
I quotidiani hanno tinto di commovente romanticismo la storia di Jay Austin e Lauren Geogheagan, i due ciclisti ammazzati dall'Isis in Tagikistan. Ma esaltare chi compie folli avventure è un messaggio sbagliato. Bisogna invece ricordare che con le mete a rischio non si scherza.Due americani uccisi in Tagikistan da presunti affiliati all'Isis. La notizia non è nuova. In realtà i ciclisti erano quattro: anche uno svizzero e un olandese furono investiti da un'auto e finiti a coltellate nel distretto di Danghara, a sud della capitale Dushanbe, lo scorso 29 luglio. Ma per il New York Times la storia curiosa, commovente da raccontare era il grande amore per la natura e per la libertà dei ventinovenni uccisi, Jay Austin e Lauren Geoghegan. Siamo in agosto, le paginate da leggersi sotto l'ombrellone fanno comodo e richiedono poco sforzo, quindi Il Corriere della Sera e La Repubblica hanno pensato bene di riproporre ai loro lettori due articoloni dal titolo pressoché identico: Due bici e un sogno spezzato dall'Isis, il primo; Il sogno infranto dall'Isis di due ragazzi in bici innamorati del mondo, il secondo, attingendo dal pezzo della corrispondente del Nyt, Rukmini Callimachi. Gli elementi lacrimosi c'erano tutti: due giovani che credevano che le persone non sono cattive («il male è un concetto inventato», scriveva Jay sul suo blog), che «gli esseri umani sono gentili, generosi, meravigliosi» e invece sono finiti ammazzati dopo aver inseguito per 369 giorni il sogno di girare il mondo sull'amata due ruote. Dall'appassionante racconto scopri che la coppia aveva pianificato il lungo viaggio un anno fa, quando Jay, con un ottimo lavoro al Dipartimento dell'edilizia degli Stati Uniti, aveva deciso di lasciare l'ufficio a Washington «stanco di passare le ore più belle della mia giornata davanti a un rettangolo luminoso e di colorare i migliori anni della mia vita con sfumature di grigio e di beige». Al giovane non mancavano i soldi, dunque, per dare un calcio a un ottimo impiego e montare sul sellino con la fidanzata Lauren, diventata vegana per amor suo. Vivevano in una casa minimalista di 13 metri quadrati (dove Austin era riuscito a far entrare anche la sua collezione di barattoli di spezie), affrontavano il mondo gioiosi e si erano allenati per la pedalata trascorrendo un mese in Islanda. Che bell'esempio da seguire. Peccato che, sempre potendosi permettere un anno sabbatico in bicicletta, il buon senso richiederebbe di prestare attenzione ai Paesi più a rischio quanto a conflitti, violenza, terrorismo. Esaltando l'amore per la libertà su e giù per le montagne del Tagikistan che confinano con l'Afghanistan, questi articoli non riflettono sulla pericolosità del messaggio. Già il Web è pieno di inviti ad abbandonare la routine per mete diverse e insolite. Waldenviaggiapiedi.it propone un trekking in Iran dal titolo Il silenzio del deserto, «un viaggio unico per cercare di vivere il più possibile la magia del Dasht-e Kavir, uno dei due grandi deserti della nazione iraniana. Il nostro percorso ci porterà proprio all'interno di questa distesa di sabbia descritta come accecante per il suo candore e assordante per il suo silenzio e potremo camminarci per alcuni giorni». Sul sito Viaggiaresicuri del ministero degli Esteri l'indicazione riguardo l'Iran è chiara: «Si registra da tempo nel Paese un graduale ma costante incremento dell'attivismo di elementi riconducibili a Daesh». Pochi dubbi anche sulla sicurezza in Etiopia, altra escursione suggerita dal portale della cooperativa Walden di social trekking, per il prossimo ottobre «seguendo itinerari poco battuti nel Tigrai, in una zona percorsa da pochissimi turisti». La Farnesina parla di «rischi nello Stato regionale del Tigrai», sconsiglia «escursioni solitarie e in aree isolate».Perché non si può andare a camminare in posti più sicuri? Bisogna per forza dar retta a personaggi come Darinka Montico? Dopo aver attraversato l'Italia a piedi se ne va per il mondo scrivendo sul suo blog: «Capita frequentemente che le zone sconsigliate ai turisti siano quelle più fertili di sogni, o di vivacità». La giovane, 37 anni, che a Londra lavorava nei casinò massaggiando la testa ai giocatori di poker per allentarne la tensione, afferma che «non c'è miglior modo per conoscere sé stessi che inforcare la strada. Scoprirai che la realtà è molto più felice di quella dipinta dai media e se guardi un po' più in là, forse scoprirai anche il perché viene dipinta così». I suoi manuali online su come viaggiare in posti estremi farebbero sorridere, se non li leggessero giovani pronti a emularla. Con Superzen.net il duo Francesca Di Pietro e Angelo Lo Presti offre corsi a pagamento (da 39 a 239 euro), garantendo che in 14 giorni «sarai pronto a viaggiare da solo». Gianluca Maffeis, il ventisettenne bergamasco partito due anni fa da Osio Sotto, non ha avuto bisogno di lezioni ed è ancora in giro per il mondo con il suo zaino da 16 chilogrammi «di essenzialità». Assicura di spendere una media di 27 euro al giorno e di non aver mai provato paura. Sarà. Il mondo non è poi così fatto «di straripante bontà», come scriveva Jay Austin nel suo blog, raccontando le tappe del giro in bicicletta.
