2019-08-02
I Garanti per l’infanzia regionali. «La Albano non ci ha mai ascoltato»
Le autorità locali attaccano la responsabile nazionale dei minori: «Pensa solamente a quelli stranieri Ci convoca in pochi casi: per ratificare decisioni che ha già preso». Però si lamenta di non avere risorse...L’atteggiamento tenuto dalla Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, durante l’audizione in Parlamento di due giorni fa non è piaciuta affatto ai suoi colleghi Garanti regionali. Come abbiamo scritto ieri, la Garante in audizione ha svicolato sul caso Bibbiano. Ha spiegato di non aver mai ricevuto segnalazioni in proposito e di non potersi occupare di tutti i problemi che emergono a livello nazionale per carenza di uomini e mezzi. Non paga, ha attaccato il Garante regionale del Lazio, Jacopo Marzetti, per via della sua presenza nella «squadra speciale» voluta dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, proprio per indagare a fondo sulle vicende della Val d’Enza. Antonio Marziale, Garante per l’infanzia della Calabria, è durissimo. «Sono sbalordito», spiega, «dell’audizione dinanzi alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, dell’autorità garante nazionale Filomena Albano, che ha prodotto una percezione fuorviante dell’istituto del Garante in senso lato». Prosegue Marziale: «Albano si dice limitata nell’azione periferica perché non ha uffici di prossimità, però omette di riferire che nei nostri territori regionali intraprende iniziative con enti ed associazioni ignorandoci completamente e senza nemmeno invitandoci a partecipare. Si permette il lusso di decidere, richiamando articoli e commi a destra e manca, chi tra i Garanti regionali debba far parte della Conferenza nazionale dei Garanti, senza tenere in considerazione le autonomie regionali. Brava, bravissima lei che, distaccata da molto tempo dalla magistratura, guadagna 180.000 euro all’anno, ed io che invece percepisco poco più di 900 euro al mese come “indennità”, sprovvisti di contributi, al pari di altri colleghi, e comunque più di quelli che, come il collega siciliano Luigi Bordonaro, non prendono un euro». Più chiaro di così non si potrebbe: la Albano lamenta carenze di sedi distaccate dall’autorità garante sul territorio nazionale, ma avrebbe a disposizione la competenza dei suoi colleghi regionali. E non la sfrutta. Anzi, a quanto pare non li ascolta nemmeno. «È vero», dice Marziale, «la Albano, è ligia al dovere formale di convocarci due volte l’anno, per riunioni soporifere, aventi al centro prioritariamente i minori stranieri non accompagnati e poi tantissime linee guida, raccomandazioni e chi si è visto si è visto». Il Garante calabrese racconta anche un altro particolare: «Quando mi sono insediato, per i primi mesi, ho sempre girato anche alla Albano le segnalazioni che mi arrivavano dal territorio. Fino a che, a una conferenza, ci siamo incontrati e lei mi ha detto: “Però se mi metti in copia su tutto non va bene...”. E così ho smesso». Una posizione simile ce l’ha anche Massimo Pagani, Garante della Lombardia. «Prima dell’insediamento dell’Albano», racconta, «noi Garanti regionali avevamo una sorta di coordinamento che era stato istituito dal precedente Garante nazionale. Ci incontravamo con lui e trovavamo la sintesi su alcune azioni da promuovere. La Albano ha pensato bene di abolire questo momento di confronto. Noi veniamo chiamati al tavolo nazionale solo per alzare la mano e ratificare le decisioni già prese da lei. Non ci ha mai interrogato sui problemi. E questo ha prodotto uno scoramento generale». Pagani è molto deciso: «In tutte le regioni ci sono Garanti, basta coinvolgerli e ascoltare quello che succede sui territori. Tocca a noi raccogliere le segnalazioni, ma se lei poi non ci ascolta... Si è occupata soprattutto di minori stranieri e di tematiche che interessavano a lei. Non ha mai fatto, per esempio, una ricognizione di tutte le segnalazioni arrivate ai vari garanti regionali». Se un lavoro del genere fosse stato fatto, il sistema di gestione dei minori sarebbe già migliorato. In Lombardia, ad esempio, si ha notizia di vari casi di bimbi tolti alle famiglie grazie all’articolo 403, che consente ai servizi sociali di intervenire senza passare dal giudice. Alcuni di questi casi sembrano un po’ discutibili. Ed è probabile che anche in altre regioni ci siano storie analoghe. Così come ci sono numerose storture simili a quelle che hanno portato all’esplosione di Bibbiano. Ma, a quanto pare, al Garante interessavano soprattutto i minori stranieri. Del resto, fino a poco tempo fa la moda imponeva che si desse priorità ai migranti.