2022-11-30
I frutti dei diktat di Speranza: mazzette alle pompe funebri per vedere i familiari defunti
Saronno, addetti a obitorio ed esequie mostravano le salme ai parenti in cambio di denaro. Una vergogna innescata dai divieti che negavano l’ultimo saluto ai cari.Nessuna pietà dallo Stato, nessuna pietà dall’ospedale, nessuna pietà dalle pompe funebri. È una sequenza implacabile quella che emerge da un’inchiesta dei carabinieri nell’ospedale di Saronno (Varese), dove oltre ai classici maneggi per accaparrarsi clienti e funerali, sono emerse mazzette per mostrare persone morte di Covid ai loro parenti, aggirando i divieti «cinesi» messi dal governo. Perché sì, è successo anche questo: alle prese con le misure anti-Covid più disumane, ci sono cittadini che hanno dovuto aprire il portafogli sotto banco per avere la possibilità di un estremo saluto alla persona cara.L’inchiesta all’ospedale di Saronno, come spesso accade, è partita quasi per caso e dal basso, con una segnalazione della direzione sanitaria su un dipendente dell’obitorio che avrebbe preso denaro da un impresario delle pompe funebri. A novembre del 2020 iniziano le indagini, con intercettazioni telefoniche, cimici e telecamere, ed emerge un quadro ben più vasto. In sostanza, dalle indagini dei carabinieri viene fuori che i titolari di ben quattro ditte di onoranze funebri sarebbero stati soliti pagare mazzette ad alcuni dipendenti (uno è stato arrestato) dell’obitorio perché influissero sulle scelte dei parenti e anche per mostrare ai familiari i morti risultati positivi al Covid. Non solo, ma ci sarebbe stato anche un giro di certificati medici falsi per dottori e pazienti, oltre a furti di materiale di pulizia e sanitario, che poi veniva rivenduto all’esterno. Così, lunedì sono scattati tre arresti, uno dei quali in carcere, e sono state disposte altre sette misure interdittive. Le ipotesi di reato, su cui indaga la Procura di Busto Arsizio, sono a vario titolo di corruzione, peculato, furto, truffa e falsità ideologica. In definitiva, l’inchiesta all’ospedale di Saronno fotografa un fenomeno del quale purtroppo le cronache si devono occupare abbastanza spesso, perché intorno al cosiddetto «caro estinto» da sempre si svolgono maneggi di ogni tipo, resi ancor più odiosi dalle circostanze luttuose. Qui, però, c’è di più ed è un di più che emerge casualmente. Visto che il periodo delle indagini si è sovrapposto con quello dell’emergenza Covid, a Saronno i carabinieri hanno potuto vedere che cosa succedeva per aggirare il divieto, stabilito dal governo di Giuseppe Conte e dal ministro della Salute Roberto Speranza, di poter vedere i parenti morti di Covid. Semplicemente, è successo che i parenti allungavano qualche banconota agli addetti delle pompe funebri, che a loro volta corrompevano i dipendenti dell’obitorio, ed ecco che improvvisamente si poteva vedere il defunto per un ultimo saluto. Il merito dell’inchiesta di Saronno è quello di non farci dimenticare che cos’è stata la lotta al Covid. Migliaia di persone, specie anziane, sono morte da sole in ospedale e sono state sepolte senza che neppure ci fossero i parenti, spesso anch’essi contagiati e in isolamento, dopo una rapida benedizione al cimitero e senza funerale. Per rendersi conto del clima surreale, basta rileggersi un servizio pubblicato dalla Stampa il 14 marzo 2020 («L’addio in solitudine ai tempi del coronavirus») in cui a un certo punto parla Alessandro Bosi, segretario della Federazione nazionale italiana imprese onoranze funebri, e dice: «Viviamo incertezza e paura. Le Regioni dicono che al decesso non esiste un pregiudizio igienico-sanitario perché cessa la respirazione, ma quando si va a vestire e movimentare il morto un minimo di pressione del torace provoca scambi d’aria». Poi racconta che, nei casi accertati di coronavirus la salma «non viene “vestita”, ma avvolta in un materassino-barriera igienizzante e subito chiusa nella bara zincata». Ora, a distanza di due anni e mezzo, tutto sommato è inutile disquisire sulla contagiosità dei morti, ma ognuno può farsi un’idea del clima in cui sono nati certi divieti. Più utile è riflettere su quello che l’inchiesta di Saronno ci offre, ovvero un quadro in cui addetti alle pompe funebri e addetti all’obitorio maneggiavano tranquillamente i corpi dei pazienti morti di Covid. Un quadro in cui, oggettivamente, la norma che vietava di mostrarli ai parenti diventa criminogena perché crea una possibilità di guadagnare illecitamente su un qualcosa che non dovrebbe essere vietato. O che comunque i soggetti in questione non reputano così pericoloso. Ci voleva davvero molta fantasia per immaginare che quel divieto così parossistico di salutare il proprio caro sarebbe andato a finire così? Non solo, ma il modo casuale in cui si è sviluppata l’inchiesta all’ospedale di Saronno lascia pensare che condotte del genere siano avvenute in chissà quante parti d’Italia. Oggi che i cinesi sono in strada per protestare contro l’approccio «Covid zero» del loro governo, è facile criticare. Anche a loro è stato vietato di vedere i parenti ammalati e fin dai primi tempi della pandemia si ricordano le lunghe fila per strada, davanti alle case funerarie, per ritirare le ceneri dei propri cari. Parenti dei quali le autorità non rivelavano neppure se fossero morti di Covid o di qualcos’altro. La nostra disumanità non è stata molto diversa, ed è stata anche ottusa.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)