
Viminale pronto ad accogliere donne e bambini. Ma la Sea Eye dice no alle «separazioni». Berlino chiede l'intervento dell'Ue.L'accordo prevedeva che due mamme e due bambini sarebbero sbarcati dalla Alan Kurdi, la nave della Ong tedesca Sea Eye che da giovedì è a largo di Lampedusa, appena fuori delle acque italiane. Dopo i soccorsi, però, i migranti sarebbero ripartiti subito per la Germania. Per gli altri immigrati a bordo (50 uomini, 12 donne e due bambini), quasi tutti nigeriani, porti chiusi. Il caso sembrava sulla strada della risoluzione e da Berlino avevano comunicato di aver pregato la Commissione europea di assumere il coordinamento delle operazioni. Per il ministro dell'Interno tedesco, Horst Seehofer, la questione era da risolvere anche con un'«azione comunitaria» dell'Europa. In ogni caso, la Germania avrebbe dato il suo contributo ad accoglierne alcuni, ma non tutti. Lo aveva confermato anche il ministro dell'Interno, Matteo Salvini: «Sono contento di aver coinvolto per la prima volta un governo, quello tedesco, che si è fatto carico dell'ennesima nave per l'ennesimo sbarco nelle acque. Quindi le acque territoriali sono difese. Ogni ministro fa il suo, io faccio il mio». E infatti, qualche ora dopo, si è saputo che la Commissione europea stava cominciando a prendere contatti per sostenere e coordinare gli Stati membri. Una portavoce della Commissione Ue aveva anche dichiarato: «Questo evento mostra quanto sia urgente avere soluzioni prevedibili sullo sbarco dei migranti». Poi, però, il silenzio. E mentre le motovedette della Guardia costiera erano pronte a recuperare le due donne e i due bambini, via tweet è arrivato il colpo di scena: «L'accordo con il governo tedesco era che le famiglie sarebbero state evacuate. Non faremo alcuna separazione familiare attiva!». Da Sea Eye comunicano che nessuno scenderà dalla Alan Kurdi e bollano la decisione italiana come una «tortura emotiva». La risposta di Salvini non è tardata: «Non ci resta che augurare buon viaggio verso Berlino».«È impensabile andare ad Amburgo», ha replicato Michael Buschheuer, fondatore di Sea Eye. «Il ministro italiano», ha aggiunto sprezzante, «avrebbe anche potuto dire “vi mando sulla Luna"». L'organizzazione tedesca, con base in Baviera, ha fatto sapere che offrirà assistenza a bordo fino a quando sarà necessario. Nel frattempo la nave da lì non si muove. «È giusto che ci sia una leale divisione degli oneri, in modo particolare per l'Italia», ha affermato Buschheuer smorzando i toni. «L'Italia ha dato a lungo e tanto da sola, ma questo processo deve essere dissociato dal salvataggio in mare. Noi vogliamo che anche in Europa ci si comporti in maniera responsabile». Poi ha concluso: «Il comportamento dell'Italia al momento è molto, molto umiliante, ma sappiamo quanto ha aiutato in passato. L'Italia non è stato il primo Paese che ha chiuso i porti, ma l'ultimo». Parole distensive a parte, il ricatto è questo: o l'Italia fa entrare in porto la nave e prende tutti i migranti, oppure si sorbisce il bubbone politico. La Alan Kurdi per tutta la giornata di ieri ha continuato a spostarsi al limite delle acque italiane, tenendosi sempre in vista di Lampedusa. La Procura di Agrigento, competente per territorio, ha fatto sapere che monitora il caso, ma al momento non ci sono gli estremi per aprire un'inchiesta. Il procuratore, Luigi Patronaggio, ha ricordato che finché l'imbarcazione «si trova in acque internazionali non c'è giurisdizione». Quando eventualmente la Alan Kurdi attraccherà a Lampedusa, la Procura valuterà cosa fare. Il comandante della nave non può entrare nelle acque italiane perché non ha ancora ottenuto dal centro di coordinamento marittimo della Guardia costiera di Roma l'autorizzazione ad attraccare. È ancora in vigore il divieto imposto giovedì dal Viminale, che ha definito «non inoffensivo» il transito della Alan Kurdi che, con la scusa del maltempo e del mare mosso, dopo il no di Malta, aveva fatto rotta verso l'Italia. Il Viminale ha