2020-05-13
Il notaio: «Gli studi minori soffocati da governo e associazioni. A discapito dei cittadini»
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L'emergenza sanitaria ha fatto peggiorare le tensioni interne alla categoria. Le imposizioni dei consigli nazionali sono già state sanzionate dall'Antitrust nel 2017. Riccardo Genghini: «Da oltre 10 anni il notariato è impegnato a controllare e redistribuire il lavoro ordinario fra i notai, colpendo gli studi i più organizzati, efficienti e spesso anche più economici»L'inchiesta della procura di Roma dove sono indagati il presidente del consiglio notarile Cesare Felice Giuliani, l'ex coordinatore della commissione deontologia e vigilanza, Antonio Sgobbo, e l'ex consigliere e segretario Romolo Rummo. Sono accusati di concussione e abuso d'ufficio per aver pilotato gli incarichi migliori sui loro stessi studi professionali attraverso la minaccia «di possibili conseguenze negative sulla loro vita professionale». Lo speciale contiene due articoliNon c'è solo l'emergenza sanitaria a mettere in crisi economica la categoria dei notai, tra i professionisti italiani con il reddito più alto ma in difficoltà come tutti gli altri lavoratori. Accade così che su 5148 professionisti più di 1000 abbiano già fatto richiesta di cassa integrazione. I più giovani rischiano di chiudere. Gli studi più grandi non riescono ad ammortizzare le spese e pagare gli affitti. «Fino adesso abbiamo pagato di tasca nostra perché non vogliamo licenziare nessuno, però i sussidi promessi non si sono visti» dice a La Verità Riccardo Genghini, titolare dello studio Genghini e Associati con sede a Milano. «Stiamo anticipando noi la cassa integrazione. Realtà come la nostra non possono stare chiuse per 7 mesi: è sconcertante l'emendamento presentato dal ministro della giustizia, pare su istanza del Consiglio nazionale del notariato, che chiedeva immotivatamente la chiusura degli uffici notarili fino al 31 ottobre. Per fortuna bocciato dalla Ragioneria generale dello Stato». L'universo del notariato era già in subbuglio prima dell'emergenza Covid 19. Diversi notai protestano da tempo per le intromissioni nel mercato da parte dei consigli distrettuali e di consorzi come Asnodim, associazione finita nel mirino dell'autorità garante della concorrenza e del mercato e persino della procura di Roma. L'antitrust lo ha messo nero su bianco in una decisione del 2017, spiegando che «è stato delineato un sistema di affidamento degli incarichi notarili, nel contesto delle dismissioni pubbliche, preclusivo di ogni possibilità per i notai del distretto di offrire i propri servizi secondo dinamiche competitive e per gli inquilini di beneficiare di tale confronto per scegliere il notaio a cui affidare l'incarico». In pratica i consigli notarili, con l'obiettivo di distribuire il lavoro a tutti i notai, in realtà penalizzano diversi studi e soprattutto non permettono ai cittadini di spendere meno per rogiti, surroghe bancarie o acquisti immobiliari. E per di più possono anche punire i singoli studi, tramite organi disciplinari composti da altri colleghi che possono avere tutto l'interesse a penalizzarli. L'emergenza sanitaria ha peggiorato la situazione. L'articolo 27 della legge notarile vieta ai notai di rifiutarsi di stipulare gli atti notarili, soprattutto durante le epidemie (art. 142), invece molti consigli notarili hanno "suggerito" ai notai di "rinviare tutto il rinviabile" sotto minaccia di controlli e ispezioni: voi notai come vi regolate ? «Siamo pubblici ufficiali, dobbiamo applicare la legge secondo coscienza. Questo significa che se il mio consiglio distrettuale mi autorizza/invita a rinviare gli atti notarili, mi trovo davanti a difficile dilemma: seguire le indicazioni del consiglio, ma se il cittadino mi fa causa, o mi denuncia per omissione di atti di ufficio, potrebbe avere ragione; ignorare i suggerimenti del consiglio, con il rischio poi di essere oggetto di ispezioni e procedimenti disciplinari». Tra gli esempi calzanti c'è quello della surroga bancaria, ovvero quando un cittadino decide di sostituire il mutuo in banca. «La circolare del Consiglio di Milano ci ha detto che questo tipo di atti pubblici si può rinviare. Però la legge riconosce il mutuatario il diritto ottenere la portabilità entro 30 giorni sanzionando il ritardo con una penale dell'1% sul debito residuo per ogni mese o frazione di ritardo. In media sono 800 euro al mese che il cittadino ha il diritto di ricevere dalla banca che voleva cambiare, la quale poi ha il diritto di rivalersi sui notai che hanno rinviato la stipula delle surroghe» ricorda Genghini. «Se si leggono le numerose decisioni di condanna dell'Antitrust, sembra che da oltre 10 anni il notariato sia impegnato a controllare e redistribuire il lavoro ordinario fra i notai, colpendo gli studi i più organizzati ed efficienti (e spesso anche più economici), per avvantaggiare gli altri. Sembrerebbe che siamo l'unica categoria in cui il successo