2020-11-16
I giornali pro sbarchi: «Italiani indifferenti»
Fra sabato e domenica altri 230 arrivi. Ma gli intellettuali colpevolizzano i cittadini esasperati e in crisi.Un altro tranquillo fine settimana di invasione. In circa dieci ore, tra sabato e domenica, a Lampedusa sono sbarcati ben 230 stranieri. La Guardia costiera ha provveduto inoltre a salvare 31 aspiranti profughi il cui barcone si era ribaltato nei pressi della costa. E - giusto per non farsi mancare nulla - vicino all'isola è tornata a stabilirsi una nave quarantena, la Suprema, su cui sono stati trasferiti alcuni dei migranti in precedenza ospitati nell'hotspot locale. Una struttura che può contenere a stento 200 persone ma è arrivata ad accoglierne, fino a qualche giorno fa, addirittura 1.500. Insomma il viavai dal Nord Africa all'Italia prosegue indisturbato, il numero dei clandestini approdati ha superato abbondantemente le 30.000 unità e, come prevedibile, sono ripresi i naufragi e le morti in mare. Dal governo giallorosso non giungono segni di vita al riguardo, e ovviamente, dall'Europa provengono soltanto false promesse e bozze di piani che - come abbiamo documentato ieri - se attuati trasformerebbero definitivamente la nostra nazione in un campo profughi a cielo aperto. Nonostante ciò, le fanfare dell'immigrazionismo si dilettano a suonare imperterrite. Un paio di giorni fa si è costituito il Comitato per il diritto al soccorso, meravigliosa entità creata da organizzazioni non governative come Emergency, Medici senza frontiere, Mediterranea-Saving humans, Resq-People saving people, Proactiva open arms e Sea watch. Tra i promotori ci sono politici, giuristi e attivisti tipo Luigi Manconi (responsabile del Comitato), Armando Spataro, Vladimiro Zagrebelsky e lo scrittore Sandro Veronesi (quello che ai tempi di Matteo Salvini invitò i suoi colleghi a salire sulle navi delle Ong per protestare contro i «porti chiusi», e che oggi ha decisamente abbassato i toni). Gli illustri intellettuali accusano l'Italia e l'Europa di avere criminalizzato le associazioni umanitarie.In realtà, allo stato attuale non c'è nulla che impedisca alle Ong di operare nel Mediterraneo. Giusto ieri, la Ong tedesca Sea eye ha annunciato di aver aggiunto alla sua flotta una quarta nave (Sea eye 4) che ben presto si posizionerà vicino alla Libia per agevolare la traversata di chi vuole raggiungere l'Italia. Nel frattempo i decreti Sicurezza sono stati cancellati, le frontiere sono aperte, la Guardia costiera soccorre chiunque. Dunque non si capisce perché i solerti sostenitori dei tassisti del mare continuino a battere la grancassa. Non si capisce nemmeno per quale motivo numerosi giornali (ieri Avvenire, La Stampa e La Lettura del Corriere della Sera, che si è spinta a paragonare il martirio nel lager di Primo Levi alla sorte dei migranti in Libia) insistano a scagliarsi contro gli italiani «indifferenti». Se c'è qualcuno che si mostra indifferente, qui, è l'esecutivo, il quale continua a fingere che l'immigrazione non sia un problema, specie nel momento in cui gli italiani seguitano a essere prigionieri delle sfumature di lockdown ormai tendenti tutte al rosso.I nostri governanti e gli illustri intellettuali scodellatori di appelli devono ancora spiegarci per quali ragioni saremmo tenuti a farci carico di chi sbarca qui in cerca di fortuna. A tal proposito, forse, giova ricordare che cosa sia un profugo. Secondo la Treccani è «colui che per diverse ragioni (guerra, povertà, fame, calamità naturali, eccetera) ha lasciato il proprio Paese». Ebbene, date uno sguardo alla condizione degli italiani: non siamo in guerra (anche se qualcuno sostiene di sì), ma siamo afflitti da una calamità naturale (il Covid) e tale situazione sta conducendo verso la povertà un bel po' di persone. In questo momento, quindi, i profughi siamo noi, anche se non lasciamo il Paese dato che ci è a malapena concesso di uscire di casa. Siamo profughi in patria, ma a nessuno viene in mente di formare comitati per sostenerci.