2021-12-02
I pediatri provano a spaventare i genitori
«Senza dose c’è un rischio del 100% di tamponi e quarantene», avvertono gli esperti in una lettera paventando scenari apocalittici. Nel mirino c’è la fascia 5-11 anni sui cui è tornato lo spettro della Dad. Intanto il tracciamento nelle scuole finisce in carico a Francesco Paolo Figliuolo.We don't need no thought control: il 30 novembre del 1979, esattamente 42 anni fa, usciva l’album The Wall, capolavoro dei Pink Floyd, e questo verso, cantato da un coro di bambini, è quanto mai profetico. La traduzione è «Non abbiamo bisogno di alcun controllo del pensiero»: leggendo la lettera scritta dai pediatri italiani a proposito delle vaccinazioni ai bambini, infatti, ci troviamo di fronte a un documento per molti aspetti inquietante, che va a incidere sulla psicologia dei genitori, paventando prospettive apocalittiche per i loro bimbi, se non dovessero essere vaccinati come mainstream e case farmaceutiche comandano. Una lettera che va ben oltre l’informazione scientifica, quella sottoscritta da Società italiana di pediatria, Federazione italiana medici pediatri, Associazione culturale pediatri e Federazione delle società scientifiche e delle associazioni di area pediatrica, che incoraggiano, per usare un eufemismo, la vaccinazione dei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni, utilizzando argomentazioni francamente inaccettabili.«I dati a nostra disposizione», scrivono tra l’altro i pediatri italiani, «ci dicono che, se non si vaccina, il bambino avrà una probabilità vicina al 100%, nel corso di un anno, di dover eseguire esami diagnostici (tamponi) in caso di febbre o di altri sintomi correlabili al Covid-19 e di essere sottoposto a quarantena nel caso di positività». Siamo, come è evidente, di fronte a un odioso ricatto: si tende a instillare nelle menti dei genitori lo scenario del proprio bambino costretto nel corso dell’anno scolastico a sottoporsi a una serie di tamponi, tra l’altro molecolari e quindi invasivi, poiché i tamponi salivari, estremamente più comodi, sono inspiegabilmente spariti dalla scena. Tamponi e quarantene: i bambini figli di genitori «cattivi», che non li hanno fatti vaccinare, secondo questa lettera andranno dunque incontro a sofferenze e isolamento, mentre quelli figli dei genitori «buoni», che li hanno invece fatti vaccinare, saranno tranquilli, sereni e con il naso immacolato. Ma andiamo avanti: se vaccinato, il bambino, secondo i pediatri italiani, «può ridurre la necessità di quarantene, diventando anche più libero di partecipare ad attività extrascolastiche e di muoversi». L’incubo è sempre più terribile: il genitore che non se la sente di far vaccinare i propri figli sarà responsabile di traumi veri e propri, come può essere quello di un bimbo al quale viene impedito di andare in gita con i compagni di classe, o giocare a pallone, o partecipare alla recita di Natale (si può dire Natale, vero?).Il finale della lettera, se non ci fosse da piangere, farebbe ridere: «Ricordiamoci che», scrivono i pediatri, «soprattutto con i bambini dagli 8 ai 9 anni (anche se ovviamente a decidere saranno i genitori), i termini della questione possono essere discussi insieme. Si tratta di un esercizio dall’indubbio valore cognitivo e civico, un’occasione di dialogo di cui certamente hanno piacere di parlare». Avete letto bene, i genitori dovrebbero andare dai figli di 8 anni e chiedere: «Figlio mio bello, vuoi essere vaccinato o no? Attento che i pediatri dicono che se rispondi no, dovrai farti decine di tamponi, non sarai libero di partecipare alle attività e rischi di passare settimane intere in quarantena”». Messa così, che pensate che risponderebbero, i bambini? Tra l’altro, gli italiani hanno compreso benissimo che essere vaccinati non elimina la possibilità di contagio: dunque, se un genitore vede che il figlio, vaccinato o no, ha la tosse e la febbre, state certi che per togliersi ogni preoccupazione un tampone lo fa fare