2022-02-08
I prof trasformati in controllori del certificato verde dei loro studenti
In caso di contagi in classe, il decreto del 27 gennaio prevede la verifica quotidiana del green pass. Che spetterà ai docenti.Nascosto fra le righe del decreto legge del 27 gennaio, che tra le altre cose introduce nuove disposizioni in merito ai protocolli in vigore per i casi di Covid nelle scuole, spuntano due righe inquietanti. La riammissione in classe dopo la sospensione delle attività didattiche a seguito di casi di positività per gli alunni che non debbono effettuare test antigenico o molecolare, «può essere controllata mediante l’applicazione mobile per la verifica delle certificazioni verdi». Questo vuol dire che, nell’eventualità che debbano essere accertati casi di positività nelle classi, si potrà frequentare in presenza solo dopo aver esibito il green pass. Questo strumento infernale, che ormai serve per fare qualunque cosa, anche comprare cose che non siano un bene di prima necessità, adesso servirà anche nelle scuole. Insomma, non lo hanno detto chiaramente, forse per pudore, ma per andare a scuola servirà il green pass. Per ora solo nelle classi dove vengano accertati casi di positività, ma la china è chiara. L’elemento infatti crea un pericoloso precedente in una scuola che non accoglie più tutti in nome dell’inclusività, ma si limita a divenire un privilegio per pochi. Una discriminazione messa nero su bianco tra le righe di un decreto illeggibile e incomprensibile. Il Miur ha emesso anche un vademecum che riassume tutte le disposizioni in vigore per chiarire alle famiglie e alle scuole come comportarsi nel caso in cui vengano accertati casi di Covid. Tra le varie indicazioni si dispone che: «A coloro che possiedono un’idonea certificazione di esenzione dalla vaccinazione è riconosciuta la possibilità di svolgere l’attività didattica in presenza». Inoltre «la didattica in presenza avviene su richiesta di coloro che esercitano la responsabilità genitoriale per i minori e degli alunni direttamente interessati se maggiorenni». I genitori dovranno quindi chiedere il permesso di mandare i propri figli a scuola e potranno farlo solo se in grado di dimostrare che gli studenti abbiano completato il ciclo vaccinale o che siano guariti da meno di 120 giorni. Questo potrà avvenire tramite green pass.Nello stesso documento, per la scuola primaria, con «5 o più casi di positività», è indicata come condizione per il rientro in classe la «verifica quotidiana tramite l’app “Verifica C-19” per i 5 giorni successivi alla conoscenza dell’ultimo caso». Idem per la secondaria, ma con soli «2 o più casi di positività». Chi dovrà controllare che i ragazzi siano in regola? Proprio gli insegnanti che fra didattica a distanza, didattica integrata e protocolli Covid vari hanno ceduto il loro ruolo di educatori per diventare dei meri controllori. Tra mascherine, gel e distanziamento, sono esecutori di linee guida che promettono di essere sempre più permissive, ma che di fatto dimostrano di essere sempre più stringenti.L’immagine che ne viene fuori è tristissima. File di bambini e ragazzi con cellulare pronto alla mano, con un codice a barre pronto da esibire. Neanche nei film distopici più fantasiosi si è mai assistito ad una scena del genere. Inoltre, i piccolini delle elementari spesso non posseggono un cellulare e allora vien da chiedersi se dovranno andare in giro con un foglio in mano, o appeso al collo forse. Tutto per dimostrare di essere degni di entrare in classe. Il governo dei migliori sta facendo proprio questo. Esprimere una società dei migliori, tutti vaccinati e schedati. Pronti per essere riconosciuti e messi in un angolo quando necessario.La dittatura digitale è iniziata ed è sotto gli occhi di tutti. Come già scriveva La Verità, infatti, il green pass serve per il green pass. Non è una misura sanitaria come tutti pensavano ma un modo per registrare i dati anagrafici della popolazione e creare un precedente. La scuola sembra essere il laboratorio perfetto per questo esperimento. In questi mesi, decreto dopo decreto, riflette ciò che di peggio è uscito dalla burocrazia digitale di questo Paese. Nel frattempo, i presidi si stanno dimostrando reticenti ad applicare le nuove regole e in molti casi attendono che siano le Asl a confermare i nuovi protocolli. Continua ad esserci grande difficoltà di coordinamento tra dipartimenti sanitari e istituti scolastici, infatti, e le faq del ministero in cui si indica che le nuove norme vanno applicate anche alle quarantene già attivate, ha mandato tutti nel caos. L’unico modo per mettere fine a questa giungla di regole e decreti sarebbe l’abolizione di tutti i protocolli, per normalizzare la scuola e rendere il Covid una malattia come le altre, per la quale se si è ammalati bisogna rimanere a casa. Questa volontà però non c’è e lo dimostra l’introduzione, ben nascosta tra le righe, del green pass per andare a scuola. E se mai lo aboliranno, cosa impedirà di reinserirlo per una qualsiasi altra emergenza? Assolutamente nulla.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)