
La strigliata dell'arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, a Loreto per la festa di San Luigi, re di Francia: «Come fidarsi delle persone che non rispettano le proprie convinzioni? Oggi sedicenti cattolici sono pronti a soprassedere alla loro fede per arrivare a una poltrona».«Come fidarsi delle persone che non rispettano le proprie convinzioni?». Questa domanda è risuonata all'interno della Basilica della Santa Casa di Loreto lo scorso 30 agosto, quando il vescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit, ha interrogato i presenti durante l'omelia della messa che ha celebrato per la festa di San Luigi re di Francia, Luigi IX (1214-1270) il re della cristianità.La domanda di Aupetit non è generica, ma il vescovo l'ha posta nei confronti dei governanti che in nome della real politik abdicano con leggerezza dalle loro convinzioni, barattandole con altri interessi. Il pensiero va soprattutto ai politici che si dicono cattolici e hanno un concetto di laicità un po' confuso, come ad esempio l'ex boy scout Matteo Renzi quando in occasione dell'approvazione della legge sulle unioni civili disse che aveva «giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo». Questa, peraltro, è la scuola dei cattolici adulti già testimoniata a suo tempo da Romano Prodi, una scuola per cui la laicità consiste di fatto nella totale separazione delle proprie convinzioni etico antropologiche dall'azione politica, come se quelle convinzioni fossero solo questioni fideistiche. Ma l'esempio, purtroppo, potrebbe darsi anche per uomini di Chiesa, sacerdoti, vescovi e religiosi, lesti nell'entrare a gamba tesa nelle scelte politiche, e persino partitiche, di un Paese, anche se la discesa in campo è per formazioni che promuovono leggi (eutanasia, droga libera, matrimonio omosessuale, etc.) in aperto contrasto con l'antropologia cristiana. Alla domanda se fidarsi di questi governanti che non rispettano le loro convinzioni, il vescovo di Parigi risponde senza peli sulla lingua: «Possiamo essere sicuri che non difenderanno le nostre. L'etica non è geometricamente variabile, oscillando tra un'etica della responsabilità e un'etica della convinzione. C'è solo un'etica, basata su questa domanda fondamentale che ha costruito le civiltà: “Cosa bisogna fare per fare bene?"».Il bene, vuole ricordare Aupetit, non ammette mezze misure e non è barattabile in nome di qualche compromesso, o peggio di qualche poltrona. Il vescovo di Parigi porta l'esempio di San Luigi dei francesi, re, santo, statista e crociato, che viene posto in confronto a quei politici che sono portati a giustificare scelte «che vanno contro la legge naturale e la legge di Dio». Questi, «in nome di un'etica di responsabilità dovuta alle loro funzioni, non esitano a spazzare via le convinzioni personali che hanno sostenuto». Sono «sedicenti cattolici», dice ancora Aupetit, che «oggi sono pronti a soprassedere alle verità evangeliche e alla loro fede cristiana per arrivare al potere».Luigi IX, invece, è stato «un re che ha ricevuto e rispettato il suo battesimo in modo coerente e ha integrato il Vangelo nella sua vita personale e nel suo modo di governo». Perché, ha chiosato il vescovo, aveva capito che «essere un figlio di Dio è più importante dell'essere re di Francia, presidente della Repubblica, primo ministro o arcivescovo di Parigi». Il re della settima e ottava crociata, il re che puniva la sregolatezza morale dei suoi sudditi, il re che fu marito e padre esemplare, il re che si preoccupò di nominare una magistratura affidabile e onesta, il re che istituì i governatori locali, il re del Trattato di Parigi (1259), il re amico dei francescani e dei domenicani per sradicare l'eresia, questo è stato un santo re. «Ha combattuto i nemici del suo Paese, ma li ha rispettati mentre cercava sempre una pace giusta», ha detto Aupetit. «La sua pietà provocò l'ammirevole stupore del sultano che lo aveva fatto prigioniero. Ha saputo rendere una vera giustizia nell'equità senza favorire i grandi e ha sempre cercato profondamente il bene dei suoi sudditi».Nell'aprile scorso quando Aupetit celebrò la prima messa nella cattedrale di Notre Dame dopo il rogo che l'ha distrutta, disse che «come ogni edificio, la cattedrale include una pietra angolare che porta l'intero edificio. Questa pietra angolare è Cristo. Se togliamo questa pietra, questa cattedrale crollerebbe. Sarebbe un guscio vuoto, uno scrigno senza gioielli, uno scheletro senza vita, un corpo senza anima». È la stessa fine che fa un politico cattolico quando pensa di poter costruire il bene comune barattandolo con un minor male o, peggio, svendendo le proprie convinzioni per un piatto di lenticchie.«San Luigi», ha concluso Aupetit a Loreto, «ci ha mostrato che il Vangelo è il modo di vivere, della vita privata, certamente, ma anche della vita pubblica e delle sue responsabilità, anche se sono considerevoli. Possa il nostro buon re San Luigi ispirare i governi della Francia e quelli di tutto il mondo».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.