
Non sono le grandiose pagine marinare di Moby Dick, ma quelle buffe di Spugna e Capitan Uncino a raccontare l'ultima moda dei politici di sinistra.Sguardo all'orizzonte e ciambella di salvataggio a portata di mano perché non si sa mai, i parlamentari sono da mesi alla disperata ricerca di navi Ong da abbordare tipo Pirati dei Caraibi. Perché oggi fa molto trendy stare a babordo e rilasciare interviste strappalacrime tra i flutti mentre tutt'attorno poveri migranti si chiedono chi siano e perché, invece di aiutarli a scendere, si preparano i lettini di gomma a favore di selfie.Più abile degli altri si è rivelato il deputato di Sinistra italiana, Erasmo Palazzotto, che addirittura ha conquistato i galloni di capo missione sul veliero Alex della Mediterranea saving humans, che ieri ha forzato il blocco facendo rotta verso Lampedusa. Dove, appena pochi giorni fa, è approdata la Sea Watch della «capitana» Carola Rackete con a bordo una folta delegazione di rappresentanti del popolo italiano: Riccardo Magi (+Europa), Nicola Fratoianni (Sinistra italiana), Matteo Orfini, Davide Faraone e Graziano Delrio (Pd). Quest'ultimo incidentalmente ex ministro dei Trasporti, che nulla è riuscito a dire sullo speronamento della nave della Guardia di finanza a ridosso della banchina. I commenti, anzi, sono stati tutti a favore della giovane timoniera tedesca. «In quel momento ho pensato: se fossi io al suo posto, agirei esattamente come lei. Veniva da giorni di presa in giro e noi stessi ci eravamo spesi e ottenuto impegni da parte del governo. Lo stato a bordo era diventato insopportabile, per un atteggiamento del governo che non saprei definire altrimenti: agghiacciante», ha raccontato con partecipazione Orfini alla Stampa, subito dopo lo sbarco. Quando è stato immortalato in uno scatto diventato ormai leggendario: aggrappato al più alto e robusto collega di partito, e di Camera, Gennaro Migliore che lo guarda intenerito come a dire: «Tutto a posto, ci sono io ora». La stessa compagnia di giro era stata avvistata, a sfidare Poseidone e il buon senso, anche nel gennaio scorso (con l'aggiunta di due big come gli ex ministri Maurizio Martina e l'azzurra Stefania Prestigiacomo) per un sopralluogo a Siracusa, sempre sulla Sea Watch. In quell'occasione, furono multati dalla Guardia costiera per avere violato il divieto di avvicinamento all'imbarcazione e fecero il diavolo a quattro per non pagare. Su questo, Carola è stata molto più dignitosa.Scene identiche si erano registrate nel novembre e nel luglio 2018 sulle imbarcazioni delle Ong Open Arms e Sea Eye con tanto di frasi fatte che vengono tranquillamente riciclate a ogni nuova incursione tra le onde da parte dei nostri intrepidi. Valga per tutti la dichiarazione di Palazzotto che, in poche righe, condensa tutto il pensiero dei bucanieri con lo scranno e lo stipendio parlamentare. «Qui a bordo non c'è niente da nascondere, ci sono sei giornalisti internazionali, un giocatore dell'Nba che fa il volontario e un deputato italiano. Tutti testimoni di un crimine disumano. Abbiamo qualcosa da proteggere, una sopravvissuta, una testimone che ha bisogno di protezione e che non consegneremo a un governo che è complice e finanziatore dei criminali che l'hanno abbandonata in mezzo al mare». Vale la pena soffermarsi a questo punto sui giornalisti che vengono ospitati sulle navi delle Organizzazioni non governative. Si tratta per lo più di giornalisti-attivisti che hanno un compito non particolarmente gravoso: magnificare le gesta dei soccorritori e costruire una narrazione che serva a raccogliere fondi e ad accarezzare l'opinione pubblica di riferimento. Cronisti selezionati attraverso criteri che rispondono anzitutto alla vicinanza ideologica della testata, e non certo liberi di scrivere anche ciò che magari conviene tener nascosto. Per questo, alla fine, tra poppa e prua troviamo sempre le stesse penne: Il Manifesto, la Repubblica, Left, Avvenire e pochi altri. La comunicazione è strategica in questa partita tutta politica dei salvataggi in mare, come dimostra la scelta delle Ong di arruolare, oltre a cuochi, ufficiali e tecnici elettricisti, addetti stampa e social media manager. Non basta navigare tra Lampedusa e l'area di ricerca e salvataggio di fronte alla Libia, bisogna tener dritta la barra anche nel mare tempestoso di Facebook e del web.
Elly Schlein (Ansa)
Nicola Fratoianni lo chiama per nome, Elly Schlein vi vede una «speranza», Stefano Patuanelli rilancia la patrimoniale.
Brutte notizie per Gaetano Manfredi, Silvia Salis, Ernesto Maria Ruffini e tutti gli altri aspiranti (o presunti tali) federatori del centrosinistra: il campo largo italiano ha trovato il suo nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani, ha 34 anni, è il nuovo sindaco di New York, che del resto si trova sullo stesso parallelo di Napoli. La sua vittoria ha mandato in solluchero i leader (o sedicenti tali) della sinistra italiana, che vedono nel successo di Mamdani, non si riesce bene a capire per quale motivo, «una scintilla di speranza» (Alessandro Alfieri, senatore Pd). Ora, possiamo capire che l’odio (si può dire odio?) della sinistra italiana per Donald Trump giustifichi il piacere di vedere sconfitto il tycoon, ma a leggere le dichiarazioni di ieri sembra che il giovane neo sindaco di New York le elezioni le abbia vinte in Italia.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 6 novembre con Carlo Cambi
Zohran Mamdani (Ansa)
Il pro Pal Mamdani vuole alzare le tasse per congelare sfratti e affitti, rendere gratuiti i mezzi pubblici, gestire i prezzi degli alimentari. Per i nostri capetti progressisti a caccia di un vero leader è un modello.
La sinistra ha un nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani e, anche se non parla una sola parola d’italiano, i compagni lo considerano il nuovo faro del progressismo nazionale. Prima di lui a dire il vero ci sono stati Bill Clinton, Tony Blair, José Luis Rodriguez Zapatero, Luis Inàcio Lula da Silva, Barack Obama e perfino Emmanuel Macron, ovvero la crème della sinistra globale, tutti presi a modello per risollevare le sorti del Pd e dei suoi alleati con prime, seconde e anche terze vie. Adesso, passati di moda i predecessori dell’internazionale socialista, è il turno del trentaquattrenne Mamdani.
Antonio Forlini, presidente di UnaItalia, spiega il successo delle carni bianche, le più consumate nel nostro Paese






