2019-09-15
I francesi continuano a rastrellare i migranti per spedirli a Ventimiglia
Reportage da una frontiera dove non c'è ombra di rifugiati ma soltanto clandestini economici con in testa una nazione ben determinata dove approdare per «stare bene». Il flusso dei neri sui sentieri della Resistenza.La selezione etnica al tempo ipocrita di Schengen e Dublino è il camioncino bianco della polizia francese che passa all'ora dell'aperitivo e carica i neri. Un rastrellamento a scopi turistici, perché la Costa Azzurra non vuole pensieri e il suo fatturato neppure. Liberi, eguali, fraterni, ma intanto li rastrellano, una trentina ogni sera, li schedano e ce li mollano come sacchi vuoti al confine di Ventimiglia. Lo abbiamo visto con i nostri occhi nei giorni scorsi, sulla strada che porta a Ponte San Luigi, il confine alto tra Mentone e l'Italia, dove in un accampamento di fortuna, sotto un telone verde appoggiato ai rami, al bordo della strada che sale verso la frazione di Grimaldi inferiore, un gruppo di volontari attende mollemente i migranti di giornata.Cassette di frutta, tonno in scatola, pane bianco da condire con sale e olio e poi abiti di seconda e terza mano ammucchiati, scarpe ancora buone per camminare, ma anche per scappare dai flic. E ancora, catini e acqua dalle taniche per lavarsi il viso, teli di spugna per asciugarsi dopo una doccia di fortuna. Siamo in territorio italiano, ovviamente, ma anche europeo, e questa, pur così sporca e affollata, è la piccola oasi che si trovano davanti i ragazzi che arrivano soprattutto da centro e nord Africa, quando vengono respinti dalla Francia in nome della convenzione multilaterale del 1990. «I francesi li cercano persino con gli elicotteri per poi raggrupparli in una specie di container qui sopra la frontiera alta», racconta una delle volontarie, una ragazza ventenne olandese. «Da mangiare gli danno solo biscotti in una monoporzione e acqua, mentre aspettano che la polizia di frontiera italiana vada a recuperarli», prosegue con il volto serio. LE REGOLE Tutto lecito, anche perché secondo la convenzione di Dublino, all'articolo 6, «se il richiedente l'asilo ha varcato irregolarmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da uno Stato non membro delle Comunità europee, la frontiera di uno Stato membro, e se il suo ingresso attraverso detta frontiera può essere provato, l'esame della domanda di asilo è di competenza di quest'ultimo Stato membro». Quindi se il primo ingresso è avvenuto in territorio italiano, il migrante è di responsabilità del nostro Paese. In linea di massima lo status di rifugiato segue le regole rissate dalla convenzione di Ginevra, che parla di atti di persecuzione «sufficientemente gravi, per loro natura o frequenza, da rappresentare una violazione grave dei diritti umani fondamentali» e da «costituire la somma di diverse misure, tra cui violazioni dei diritti umani». MIGRANTI ECONOMICIA occhio, secondo le nostre fonti, non sembra che qui a Ventimiglia ne passino poi tanti di possibili rifugiati. Per appurarlo proviamo a fare qualche passo oltre l'accampamento dell'accoglienza e c'imbattiamo in Bashir, un ragazzo nigeriano che dichiara ventotto anni in un inglese fluente e ha l'aria di uno che è venuto a piedi dal Giappone. Per tutto il giorno, come i suoi compagni di avventura, fa il pendolo tra i tre confini, in attesa del varco giusto, del momento fortunato, della distrazione del poliziotto italiano, incaricato di difendere il confine francese da questo sistema paradossale di relazioni tra partner europei. Tuta nera da ginnastica, sandali da camminatore tedesco, e cappellino da baseball calcato sulla testa, Bashir da ore sta facendo avanti e indietro con la speranza di entrare in Francia e poi chissà dove. A riprova, che sono migranti più che economici, quasi strategici, spesso con in testa una nazione ben determinata dove andare non a «stare meglio», ma proprio a «stare bene». Per carità, tutto legittimo, ma ben diverso dall'idea dominante di persone che in patria non mangiano o vengono perseguitate per motivi politici o religiosi. «Vorrei arrivare in Svezia», ci spiega Bashir, con tono educato quanto determinato. «Nel mio Paese mi hanno sbagliato due interventi ai tendini del piede (ci mostra le cicatrici) e so che lì le cure sono ottime». Alle Ong che li assistono come rifugiati sbandierando il diritto internazionale, andrebbe spiegato che anche a un italiano di una regione con la sanità pessima può capitare che sbaglino un intervento e che possa desiderare di andare a Milano a farsi operare. Da noi, i governatori lo chiamano turismo sanitario. Per sicurezza, gli chiediamo se per caso scappi da situazioni di pericolo e la risposta è di un'onestà disarmante: «Vorrei solo una vita migliore e andare in un posto in cui portare anche i miei figli».L'ivoriano Ode invece è stato