, be', in questo momento non è possibile. Lo è stato in passato, limitatamente all'ipotesi di federazione, quando nessuno ha voluto. Del domani poi non v'è certezza».E in vista delle politiche 2023?«Guardi, in realtà non c'è bisogno del partito unico. La gente non lo vuole. Abbiamo avuto l'esperienza del Pdl e non è stata la più felice, sia per noi, sia per Forza Italia. La gente, semmai, vuole che la coalizione sia unita».E un'unione stabile da cosa dipende?«Sicuramente è la legge elettorale che può favorirla. Ricordo che, con l'attuale legge elettorale, nei collegi uninominali si presenta un solo candidato: quindi, è come se fosse sostenuto da un partito unico. Dopodiché, ognuno manifesta la propria identità nei collegi plurinominali».Quindi, per lei basta questo?«Meglio unirsi sul piano dei contenuti e dell'amicizia, piuttosto che finire intruppati in un unico partito, in cui magari ci si divide per bande. L'esperienza del Pd, almeno, mi insegna questo».Ma lei ha la sensazione che il governo Draghi penda a sinistra? Ultimamente, l'opinione pubblica ha l'impressione opposta.«Ci sono certamente attività che il governo Draghi sta svolgendo meglio del governo Conte, come quelle affidate al generale Paolo Figliuolo. Si parla sempre male delle forze armate, ma poi, quando c'è bisogno, ci si rivolge sempre alla capacità organizzativa e morale di un militare. Io, da ex ministro della Difesa, ne sono molto orgoglioso».E cosa bocciate?«Sicuramente, la sinistra sarà contenta che esista ancora il coprifuoco. Che significato ha? Serviva quando c'era la guerra: bisognava spegnere le luci, se no ti bombardavano. Ma mica il virus è più aggressivo di notte. E anche la discussione sui vari tipi di vaccino è stata un disastro».Finalmente, il 21 giugno, il coprifuoco sparirà anche in zona gialla.«Sulle regole anti Covid c'è ancora forte l'influenza della sinistra. La squadra di governo lascia a desiderare. Dopodiché, io sono pronto a riconoscere che Mario Draghi rappresenta un netto miglioramento rispetto non solo all'ultimo presidente del Consiglio, ma anche rispetto a quelli della passata legislatura».Per gestire il Pnrr, Draghi ha creato una struttura molto centralizzata, di fatto esautorandoai partiti. C'è il rischio che voi, essendo i soli all'opposizione, finiate per essere gli unici al margine di quella che sarà, di fatto, l'agenda politica dell'Italia almeno di qui al 2026?«Mi pare che stia facendo un errore di prospettiva».Quale?«Se Draghi ha esautorato i partiti, non saremo noi a finire al margine. Semmai, lo sarebbero i partiti che appoggiano il governo. Io credo che la situazione d'emergenza attuale non sia immutabile».Che intende?«Non sono così convinto che si vada a votare nel 2023. Draghi potrebbe finire al Colle».Voi lo sosterreste?«È presto per parlarne, ma sicuramente abbiamo rispetto della sua autorevolezza. Però non facciamo entrare nessuno in conclave da Papa, se no poi ne esce da cardinale...».Che cosa pensa dei prof che ridacchiano con le foto della Meloni a testa in giù?«Sa una cosa? Non ho mai fatto emergere sui media le minacce che hanno rivolto persino ai miei figli. In politica, fa parte, diciamo, del “rischio d'impresa"».Quindi?«Non mi preoccupano certi fenomeni. Vanno emessi in evidenza solo per dimostrare la pochezza di questi personaggi».Ha visto lo scatto con Francesco Storace? Dopo tanto tempo, è rispuntato Gianfranco Fini.«Le rivelo una cosa: checché ne pensiate voi giornalisti, molti di noi hanno un contatto periodico con Fini, magari in occasione di compleanni e festività».Politicamente, non ne avrete nostalgia...«No, ma il giudizio su di lui dev'essere complessivo».Ovvero?«È giusto ricordare i suoi errori madornali, che potevano pregiudicare la storia della destra italiana, per fortuna salvata da Fratelli d'Italia. Ma sarebbe ingiusto dimenticare che Fini, la destra, l'ha portata a diventare una forza di governo. Insomma, Gianfranco è stato un Giano bifronte».
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)