2022-01-15
Ibrahim, uno dei trogloditi in Duomo. «Ragazze toccate fino a sanguinare»
Convalidato l’arresto di un componente del branco di nordafricani che ha violentato svariate giovani al veglione in piazza a Milano. Era lui l’uomo «con la giacca verde» e si è accanito senza pietà sulle vittime. «Io non ho toccato le ragazze, sono bravo». Ibrahim Abdelrahmanh, il ragazzo egiziano di 18 anni arrestato per le violenze nella notte di Capodanno in piazza Duomo a Milano, aveva provato a difendersi di fronte ai magistrati nei giorni scorsi. Ma non è servito a nulla. Ieri il suo arresto è stato convalidato. Resta nel carcere di San Vittore. C’è pericolo di fuga, anche perché gli deve essere ancora rinnovato il permesso di soggiorno. Mentre il questore Giuseppe Petronzi ha già disposto per lui un ammonimento. Del resto almeno cinque ragazze violentate lo hanno riconosciuto nei filmati e nelle foto che la Squadra Mobile ha raccolto in queste due settimane. Il ragazzo con il cappotto verde con il cappuccio era lui. «Ricordo che era basso e con la giacca verde. Anzi posso dire che tra i soggetti che mi sono stati mostrati è l’unico che potrebbe avere importunato la mia amica», ha spiegato una delle ragazze agli inquirenti. Dopo la notte di violenza Ibrahim aveva anche provato a nascondere i vestiti in un armadio della casa in piazzale Maciachini dove vive con il padre. Ma durante le perquisizioni le forze dell’ordine li hanno trovati e lo hanno inchiodato. Quando B. viene travolta dalla folla, spogliata, buttata per terra, denudata e violentata c’è lui in mezzo agli altri ragazzi nordafricani. Quando L., M, e L. vengono bloccate in Galleria e aggredite è sempre lui in prima fila. È lui a strappare le calze, il reggiseno, procurando «escoriazioni al seno» e a mettere le mani nelle parti intime delle ragazze «fino a farle sanguinare», come confermeranno poi i medici della clinica Mangiagalli. «La pervicacia con cui l’indagato ha agito dimostra una chiara e consapevole adesione al progetto criminoso del gruppo di uomini che ha assalito D. ed il suo gruppo di amiche con una carica di violenza così brutale che solo grazie all’intervento fortuito di alcuni soccorritori non è sfociato in conseguenze ulteriori e più gravi». Scrive il gip Raffaella Mascarino, nel dispositivo di convalida dell’arresto. «La mancanza di consapevolezza della gravità di quanto compiuto. dimostrata dal fatto di aver agito in un luogo pubblico gremito di folla e confermata nel corso dell’interrogatorio, è indice di spiccata pericolosità del soggetto che, se lasciato in libertà, potrebbe compiere altri delitti della stessa indole, anche sfruttando la forza di intimidazione del violento gruppo di cui fa parte, o anche approfittando di singole situazioni concrete in cui mischiarsi ad altri assalitori per dare libero sfogo ai propri istinti violenti ed alle proprie pulsioni sessuali». Durante l’interrogatorio una delle ragazze è scoppiata in lacrime. È un racconto dell’orrore, come nel film Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. La serata, infatti, per quattro di queste ragazze era iniziata con una tranquilla cena al ristorante. Poi il gruppo di amiche aveva deciso di spostarsi in Duomo per i festeggiamenti. Racconta B.M: «Poco prima della Galleria, un ragazzino si è avvicinato al nostro gruppo seguendoci con insistenza. Questo ragazzo aveva un giacchetto verde, era basso, aveva i capelli castani e la pelle scura, probabilmente era un nordafricano […]Io non mi sono fermata a parlarci, e ho continuato a camminare insieme a M. e L., mentre C. si è fermata a discutere e ha provato a mandarlo via». Ecco che a quel punto incomincia l’orrore. «Quando ho rivolto lo sguardo verso L., mi è sembrata infastidita. Mi sono resa conto che il ragazzo con cui stava discutendo non era solo, ma c’erano altre persone con lui […]Dopo averla raggiunta, ci siamo dirette nuovamente verso la Galleria, e a quel punto mi sono sentita toccare. In particolare ho sentito più mani che mi toccavano il sedere, da sopra il giacchetto lungo che portavo. Erano più persone, ho sentito diverse toccate». B.M prova a reagire ma viene accerchiata. Insieme con l’amica L. cade per terra travolta dal gruppo di 50 persone. «Ho urlato pensando che mi avrebbero aiutato ad alzarmi. Invece gli aggressori si sono chinati verso di noi, non per aiutarci ovviamente e i palpeggiamenti sono continuati, anzi sono peggiorati». Le ragazze vengono tenute per terra. «Hanno approfittato del fatto che avessi un vestito, per cui mi hanno toccato le gambe, il sedere e le parti intime con forza, facendo pressione. Mi hanno toccato sotto il vestito […]». Le violenze continuano. «Mi toccavano con foga anche se non hanno provato a penetrarmi come hanno fatto con la mia amica. Nel suo caso hanno strappato le calze e hanno provato a entrare con le dita nella vagina e nell’ano». A Torino intanto si è svolta ieri l’udienza per l’altro arrestato delle violenze di Capodanno, il ventunenne Bouguedra Abdallah, rintracciato tramite Instagram (rivedendo le sue stories è stata ricostruita parte della notte). Resta nel carcere di Ivrea, ma il fermo non è stato convalidato anche perché non ci sarebbe pericolo di fuga: ha ancora problemi fisici dovuti a un incidente stradale e il giudice ha riconosciuto che avrebbe potuto fuggire non appena sono incominciate a uscire ricostruzioni della notte di Capodanno sui giornali. Il ragazzo si è avvalso della facoltà di non rispondere, anche perché fino adesso è riuscito a parlare con il suo avvocato Stefano Comellini solo in videoconferenza. Il giudice Lucia Minutella ha deciso di inviare gli atti per competenza a Milano, dove a questo punto si sposterà il procedimento.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)