2020-07-21
I rimborsi di Arcuri sono una roulette Se in pochi sbagliano, nessuno vede i soldi
Il commissario minaccia di non pagare tutti i farmacisti in regola per le mascherine low cost: basta solo il 20% dei colleghi in errore.Farmacisti sul piede di guerra con il commissario straordinario Domenico Arcuri. Il motivo appare chiaro: molti rivenditori al dettaglio avevano comprato a prezzo pieno le mascherine per poi essere costretti, come imposto dall'esecutivo durante il lockdown, a rivendere questi presidi medici a prezzo calmierato, 0,5 euro più Iva (0,68 in totale). Ora, però, il rimborso previsto da Invitalia, società di cui Arcuri è ad, fatica ad arrivare. Il punto è che, all'interno del protocollo di intesa tra Federfarma e il commissario straordinario si prevede che, nell'ambito dei controlli a campione messi in atto dalla struttura commissariale, nel caso di «un numero di farmacie superiore al 20% di tale campione non consentirà a Promofarma l'emissione della nota di debito rappresentativa delle richieste di tutte le farmacie, bloccando in tal modo la procedura di ristoro per tutte le farmacie interessate e determinando necessariamente una nuova fase di confronto con la struttura commissariale e la conseguente dilazione temporale della chiusura delle procedure di liquidazione». In parole povere, nel caso di un numero di irregolarità superiore al 20% del totale dei campioni controllati, il rimborso si ferma per tutti. «Non è che non verranno rimborsate le farmacie», spiega alla Verità Alberto D'Ercole, direttore generale di Federfarma, «ma la procedura di rimborso subirà inevitabilmente un rallentamento anche per chi ha presentato la documentazione corretta. Ieri c'è stato sul tema un primo incontro con lo staff di Arcuri per trovare una soluzione. Non siamo contro i controlli perché è giusto che lo Stato rimborsi solo chi ne ha diritto, ma stiamo lavorando per trovare un accordo. Ci aspettiamo che una soluzione definitiva verrà trovata entro i primi dieci giorni di agosto», spiega il dg di Federfarma. Quel che è peggio è che anche nel caso in cui il rimborso venga accordato, le tempistiche sono comunque lunghe e questo finisce per indebolire le spalle dei farmacisti. Al momento, spiega D'Ercole alla Verità le tempistiche prevedono un rimborso nel giro di 60 giorni dagli accertamenti. Il che significa che per vedere il denaro i farmacisti dovranno attendere qualche mese. Federfarma si sta adoperando per far iniziare il conteggio dei 60 giorni dal momento in cui partono i controlli. L'obiettivo è chiaramente quello di ridurre le tempistiche e la speranza è che, anche su questo tema, si possa trovare un'intesa entro i primi giorni di agosto. Quello che è certo è che, mentre il prezzo calmierato veniva imposto a tutti, la procedura di rimborso per i professionisti è ben più complicata e meno immediata. Innanzitutto perché le richieste di ristoro per tutte le mascherine pagate più di 40 centesimi (più iva) si potevano fare solo dopo il 30 giugno (quando cioè è terminato il periodo di garanzia nel quale le farmacie erano autorizzate ad acquistare le mascherine a prezzi anche più alti). Poi perché i farmacisti potranno chiedere il rimborso solo una volta che le scorte di magazzino saranno esaurite (non prima), con la data d'ingresso in magazzino certificata dalla fattura di acquisto e dal documento di trasporto.«Le farmacie», spiega la circolare di Federfarma «sono pertanto invitate a non procedere all'emissione di alcun documento contabile e, qualora lo avessero già fatto, attendere le istruzioni in arrivo». In ogni caso, anticipa la federazione «il documento contabile che dovrà essere emesso da parte delle farmacie interessate al ristoro sarà una nota di debito fuori campo iva, veicolata attraverso il Sistema di interscambio (Sdi) con il file xml della fattura elettronica».Per avere il rimborso, i documenti da presentare sono diversi e le irregolarità che potrebbero rallentare il ristoro, non sono sempre frutto di truffe o illeciti ma, più spesso, di problemi burocratici. Come recita la circolare firmata da Federfarma, la documentazione tecnica da presentare per ottenere il rimborso delle mascherine consiste: nella certificazione Ce e nella documentazione che accompagna i prodotti marcati Comunità europea, oppure, nel caso di mascherine provenienti da Paesi al di fuori dell'Ue servirà presentare una autocertificazione resa dal produttore o da chi le ha immesse in commercio, accompagnata dalla rispondenza dell'Istituto superiore di sanità.C'è poi tutta la documentazione amministrativa. L'accordo prevede che si debba presentare la fattura di acquisto che ogni singola farmacia farà pervenire, attraverso la propria associazione provinciale, a Promofarma. A questa si deve aggiungere l'estratto del gestionale di magazzino riferito alle mascherine di cui si chiede il rimborso e una dichiarazione resa dal legale rappresentante della farmacia circa il diritto al rimborso, accompagnata anche da una dichiarazione di conformità da parte del commercialista o del revisore contabile. Le carte da presentare, insomma, sono molte e le tempistiche non certo brevi. Non resta che sperare che Federfarma riesca a trovare una soluzione. Diversamente, anche per i farmacisti potrebbero essere tempi bui.