2020-08-13
I grillini al voto per eliminare il Movimento
La ricandidatura di Virginia Raggi provoca un terremoto. Il M5s è costretto a indire una consultazione su Rousseau per abiurare i due dogmi del partito: sdoganare le alleanze a livello locale con i politici tradizionali e superare il tetto dei due mandati comunali.Un grimaldello chiamato Virginia: tenetevi forte perché ad agosto, come sempre, si trovano gli inganni che fanno vivere la fantasia degli azzeccagarbugli della politica. Da oggi fino a domani (alle 12.00) infatti, la base del M5s è chiamata a votare, con una mobilitazione straordinaria, sulla piattaforma Rousseau. Gli iscritti si dovranno pronunciare su due quesiti, apparentemente asettici e minimali: il primo, relativo alla modifica del cosiddetto «mandato zero» per i consiglieri comunali. E il secondo relativo alla possibilità delle alleanze del M5s a livello comunale con i partiti tradizionali. Praticamente, con due sole domande, si smontano le ultime due grandi anomalie sopravvissute fra quelle che avevano caratterizzato, nella sua storia, il Movimento cinque stelle: la «diversità» rispetto alla politica tradizionale e ai suoi giochi di coalizione, e la diversità dei suoi eletti, «cittadini» prestati alla politica, e non politici di professione. Ma il fatto più curioso è il modo precipitoso con cui si è arrivati a questo piccolo terremoto estivo. La modifica dello Statuto si rende necessaria, quasi come se fosse una sanatoria, per consentire a Virginia Raggi la sua annunciata ricandidatura a sindaco di Roma. E questo voto precipitoso, dunque, non avviene dopo un grande e alto dibattito politico, ma per effetto di un piccolo effetto-domino: la Raggi gioca con sagacia la carta dell'annuncio a sorpresa, i vertici de Movimento all'inizio imbarazzati tacciono, poi dopo un giorno arriva un tweet di endorsement di Beppe Grillo («Daje»), quindi parlano Vito Crimi e Luigi Di Maio (addirittura con un retweet) e alla fine viene giù - in mezzo pomeriggio - il muro di Berlino del M5s, con un tacito non detto. Gli oppositori interni della Raggi (tanti) incassano l'abrogazione della regola che più li angosciava (il limite dei mandati), sancita con un voto che apre la strada all'ultimo strappo che manca: la deroga anche per i parlamentari. E qui, siccome questa idea viene in mente a tutti, iniziano alcune supercazzole davvero incomprensibili per chi guarda da fuori. Ad esempio questa dichiarazione rilasciata ieri da Vito Crimi, il capo politico del Movimento: «Voglio essere chiaro: un eventuale cambiamento non è da intendersi come una deroga o passo indietro sui nostri principi (per noi la politica sarà sempre essere al servizio dei cittadini e del Paese e non per se stessi), ma il riconoscimento di una realtà di fatto, che può aiutarci a crescere, maturare e migliorarci». Cosa volesse dire il capo politico M5s, spiegando sul suo blog la ratio della proposta di modifica del principio del doppio mandato per i consiglieri comunali non è del tutto chiaro. E suona piuttosto come un tentativo di attenuare la potenzialità dello strappo, e circoscriverla sul piano locale: «Abbiamo già approvato a larga maggioranza il concetto di “mandato zero" - ha spiegato infatti il coordinatore - che ha però mostrato, nella sua concreta applicazione, delle criticità dovute alla complessità. Per questo motivo ha aggiunto Crimi -, intendo sottoporre alla decisione degli iscritti la proposta di stabilire che un mandato da consigliere comunale deve intendersi come escluso dal computo dei due mandati, in qualunque momento esso sia svolto». Insomma, nasce un nuovo meraviglioso ossimoro nella politica italiana: il limite dei due mandati resta in vigore, però non si applica a nessuno perché ne viene concesso un altro. Fanstastico. Il limite al mandato elettorale, ha ricordato ancora Crimi «era stato pensato principalmente per parlamentari e consiglieri regionali. Ma con il tempo ci si è resi conto di quanto fosse difficile paragonare l'attività politica che si svolge in Parlamento e nei consigli regionali, a quella che si realizza in un consiglio comunale: qui - aggiunge - il professionismo della politica è quasi inesistente e senza un puro, sincero, spirito di servizio, e' difficile andare avanti. Penso alle centinaia di consiglieri comunali del M5s che ogni giorno si impegnano per la propria comunità e che sanno dare valore - dice il capo politico - a ogni piccolo e grande risultato che riescono a portare a casa». Ovviamente la Raggi non è un anonimo consigliere locale, e la sua auto candidatura, al terzo mandato in Campidoglio, ha effetti perturbativi su tutta la maggioranza giallorossa. Ed ecco il perché del voto: «Per questo motivo, anche nell'ottica di semplificare e di rendere più flessibili le nostre regole interne - ha aggiunto Crimi - intendo sottoporre alla decisione degli iscritti la proposta di stabilire che un mandato da consigliere comunale deve intendersi come escluso dal computo dei due mandati, in qualunque momento esso sia svolto». Va ricordato che alla Camera e al Senato il M5s arrivò a praticare e teorizzare la rotazione di tutti gli incarichi da capogruppo (per poi cancellarla). Che arrivó a teorizzare la rotazione del capo politico (per poi cancellarla). E quindi l'interrogativo è scontato: non servono forse anche in Parlamento competenza ed esperienza? Non si potrà ripetere lo stesso ragionamento per il governo? La domanda che sorge spontanea è: cosa impedirà domani, dopo il probabilissimo voto favorevole di Rousseau, di usare questo precedente per estendere questa «deroga» anche a deputati e senatori? Come si potrà impedire a qualcuno di mettere ai voti questa scelta? La risposta è semplice: nulla.
Benjamin Netanyahu (Ansa)