professionale e l'efficienza sono colpe che vengono perseguite dalle istituzioni». In effetti, negli atti giudiziari della vicenda Asnodim si legge che da anni dietro le dismissioni immobiliari degli enti previdenziali ci sono state le pressioni del consiglio notarile e della stessa associazione, che utilizzando lo spauracchio del procedimento disciplinare, hanno impedito ad altri colleghi di svolgere il loro lavoro. L'emergenza Covid ha aumentato ancora di più la pressione. Basti pensare che sono stati vietati gli atti telematici per l'immobiliare, mentre sono stati ammessi quelli per le assemblee sociali (in particolare le quotate). In questo modo la modernizzazione e semplificazione ha avvantaggiato i pochissimi studi notarili che si occupano di operazioni straordinarie e che lavorano a stretto contatto con il Mef per i quali il lockdown non è più un problema. Contemporaneamente i consigli stanno controllando il lavoro ordinario svolto in questi mesi dagli altri notai, per verificare se hanno rinviato il rinviabile per tutti gli altri atti. Possono chiedere i repertori del lavoro svolto e sembrano intenzionati a punire chi ha lavorato più del "giusto". «È molto difficile svolgere il servizio pubblico notarile in queste condizioni di incertezza: l'economia e la legislazione si muovono in una direzione, il notariato a volte sembra andare nella direzione opposta» conclude il notaio Genghini. Riccardo Genghini<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-notai-strozzati-da-governo-e-associazioni-di-categoria-e-a-pagare-sono-i-cittadini-2645990148.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lindagine-nata-dalla-denuncia-di-un-piccolo-notaio-nel-2015" data-post-id="2645990148" data-published-at="1589386500" data-use-pagination="False"> L'indagine nata dalla denuncia di un piccolo notaio nel 2015 E' la punta dell'iceberg di un sistema malato che oltre a punire i notai che svolgono il loro lavoro danneggia i cittadini, costretti spesso a spese folli per un atto notarile. L'inchiesta della procura di Roma portata avanti da Roberto Felici e chiusa il 21 febbraio scorso rischia di scoperchiare il vaso di pandora del notariato, i gruppi di potere e la totale mancanza di concorrenza tra gli studi, danneggiando i più giovani o chi non è legato a lobby politiche. Tutto nasce da una denuncia nel 2015 del notaio Andrea Mosca, assistito dagli avvocati Pierpaolo Dell'Anno e Michelangelo Curti. Dopo 5 anni e persino un'archiviazione poi scongiurata, ora a finire indagati sono il presidente del consiglio notarile di Roma, Cesare Felice Giuliani, l'ex coordinatore della commissione deontologia e vigilanza, Antonio Sgobbo, e l'ex consigliere e segretario Romolo Rummo. Sono accusati di concussione e abuso d'ufficio per aver pilotato gli incarichi migliori sui loro stessi studi professionali attraverso la minaccia «di possibili conseguenze negative sulla loro vita professionale». Perché, «abusando della loro qualità e dei poteri derivanti dalla carica ricoperta, ripetutamente costringevano i notai del distretto (e tra essi, in particolare, ì notai Andrea Mosca, Claudio Manzo, Giuseppe Farinello e Pasquale Edoardo Merlino) a devolvere al Consiglio, in violazione del principio di libera concorrenza, l'utilità rappresentata dal gestire l'assegnazione degli incarichi riguardanti la dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, all'uopo intimando ai suddetti, in contrasto con la legge notarile, di non accettare tali incarichi direttamente conferiti dalle parti con la minaccia, in caso contrario, di possibili conseguenze negative sulla loro vita professionale, non esclusa l'instaurazione di procedimenti disciplinari». Secondo l'accusa, gli indagati, avvalendosi di un'associazione professionale la Asnodim, costituita ad hoc, avrebbero indirizzato gli enti verso "soggetti selezionati in modo arbitrari". I tre notai indagati non avrebbero nemmeno tenuto conto dei criteri "quantitativo" e "deontologico-solidaristico", che erano stati fissati dallo stesso Consiglio per favorire i notai più giovani. Alcuni professionisti hanno denunciato di essere stati costretti a non stipulare atti importanti, relativi alle dismissioni di immobili di Enasarco e di Roma Capitale. La procura ha calcolato così che «nel quinquennio 2011/2015, l'88% dei notai iscritti nello stesso periodo (cioè, quelli più giovani) non riceveva alcun incarico o ne riceveva al massimo uno mentre i notai con un repertorio inferiore a 100.000,00 euro ne ricevevano in media un numero analogo a quello attribuito ai notai con un repertorio maggiore». Anche l' Antitrust aveva spiegato nella sentenza del maggio 2017, che il Consiglio si era avocato il ruolo in via esclusiva di designare ex officio, tramite Asnodim, i notai a cui affidare gli incarichi di redazione degli atti di rogito e di mutuo, nell'ambito delle dismissioni del patrimonio immobiliare di enti pubblici e previdenziali
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