2020-12-05
I governatori non si arrendono. Spirlì: «Dpcm atto quasi criminale»
Nino Spirlì e Fabrizio Pregliasco (Ansa)
Luca Zaia: «Blindare i Comuni non ha basi scientifiche». Attilio Fontana: «Noi ignorati» e incassa l'appoggio di Fabrizio Pregliasco. Non si placano i mal di pancia neanche tra Pd e Iv. Compatto il centrodestra.Con l'ultimo dpcm per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19, soprattutto durante le festività natalizie, il premier, Giuseppe Conte, è riuscito a scontentare gran parte degli italiani. Le rigide restrizioni degli spostamenti, in particolare il 25 e 26 dicembre e il primo gennaio, anche tra piccoli Comuni, hanno provocato «stupore e rammarico» da parte di molti governatori, ma anche pesanti critiche da parte dell'opposizione. In particolare a Montecitorio, dove giovedì i deputati di Lega e Fratelli d'Italia si sono alzati dai loro posti, urlando «vergogna» e «dimissioni», per la conferenza stampa di Conte, «che invece del Parlamento decide di presentare le misure in tv». Senza mezzi termini il presidente facente funzioni della Calabria, Nino Spirlì, ha definito il dpcm «un atto quasi criminale», frutto di una decisione imposta e impopolare senza basi scientifiche: «Chiudere i territori e le attività produttive come la ristorazione nelle tre giornate in cui la massima solidarietà e il senso di affratellamento trovano coronamento». Secondo il governatore del Veneto, Luca Zaia, riguardo al divieto d'uscita dai confini comunali «non c'è alcuna ratio sostenibile. Mi fa piacere che il Comitato tecnico scientifico abbia detto le stesse cose e spero ci sia un ravvedimento da parte del governo, perché non ha alcun supporto scientifico applicare una regola a un Comune di poche centinaia di abitanti e a un altro con le dimensioni di uno Stato o del doppio di una Regione». A sostenere la necessità di una modifica parlamentare del decreto quando sarà convertito in legge in Parlamento, è anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana: «L'accordo era che ci venisse inviato il dpcm e che poi ci incontrassimo per discutere i contenuti, ma così non è stato. Contestiamo il divieto degli spostamenti che impedisce di andare a trovare i propri genitori. Nella nostra Regione ci sono 1.500 Comuni, alcuni di poche centinaia di abitanti, e ci sono famiglie magari divise da poche centinaia di metri di distanza, ma dal confine del Comune, il che impedisce a queste persone di incontrarsi e mangiare insieme. Ecco, questa mi sembra un'esagerazione che dovrebbe essere sanata». Dalla parte di Fontana questa volta c'è anche il virologo e consulente tecnico-scientifico del Pio Albergo Trivulzio, Fabrizio Pregliasco: «Non è facile venire incontro alle esigenze di tutti i cittadini e di situazioni molto particolari di famiglie che vivono in due Comuni diversi. Per cui, queste indicazioni di ordine generale diventano stringenti e impossibili. Ritengo che il presidente Fontana voglia portare all'attenzione nazionale quello che è stato il grosso lavoro di tutte le strutture sanitarie e di tutti i cittadini lombardi che stanno facendo vedere che le cose migliorano». All'attacco Giovanni Toti, presidente della Liguria e vicepresidente della Conferenza delle Regioni: «Se il dpcm andasse in conversione in Parlamento prima di Natale, sarebbe nostra intenzione, e credo anche di molte forze politiche del Paese, modificarlo. Capisco la responsabilità sulle scelte da prendere e non ho mai banalizzato quella di nessuno. Ma, in questo caso, l'impostazione è molto sbagliata, speriamo di poterla mitigare in qualche modo nelle prossime ore». Secondo il collega del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, «nell'impianto del dpcm ci sono disparità importanti di trattamento sul territorio nazionale». Per il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio: «Nel nuovo decreto, ci sono anziani soli e famiglie divise a causa del blocco degli spostamenti, ristori incerti per le categorie colpite dalle restrizioni come per il turismo invernale e nessuna soluzione vera per il contagio». Oltre alle critiche delle Comunità montane sono arrivate quelle di una parte della maggioranza, che considera le soluzioni adottate totalmente sproporzionate. Infatti, mentre i ministri di Italia viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti durante il cdm hanno fatto mettere a verbale la loro «forte contrarietà perché il divieto di spostamento è una norma incomprensibile senza le necessarie basi scientifiche», ben 25 senatori del Pd (su un totale di 35) hanno scritto una lettera al capogruppo, Andrea Marcucci, per chiedergli di «attivarsi con il governo» per eliminare il divieto di spostamento tra Comuni. Infine, contro il decreto Natale, si è mostrato compatto tutto il centrodestra: «Mentre i negozi chiudono i porti aprono, mentre gli imprenditori soffrono gli scafisti festeggiano, mentre agli italiani viene impedito a Natale di passare da un Comune all'altro agli immigrati si vuole favorire il passaggio da un continente all'altro», ha denunciato la leader di Fdi, Giorgia Meloni, manifestando insieme a Matteo Salvini e al vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, davanti Palazzo Chigi contro il governo. «Tutto questo è da pazzi, cinici, irresponsabili. Non vogliamo discutere in Parlamento di immigrazione, ma dei problemi degli italiani».