Bivacco di immigrati in Francia. Nel riquadro, Jean Eudes Gannat (Getty Images)
Inquietante caso di censura: prelevato dalla polizia per un video TikTok il figlio di un collaboratore storico di Jean-Marie Le Pen, Gannat. Intanto i media invitano la Sweeney a chiedere perdono per lo spot dei jeans.
Sarà pure che, come sostengono in molti, il wokismo è morto e il politicamente corretto ha subito qualche battuta d’arresto. Ma sembra proprio che la nefasta influenza da essi esercitata per anni sulla cultura occidentale abbia prodotto conseguenze pesanti e durature. Lo testimoniano due recentissimi casi di diversa portata ma di analoga origine. Il primo e più inquietante è quello che coinvolge Jean Eudes Gannat, trentunenne attivista e giornalista destrorso francese, figlio di Pascal Gannat, storico collaboratore di Jean-Marie Le Pen. Giovedì sera, Gannat è stato preso in custodia dalla polizia e trattenuto fino a ieri mattina, il tutto a causa di un video pubblicato su TikTok.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro fa cadere l’illusione dei «soldi a pioggia» da Bruxelles: «Questi prestiti non sono gratis». Il Mef avrebbe potuto fare meglio, ma abbiamo voluto legarci a un mostro burocratico che ci ha limitato.
«Questi prestiti non sono gratis, costano in questo momento […] poco sopra il 3%». Finalmente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti fa luce, seppure parzialmente, sul grande mistero del costo dei prestiti che la Commissione ha erogato alla Repubblica italiana per finanziare il Pnrr. Su un totale inizialmente accordato di 122,6 miliardi, ad oggi abbiamo incassato complessivamente 104,6 miliardi erogati in sette rate a partire dall’aprile 2022. L’ottava rata potrebbe essere incassata entro fine anno, portando così a 118 miliardi il totale del prestito. La parte residua è legata agli obiettivi ed ai traguardi della nona e decima rata e dovrà essere richiesta entro il 31 agosto 2026.
I tagli del governo degli ultimi anni hanno favorito soprattutto le fasce di reddito più basse. Ora viene attuato un riequilibrio.
Man mano che si chiariscono i dettagli della legge di bilancio, emerge che i provvedimenti vanno in direzione di una maggiore attenzione al ceto medio. Ma è una impostazione che si spiega guardandola in prospettiva, in quanto viene dopo due manovre che si erano concentrate sui percettori di redditi più bassi e, quindi, più sfavoriti. Anche le analisi di istituti autorevoli come la Banca d’Italia e l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) tengono conto dei provvedimenti varati negli anni passati.
Maurizio Landini (Ansa)
La Cgil proclama l’ennesima protesta di venerdì (per la manovra). Reazione ironica di Meloni e Salvini: quando cade il 12 dicembre? In realtà il sindacato ha stoppato gli incrementi alle paghe degli statali, mentre dal 2022 i rinnovi dei privati si sono velocizzati.
Sembra che al governo avessero aperto una sorta di riffa. Scavallato novembre, alcuni esponenti dell’esecutivo hanno messo in fila tutti i venerdì dell’ultimo mese dell’anno e aperto le scommesse: quando cadrà il «telefonatissimo» sciopero generale di Landini contro la manovra? Cinque, dodici e diciannove di dicembre le date segnate con un circoletto rosso. C’è chi aveva puntato sul primo fine settimana disponibile mettendo in conto che il segretario questa volta volesse fare le cose in grande: un super-ponte attaccato all’Immacolata. Pochi invece avevano messo le loro fiches sul 19, troppo vicino al Natale e all’approvazione della legge di Bilancio. La maggioranza dei partecipanti alla serratissima competizione si diceva sicura: vedrete che si organizzerà sul 12, gli manca pure la fantasia per sparigliare. Tant’è che all’annuncio di ieri, in molti anche nella maggioranza hanno stappato: evviva.