comunque. È evidente che questa lettera, quanto meno nelle parti che abbiamo evidenziato, altro non è che un modo per esercitare una pressione emotiva sui genitori, affinché si convincano a far vaccinare i propri figli, seppure controvoglia. Come se non bastassero i pasticci sulla didattica a distanza, il caos informativo, le circolari che durano 24 ore e poi vengono capovolte, ora a terrorizzare i genitori con bambini di età compresa tra 5 e 11 anni arrivano anche i pediatri e addirittura i soldati. La presidenza del Consiglio dei ministri, fa sapere il governo, ha chiesto al generale Francesco Paolo Figliuolo di elaborare un piano di intervento di screening riguardante le scuole, mirato a incrementare l’attività di verifica rapida di eventuali casi di infezione da Covid, all’interno di classi e gruppi, e facilitare il proseguimento dell’attività didattica in presenza. È previsto l’impiego sistematico della rete degli 11 laboratori di biologia molecolare della Difesa già presente in otto Regioni, in grado di processare tamponi molecolari effettuati a domicilio da team mobili militari, oltre al possibile dispiegamento di due laboratori mobili. In sostanza, i soldati andranno a tamponare a domicilio i nostri bambini, si spera non in divisa e senza il fucile d’assalto.
Ecco #DimmiLaVerità del 7 novembre 2025. Il deputato di Fdi Giovanni Maiorano illustra una proposta di legge a tutela delle forze dell'ordine.
Un appuntamento che, nelle parole del governatore, non è solo sportivo ma anche simbolico: «Come Lombardia abbiamo fortemente voluto le Olimpiadi – ha detto – perché rappresentano una vetrina mondiale straordinaria, capace di lasciare al territorio eredità fondamentali in termini di infrastrutture, servizi e impatto culturale».
Fontana ha voluto sottolineare come l’esperienza olimpica incarni a pieno il “modello Lombardia”, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e sulla capacità di trasformare le idee in progetti concreti. «I Giochi – ha spiegato – sono un esempio di questo modello di sviluppo, che parte dall’ascolto dei territori e si traduce in risultati tangibili, grazie al pragmatismo che da sempre contraddistingue la nostra regione».
Investimenti e connessioni per i territori
Secondo il presidente, l’evento rappresenta un volano per rafforzare processi già in corso: «Le Olimpiadi invernali sono l’occasione per accelerare investimenti che migliorano le connessioni con le aree montane e l’area metropolitana milanese».
Fontana ha ricordato che l’80% delle opere è già avviato, e che Milano-Cortina 2026 «sarà un laboratorio di metodo per programmare, investire e amministrare», con l’obiettivo di «rispondere ai bisogni delle comunità» e garantire «risultati duraturi e non temporanei».
Un’occasione per il turismo e il Made in Italy
Ampio spazio anche al tema dell’attrattività turistica. L’appuntamento olimpico, ha spiegato Fontana, sarà «un’occasione per mostrare al mondo le bellezze della Lombardia». Le stime parlano di 3 milioni di pernottamenti aggiuntivi nei mesi di febbraio e marzo 2026, un incremento del 50% rispetto ai livelli registrati nel biennio 2024-2025. Crescerà anche la quota di turisti stranieri, che dovrebbe passare dal 60 al 75% del totale.
Per il governatore, si tratta di una «straordinaria opportunità per le eccellenze del Made in Italy lombardo, che potranno presentarsi sulla scena internazionale in una vetrina irripetibile».
Una Smart Land per i cittadini
Fontana ha infine richiamato il valore dell’eredità olimpica, destinata a superare l’evento sportivo: «Questo percorso valorizza il dialogo tra istituzioni e la governance condivisa tra pubblico e privato, tra montagna e metropoli. La Lombardia è una Smart Land, capace di unire visione strategica e prossimità alle persone».
E ha concluso con una promessa: «Andiamo avanti nella sfida di progettare, coordinare e realizzare, sempre pensando al bene dei cittadini lombardi».
Continua a leggereRiduci
Francesco Zambon (Getty Images)