2021-01-08
I numeri piegati all’ideologia pro migranti
L'ultimo studio della Fondazione Leone Moressa magnifica il contributo degli stranieri alla nostra economia. Ma i conti mostrano diverse incongruenze. Il 31% delle famiglie di cittadini non italiani vive in povertà assoluta, però il governo incentiva gli sbarchi.Se all'ideologia si sostituisse la compassione e comprensione dei fenomeni per quello che realmente sono e non come appaiono (filosofia buddista) molti fatti potrebbero essere affrontati con umanità. Pensando agli immigrati non possiamo che provare un grande dolore per le vittime di naufragi e di viaggi della speranza ma al contempo non possiamo sottacere che la gran parte di questa nuova migrazione è promossa dai «moderni mercenari di uomini» che fanno soldi sulla pelle di questa povera gente. Chi è stato in Africa sa bene che se si dispone di 6/8.000 dollari (il prezzo del viaggio) si può vivere anche senza lavorare per anni dato che bastano 2 dollari al giorno; e se si vuole migliorare la propria posizione si chiedono i visti per studio o lavoro e si viene regolarmente. Solo per i rifugiati politici si possono creare canali umanitari. Ma in Italia niente di tutto questo (accordi bilaterali, piano Ue o Onu per i rifugiati) viene fatto; solo continue sanatorie che altro non fanno che aumentare gli appetiti dei mercanti di schiavi e le morti di tante persone; le prese di posizione del ministro Luciana Lamorgese e l'abolizione dei tetti triennali all'immigrazione sono un enorme incentivo. Neppure le ultime statistiche su povertà e alta disoccupazione degli immigrati scalfiscono una ideologia che continua a magnificare i presunti benefici e le immanenti necessità di molta immigrazione. Ne è un esempio il Rapporto annuale 2020 della fondazione Leone Moressa, i cui dati vengono ripresi nei report della Caritas e di Migrantes: si afferma che «gli stranieri tra tasse e contributi pagano circa 18 miliardi e hanno un basso impatto sulla spesa pubblica, con un saldo attivo di 500 milioni»; inoltre la «sanatoria» 2020, sempre secondo il rapporto, produrrebbe addirittura un gettito potenziale di 360 milioni annui; infine i circa 2,5 milioni di occupati stranieri contribuirebbero al Pil italico per circa il 9,5%, pari a 147 milioni di euro, mezzo punto in più rispetto al 2018 ma potrebbe essere molto di più, dice la Moressa, se non ci fosse tra gli stranieri molto lavoro nero e irregolare. Nel rapporto sponsorizzato dalla Cgia di Mestre e con i patrocini dei ministeri degli Esteri, dell'Economia e dell'università Cà Foscari di Venezia, ci sono però molte incongruenze prodotte dalla ideologia che permea i lavori di queste organizzazioni, fan dell'immigrazione a tutti i costi, che non si rendono conto dei rischi che nuove ondate di immigrati potrebbero produrre sulla debole economia italiana, sul nostro esile mercato del lavoro e soprattutto sugli stessi immigrati regolari. A parte qualche errore sul Pil 2019, si afferma che ogni straniero avrebbe prodotto 68.000 euro di Pil, cifra non compatibile con i restanti 20,876 milioni di lavoratori italiani che hanno retribuzioni mediamente superiori del 35% a quelle degli stranieri. Quanto all'impatto sulla spesa pubblica, considerando per i 5,255 milioni di immigrati regolarmente residenti (ai quali però dovremmo sommare i circa 5/600.000 irregolari) la sola spesa sanitaria il cui costo pro capite nel 2019 è di 1.886,5 euro, si otterrebbe una spesa di circa 10 miliardi. Per la scuola ci vorrebbero almeno altri 1,1 miliardi e per l'assistenza altri 3,4; poi c'è tutto il resto. Immaginare addirittura un saldo positivo quando in tutto il mondo l'immigrazione è un investimento e come tale costa tanti soldi, sa molto di ideologia. Infine è utile qualche considerazione sui 17,9 miliardi di tasse, addizionali locali e contributi previdenziali prodotti (dice il rapporto) dai 2,29 milioni di contribuenti stranieri nel 2019 (anche se gli occupati in realtà sono 2,5 milioni): 1 il rapporto afferma che gli stranieri hanno dichiarato redditi per 29,08 miliardi con una media di 12.700 euro l'anno, molto al di sopra dei dati forniti dall'Inps (14.287 euro per i lavoratori dipendenti e circa 7.500 euro quella dei lavoratori domestici e agricoli che sono però circa il 40%) e hanno versato Irpef per 3,66 miliardi pari a una aliquota di circa il 13% che è più elevata di quella pagata dal 70% dei contribuenti italiani il che rende il dato poco credibile visto che la maggior parte degli immigrati è poco sopra la no tax area e con deduzioni e detrazioni è difficile che paghi imposte. 2 Quanto ai contributi sociali è bene specificare che sono un credito per chi versa (italiani o stranieri) che poi determinerà una pensione e quindi non sono un contributo alla crescita del Paese; anche ipotizzando un'aliquota media elevata non si arriva ai 7 miliardi di contributi che sommati ai 2,29 miliardi di Irpef e altri 4,3 miliardi di imposte indirette non si capisce come possano arrivare ai 17,9 miliardi considerando che lo stesso rapporto definisce l'occupazione immigrata concentrata nelle professioni meno qualificate (oltre la metà ha la licenza media). Stupisce infine che da un lato il rapporto affermi che l'Italia ha di fatto «chiuso la porta agli immigrati extracomunitari in cerca di lavoro che per entrare nel Paese hanno potuto usare solo i ricongiungimenti familiari o le richieste d'asilo» e dall'altro che gli occupati stranieri negli ultimi dieci anni sono aumentati di 600.000 unità (+31% dal 2010) e che dal 2010 a oggi gli immigrati sono passati da 3,65 a 5,26 milioni (+44%), arrivando a rappresentare l'8,7% della popolazione e superando il 10% in alcune regioni e città; nel solo 2019 gli stranieri sono aumentati di 111.000 unità al netto delle 127.000 nuove cittadinanze rilasciate e la maggior parte degli arrivi non sono lavoratori ma sono ricongiungimenti familiari quindi soggetti che non producono redditi ma beneficiano di tutti i nostri servizi di welfare, Inps compreso. Ne servivano di più? Siamo sicuri che continuando con questi proclami facciamo il bene degli italiani e degli stessi immigrati? L'Istat ci dice che nel 2019 gran parte della povertà è immigrata: il 31% dei nuclei composti da soli stranieri versa in condizioni di povertà assoluta rispetto al 6,3% di quelli italiani; quasi il doppio quelli in povertà relativa con il 40% dei minori coinvolti. Proseguiamo così per interesse e ideologia o smettiamo di incentivare gli arrivi e procediamo a una seria integrazione? Il rischio è che l'attuale politica combinata con l'assoluta incapacità amministrativa di governare il fenomeno, incentivi continui flussi di migranti con i drammatici risultati in termini di vite umane da piangere.*Presidente di Itinerari previdenziali; **ex dg immigrazione del ministero del Lavoro
Jose Mourinho (Getty Images)