2019-07-09
I Musei Vaticani in versione gay. Anche l’arte diventa dominio Lgbt
Ogni giorno un tour riservato ai non etero alla scoperta di storie e opere «non dette».Anche i musei diventano gay friendly. Non bastano hotel, ristoranti, boutique, compagnie aeree che si sommano a politici, giornalisti, cantanti, attori, influencer ammiccanti al mondo Lgbt, quando non si prostrano davanti all'altare profano dell'ideologia gender. Persino i beni culturali a disposizione della collettività spalancano le porte a omosessuali e transgender, cercando di catturare nuovo pubblico con proposte accattivanti. Il British Museum di Londra ha appena inaugurato visite guidate a sculture, quadri, manufatti che testimonierebbero quanto antico sarebbe il rifiuto del genere binario. Un percorso museale tra circa sei milioni di oggetti che documentano la storia dell'umanità, per segnalare le opere d'arte dalla connotazione Lgbt. Una dozzina di volontari accompagnano i visitatori, mostrando i busti dell'imperatore Adriano e del suo amante Antinoo, o la divinità babilonese risalente al 1800 a.C. che sarebbe l'espressione del genere fluido. Tra i pezzi più rappresentativi c'è la coppa romana Warren, dal nome del collezionista e scrittore americano Edward Perry Warren che l'acquistò a Gerusalemme nel 1911. In argento, decorata con raffigurazioni esplicite di rapporti anali, nel 1999 il British Museum pagò 1,8 milioni di sterline per includerla nelle sue collezioni. Diventano reliquie da ammirare perfino le tazze per la cioccolata che appartenevano a lady Eleanor Butler e Sarah Ponsonby, due aristocratiche irlandesi che per vivere il loro amore lesbico nel 1778 fuggirono nel Galles e che sono conosciute come le signore di Llangollen. Intanto otto tazze dell'orgoglio gay, sempre custodite nel museo e ciascuna con i colori dell'arcobaleno, realizzate dall'orafo Hal Messel, saranno vendute per finanziare l'associazione Stonewall per i diritti degli omosessuali e le attività pro Lgbt del museo. La prestigiosa istituzione londinese non è la prima a inventarsi visite guidate in sezioni, definite Lgbt. Due anni fa il Prado di Madrid proponeva una lettura nuova, diversa, di 30 capolavori della collezione permanente, raccontando l'omosessualità di grandi maestri del Rinascimento come Cellini e Caravaggio attraverso le loro opere, o segnalando il bellissimo Ermafrodita in bronzo di Matteo Bonuccelli, il San Sebastiano di Guido Reni, icona gay per eccellenza, le donne barbute di Ribera e di Cotán. Nel nostro Paese, dopo le aperture di papa Bergoglio agli omosessuali, dal 2013 il tour operator italiano Quiiky, specializzato in turismo Lgbt, sostiene di ricevere tantissime richieste per le sue visite «sotto una luce gay» ai Musei Vaticani, nei quali si ha «la possibilità di vedere la Cappella Sistina e tutte le sculture che mostrano come le figure gay e lesbiche di un tempo fossero molto importanti nella loro società». Da lunedì a sabato, per un massimo di venti persone maggiorenni e non eterosessuali, Quiiky organizza gli Untold history tour, percorsi di storia non raccontata, promettendo di svelare «cosa c'è dietro la storia “ufficiale" del più grande artista del Rinascimento, Michelangelo», ma anche i retroscena del gay dichiarato Raffaello. L'Apollo del Belvedere, copia romana del II secolo d.C. di un originale in bronzo del IV secolo a.C. (l'originale è attribuito allo scultore greco Leochares), viene mostrato in quanto twink, cioè un giovane effeminato, bianco, privo di peluria, mentre il celebre Torso marmoreo diventa prototipo di bear, ovvero l'uomo gay o bisex robusto e muscoloso, con barba e petto irsuto. Tre ore di tour, per poi concludere la gita culturale alternativa davanti a un aperitivo sulle sedie in plexiglass e i divani di pelle del Coming out bar, definito «il primo gay bar a Roma, situato nella gay street di fronte al Colosseo».
Papa Leone XIV (Getty Images)
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