
Favorevoli Liliana Segre, Elena Cattaneo e l'ex premier. Quest'ultimo, europeista di ferro, si trova fianco a fianco col Movimento. Giorgio Napolitano non si reca a Palazzo Madama per motivi di salute, però strombazza: «Per me è sì». Tre voti a favore, tre assenti, tra i quali un «sì» ma solo di principio. Anche ieri, come sempre accade quando ci si trova di fronte a maggioranze risicate, i senatori a vita hanno recitato un ruolo da protagonisti, e sono stati anche duramente attaccati da Matteo Salvini. Liliana Segre, Elena Cattaneo e Mario Monti hanno partecipato alla seduta e hanno votato «sì» alla fiducia al governo M5s-Partito democratico guidato da Giuseppe Conte. Carlo Rubbia, Renzo Piano e il presidente emerito Giorgio Napolitano - gli altri tre nominati a vita - erano assenti, tuttavia l'ex capo dello Stato ha fatto sapere, a mezzo agenzie di stampa, che il suo orientamento è a favore dell'esecutivo.«Lasciare il governo in mano a dei senatori a vita», ha attaccato il leader leghista Matteo Salvini, «che vengono qui se hanno tempo: è la casta della casta della casta. Tiro un sospiro di sollievo per non dover affidare la fiducia a una schifezza del genere». «Spero che il nuovo governo», ha spiegato Liliana Segre, «assuma anche il senso del dovere civile come vocazione all'interesse generale, perciò fiduciosa esprimo voto favorevole al nuovo governo. Vorrei che il nuovo governo nascesse non solo dalla convenienza politica ma anche dalla consapevolezza dello scampato pericolo, dal senso di sollievo dopo che si è giunti sull'orlo del precipizio e ci si è ritratti appena in tempo. Mi attendo», ha aggiunto la Segre, «che operi per ripristinare un terreno di valori condiviso e i principi di solidarietà previsti dalla Costituzione. Ho una semplice richiesta, già avanzata nelle sedi parlamentari: ho presentato un disegno di legge poi trasformato in mozione per l'istituzione di una commissione di indirizzo e controllo sui fenomeni di hatespeech, su violenza, intolleranza, razzismo, antisemitismo».«Auguri alla senatrice Segre per il suo compleanno (proprio ieri ha compiuto 89 anni, ndr)», ha detto il premier Conte, «tutti possiamo convenire che c'è ancora molto preziosa la sua personale testimonianza su una delle pagine più buie della storia. Lunga vita».Anche la senatrice a vita Elena Cattaneo ha annunciato in aula il suo sì alla fiducia al governo. La Cattaneo ha precisato che il suo appoggio «non è incondizionato, né organico alla maggioranza», ma dipenderà dal merito dei provvedimenti. «Voto sì», ha spiegato Elena Cattaneo, «per una ragione di contesto, evitare una campagna elettorale con la sessione di bilancio alle porte, ed una di merito, visto che nel programma gli investimenti in ricerca e istruzione tornano ad essere centrali». Particolarmente atteso l'intervento di Mario Monti, ex presidente del Consiglio: «Ho deciso di pretendere maggiore coerenza da me stesso», ha argomentato Monti, «che dagli altri e quindi metterò alla prova una posizione aperta e di sostegno alla fiducia al momento del voto, ma dovrò verificare nei fatti che ci sia stato un mutamento di indirizzo. Di volta in volta mi esprimerò in base a quella che sarà la mia opinione. I cittadini», ha aggiunto Monti, «a volte sono lontani dalla politica e la disprezzano perché i politici si sentono esenti dalle regole della società civile e tra queste c'è la coerenza. Sul piano della coerenza sono in imbarazzo: se dovessi esigerla da me stesso non potrei che votare la fiducia. Su Unione europea ed economia sono rimasto stupefatto e soddisfatto, ci sono linee simili a quelle che ho sempre sostenuto e difeso da quel banco così come da questo. Se invece dovessi esprimermi in base alla coerenza osservata», ha precisato Monti, «non potrei che votare contro: maggioranza e governo sono il risultato di un tasso complessivo di trasformismo senza precedenti da parte dei due maggiori partiti della coalizione». L'ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano, assente in aula, ha diffuso un messaggio: «Sono dispiaciuto», ha fatto sapere Napolitano, «che le mie attuali condizioni di salute non mi consentano oggi di prendere parte alla seduta del Senato sulla fiducia. Intendo però rendere noto il mio orientamento, come senatore di diritto e a vita», ha aggiunto, «favorevole alla nascita del nuovo governo, pur di fronte a oggettive difficoltà e alla necessità di meglio definire convergenze politiche e programmatiche e la loro tenuta nel tempo». Per stare in piedi, il Conte bis ha bisogno che questi signori non cambino mai idea.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.