bloccato dai nostri militari alla frontiera bassa di Porto Ludovico per dei controlli. Cerchiamo di capire come mai il posto di blocco francese, la piccola caserma di frontiera, sia così sfacciatamente chiusa. Serrande abbassate, luci spente e nessuno a far la guardia. Non si lascia così neppure un negozio di formaggi. Chiediamo qualche spiegazione in più agli uomini dell'esercito italiano, che ci spiegano il Ferragosto extralarge dei colleghi francesi, così sicuri del lavoro meticoloso e onesto dei nostri, da non doversi più preoccupare di tornare in fretta alle proprie postazioni. Figli e figliastri d'Europa, almeno così sembra, anche se si indossa una divisa. «Per i francesi, noi italiani siamo inferiori, ammettiamolo», spiega un commerciante italiano che ormai risiede e lavora da anni a Mentone. «Come puoi notare, dal lato italiano ci sono piccole discariche ai bordi dei tornanti che salgono verso la frontiera alta». Andiamo a vedere e in effetti ecco cumuli di scarpe e stracci di abiti usati appena fuori dal confine francese, mentre il territorio di Mentone, nell'agosto di alta stagione, è così lindo da suscitare quasi una certa inquietudine. Se non un po' di rabbia per quello che potrebbe essere anche quest'ultimo lembo di Liguria proteso in terra francese. IL SENTIERO DELLA MORTEDicono che l'ora buona per capire i flussi inizi dopo le sei di pomeriggio e allora decidiamo di percorrere la via sassosa e scoscesa che sale verso la Mortola Superiore. Dobbiamo camminare parecchio, tutto in salita, passiamo in un paesino suggestivo, a picco sulla Costa azzurra. Vista mozzafiato ma atmosfera sinistra, come fossimo in una città fantasma. Arrivati a Grimaldi, nella piazza degli angeli custodi, di fronte alla parrocchia, ci fermiamo a chiacchierare con Giovanni, un anziano originario di Genova che vive là da vent'anni. Ci spiega che arrampicandosi ancora si arriva a un sentiero di montagna, il sentiero della morte, non segnato nelle mappe. A metà tra Italia e Francia è interrotto da una rete di filo spinato. Qui accendono tanti episodi drammatici che riguardano i migranti, con il Paese di Emmanuel Macron che applica severamente le regole di Dublino, sapendo che tanto la patata bollente, in questa zona di confine, è completamente nelle mani delle autorità italiane. Da questo sentiero, dicevamo, passano molti africani che cercano di lasciare l'Italia per raggiungere la Francia. Spesso da soli, altre volte guidati da spietati passeur. Perché il Passo della morte ha una lunga storia, la storia degli spostamenti di popolazione nel corso dei secoli, ricordando i passaggi clandestini degli antifascisti e degli ebrei in fuga dalle leggi razziali durante la seconda guerra mondiale. E lì ancora si muore, in bilico tra le aspettative di una vita migliore e l'amarezza della realtà. Di fronte alle mani conserte e indifferenti di un'Europa che pensa che il buonismo sia la panacea del problema migratorio. I DATI DEL VIMINALE Quali sono stati i risultati delle politiche sull'immigrazione di Matteo Salvini? Un dato su tutti fa riflettere. Per quanto riguarda la frontiera terreste di Ventimiglia, dal 2018 i respingimenti della Francia sono diminuiti drasticamente. Al 28 agosto scorso erano a 10.489, mentre l'anno scorso era stati 20.079. Di questi gli stranieri irregolari sono passati da 14.342 a circa 6.000. Questo significa che il flusso dal territorio italiano è calato a tal punto da permettere ai francesi di farsi il Ferragosto lungo, lasciando ai militari italiani tutta la responsabilità di frenare la migrazione. Sfogliando il dossier del Viminale diffuso a metà agosto, a proposto di immigrazione, si dà conto di una diminuzione degli sbarchi nel nostro Paese quasi dell'ottanta per cento rispetto allo scorso anno. Al 31 luglio gli immigrati risultati in accoglienza sono stati 105.142, il 34 per cento in meno rispetto al 2018.la POLITICA BUONISTALe politiche di Matteo Salvini sul tema migranti hanno portato risultati concreti, ma adesso, con il nuovo governo giallorosso guidato dal trasformista Conte bis, si rischia un'inversione di tendenza che la gente di Ventimiglia guarda con angoscia. Commercianti di zona, che incontriamo al bar della frontiera, ci dicono che prima che scattassero i decreti leghisti qui si accampavano sugli scogli centinaia di migranti e l'emotività dei residenti è pronta a esplodere dovesse esserci un ritorno al passato. L'esecutivo appena nato ha già lanciato le prime lingue di fuoco contro i decreti sicurezza del governo gialloblù e non si è fatto attendere con il primo atto concreto pro migrazioni incontrollate. Il primo Consiglio dei ministri del Conte bis, infatti, ha impugnato due leggi regionali del Friuli Venezia Giulia, regione a guida leghista, perché ritenute discriminatorie per i migranti.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)