2021-04-08
I ristoranti alzano le serrande. E la polizia si schiera al loro fianco
Ieri in tanti hanno aderito alla campagna per riaprire lanciata da Mio. Confesercenti in piazza in tutta Italia Il Siulp: «Vicini al collega ferito ma la maggioranza deve ascoltare la protesta». Oggi Conferenza Stato RegioniLa presenza di alcuni gruppi politicizzati alla manifestazione di Roma dà alla sinistra la scusa per negare la realtà: la rabbia e l'esasperazione di chi non ha da mangiareLo speciale contiene due articoliIl giorno dopo ristoratori, ambulanti e agenti di polizia si uniscono nella lotta. Chi ha vomitato indignate condanne e fiumi d'inchiostro per bollare come eversiva la manifestazione di martedì a piazza Montecitorio dove chi da un anno è costretto a non lavorare ha chiesto a gran voce le dimissioni del ministro della Salute Roberto Speranza, forse deve riflettere. «La cosa che mi ha fatto più male è l'agente ferito, è vedere che qualcuno ha provato a rovinare il lavoro che stiamo facendo da mesi per farci sentire pacificamente. Ma la cosa che mi ha aperto il cuore è stata la telefonata di Felice Romano, il segretario nazionale del Siulp: lui ha capito». Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese viene di fatto smentita dai suoi agenti. Paolo Bianchini, presidente del Mio (Movimento imprese ospitalità aderente a Federturismo), il giorno dopo piazza Montecitorio fa il punto all'Agrodolce, un ristorantino nel cuore di Roma che ha deciso di rimanere aperto per protesta, ricevendo una visita della polizia di Roma capitale. Sono centina quelli che da oggi ignorano i divieti. Nelle stesse ore sempre a piazza Montecitorio Confesercenti nazionale tiene un'altra manifestazione. Il fronte cresce, perfino la Fipe che ha bollato come illegali le riaperture ha deciso che il 13 aprile farà la sua assemblea in piazza. Confesercenti peraltro si è mobilitata in tutte le Regioni. La protesta è continua; composta e fermissima coinvolge migliaia di partite Iva, ambulanti, gestori di palestre, organizzatori di eventi, gente dello spettacolo espropriati del loro lavoro. Questo hanno gridato ieri a Torino gli ambulanti. Vendono all'aperto dove il contagio è quasi inesistente, ma li fanno chiudere. Anche a Torino c'è stata un'altra svolta inattesa: in piazza con gli ambulanti sono scesi anche i commercianti dei negozi in attività. Così a Pistoia e così a Taranto dove i commercianti insieme ai gilet gialli hanno fatto un sit in. Confcommercio ha portato in strada i «sacchi di debito», neri come il futuro di queste imprese. A Napoli Confesercenti ha sfilato con croci di legno. E nelle stesse ore da Aosta a Palermo ristoranti, bar e pizzerie hanno riaperto ignorando le zone rosse. Paolo Bianchini nota: «Per l'Istat il 45% delle imprese è a rischio, noi siamo quel 45%: riapriamo per non morire; il governo lo capisca. Le multe non ci spaventano. Non ci bastano i ristori che sono umilianti. Ci serve il blocco delle licenze per tre anni, lo stop agli sfratti e il rimborso dei costi fissi abolendo le tasse per un anno. So che Matteo Salvini è d'accordo. Se non succede questo la ristorazione è finita come tutti coloro ai quali, dalle palestre alle partite Iva, è stato impedito di lavorare».Poi però c'è quella telefonata del Siulp. È clamorosa, una smentita del ministro dell'Interno che si è affannata a denunciare infiltrazioni nei cortei, è uno schiaffo in faccia ai soliti commentatori per i quali le partite Iva sono tutte presunti evasori, ai professionisti dell'indignazione democratica che hanno gridato «in piazza sono tutti fascisti» solo perché c'era qualche militante di Casa Pound. Un pericolo d' infiltrazione c'è, ma è quello delle mafie che non aspettano altro che poter ghermire le aziende che il governo ha portato sull'orlo del fallimento. Lo dicono proprio i poliziotti. Il Siulp afferma: «Solidarietà e vicinanza al collega ferito in piazza Montecitorio durante la manifestazione dei ristoratori e di altre attività. Il governo però deve ascoltare le ragioni di questa protesta affinché questi cittadini possano ritrovare la tranquillità e le condizioni per riprendere le loro attività lavorative». Felice Romano aggiunge: «Se per chi protesta non può essere la violenza la strada da seguire chi governa non può rinviare allo scontro di piazza la risposta alle legittime aspettative di chi si vede erodere tutti i sacrifici di una vita spesa nel lavoro». E aspetta risposte. Arriveranno forse in parte oggi dalla Conferenza Stato Regioni. Il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini si è sbilanciata: «Possiamo pensare di riaprire qualcosa dal 20 aprile, ma da maggio ci sarà un vero allentamento; dobbiamo subito varare un nuovo scostamento di bilancio da 30 miliardi e destinarlo tutto al sostegno delle imprese». Niente però filtra da Mario Draghi che pure Matteo Salvini è tornato a incalzare: «La Lega è dalla parte di chi protesta pacificamente e chiede di riaprire le proprie attività, a patto che i dati sanitari lo consentano. Non sono tollerabili chiusure ideologiche che rischiano di rovinare milioni di famiglie. Bene l'idea del Mio di bloccare le nuove licenze di acquisto per bar e ristoranti per tre anni.» Roberto Speranza però resta fermo sulle chiusure e anche il suo vice Pierpaolo Sileri non lascia margini: «Riaperture? Semmai se ne parla dopo il 30 aprile». Ma da ieri i ristoranti hanno fatto da soli.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)