ipotizzato la possibilità che la nave tenti di scaricare in Italia immigrati clandestini e ha dato disposizioni ferme ai vertici di tutte le forze armate, scrivendo che la rotta verso Lampedusa «risulta quanto meno dubbia dal punto di vista delle norme europee e italiane in materia di sicurezza, controllo delle frontiere e contrasto all'immigrazione illegale». Insomma, la Alan Kurdi è considerata una minaccia. Nonostante ciò, da Mediterranea saving human, con la solita retorica buonista, hanno colto l'occasione per sferrare un attacco: «Siamo di fronte all'ennesima violazione del diritto da parte del governo italiano, mentre decine di naufraghi, tra cui bambini piccolissimi, restano in balia delle onde, rifiutati dall'Europa». Da Palermo, poi, il sindaco, Leoluca Orlando, ha sfidato il ministro dell'Interno, dichiarando il porto della sua città «aperto e disponibile, così come centinaia di porti nel resto del Paese». Ma Salvini i tentativi di pressione li aveva già disinnescati spiegando al G7 di Parigi che la nave della Ong tedesca «ha raccolto il suo carico di esseri umani a 25 miglia dalla costa libica e ne ha percorse 172 per avvicinarsi all'Italia, quindi mettendo a rischio la vita di decine di persone per un motivo evidentemente economico e politico». Ora l'Europa è a conoscenza che ci sono alcune associazioni complici del business di esseri umani.
Chiara Ferragni (Ansa)
L’influencer a processo con rito abbreviato: «Fatto tutto in buona fede, nessun lucro».
I pm Eugenio Fusco e Cristian Barilli hanno chiesto una condanna a un anno e otto mesi per Chiara Ferragni nel processo con rito abbreviato sulla presunta truffa aggravata legata al «Pandoro Pink Christmas» e alle «Uova di Pasqua-Sosteniamo i Bambini delle Fate». Per l’accusa, l’influencer avrebbe tratto un ingiusto profitto complessivo di circa 2,2 milioni di euro, tra il 2021 e il 2022, presentando come benefiche due operazioni commerciali che, secondo gli inquirenti, non prevedevano alcun collegamento tra vendite e donazioni.
Patrizia De Luise (Ansa)
La presidente della Fondazione Patrizia De Luise: «Non solo previdenza integrativa per gli agenti. Stabiliamo le priorità consultando gli interessati».
«Il mio obiettivo è farne qualcosa di più di una cassa di previdenza integrativa, che risponda davvero alle esigenze degli iscritti, che ne tuteli gli interessi. Un ente moderno, al passo con le sfide delle nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, vicino alle nuove generazioni, alle donne poco presenti nella professione. Insomma un ente che diventi la casa di tutti i suoi iscritti». È entrata con passo felpato, Patrizia De Luise, presidente della Fondazione Enasarco (ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio) dallo scorso 30 giugno, ma ha già messo a terra una serie di progetti in grado di cambiare il volto dell’ente «tagliato su misura dei suoi iscritti», implementando quanto fatto dalla precedente presidenza, dice con orgoglio.
Il ministro Nordio riferisce in Parlamento sulla famiglia Trevallion. L'attacco di Rossano Sasso (Lega): ignorate le situazioni di vero degrado. Scontro sulla violenza di genere.
Ansa
Il colosso tedesco sta licenziando in Germania ma è pronto a produrre le vetture elettriche a Pechino per risparmiare su operai, batterie e materie prime. Solito Elkann: spinge sull’Ue per cambiare le regole green che ha sostenuto e sul governo per gli incentivi.
È la resa totale, definitiva, ufficiale, certificata con timbro digitale e firma elettronica avanzata. La Volkswagen – la stessa Volkswagen che per decenni ha dettato legge nell’industria dell’automobile europea, quella che faceva tremare i concorrenti solo annunciando un nuovo modello – oggi dichiara candidamente che intende spostare buona parte della produzione di auto elettriche in Cina. Motivo? Elementare: in Cina costa tutto la metà. La manodopera costa la metà. Le batterie costano la metà. Le materie prime costano la metà. Persino le illusioni costano la metà.






