2019-06-22
Prove di dialogo tra la Lega e i due vicerè di Berlusconi
Silvio Berlusconi si disegna il ruolo di padre nobile da Bruxelles, tacita la vecchia guardia di Forza Italia e con Giovanni Toti e Mara Carfagna inventa un futuro per lo schieramento moderato di nuovo alleato con Matteo Salvini. Percorso critico, a cominciare dai rapporti tra Mara e Matteo.«Ministro risponda all'interrogazione, non siamo a scuola». È trascorso un mese che sembra un secolo (e infatti in politica lo è) dal giorno del rimbrotto antipatizzante a Matteo Salvini da parte di Mara Carfagna, vicepresidente della Camera, durante un question time. Lo si intuisce dai sorrisi e dalle cordialità che il vicepremier e la signora di Forza Italia si scambiano a margine della cerimonia per il 245° anniversario della Guardia di finanza, teatro del primo incontro fra due anime diverse del centrodestra in avvicinamento. Uno scambio di battute di pochi minuti, delikatessen per ribadire che i due partiti chiave di una coalizione ritenuta alla frutta sono disposti a sedersi al tavolo per ripartire dall'antipasto. «Volti più freschi, idee forse più nuove, adesso si può ricominciare a ragionare», sussurrano i colonnelli della Lega, che vedono nel nuovo corso del partito di Silvio Berlusconi spazi di convergenza. Indispensabili non solo per ricucire gli strappi dolorosi dopo la formazione del governo del cambiamento (Lega a trainare la maggioranza, Forza Italia ad opporsi con determinazione) ma per inaugurare la stagione della rivoluzione. L'ha chiamata così Giovanni Toti, annunciando «la rivoluzione d'ottobre. In Forza Italia saranno tutti in discussione, perché serve un bagno di democrazia. Faremo le primarie, non per trovare un sosia di Silvio, ma per tutte le cariche».Il ticket Carfagna-Toti riparte da qui e ancora una volta è Berlusconi, a 82 anni, a inventare il futuro del centro moderato prima che sia occupato da Matteo Renzi e Carlo Calenda arrivando da sinistra. Una scelta forte e trasparente: lui a Bruxelles a preoccuparsi dell'Europa, delle piattaforme istituzionali, delle armonie nel Ppe e in definitiva del ruolo dell'Italia nel continente; i due vicerè, nominati coordinatori da tre giorni, a prendersi cura del partito, delle alleanze e delle strategie interne per scongiurare l'emorragia di voti, tonificare muscoli sfilacciati. E per ridare struttura a una presenza che per 25 anni è stata protagonista della politica del Paese.Il ragionamento del Cavaliere è semplice: vede il governo scricchiolare, vede Salvini chiedere il cambio di passo e i 5 stelle amoreggiare nelle istituzioni (per esempio dentro la Rai) con il Pd; vede il partito del presidente Sergio Mattarella prendere piede. E ritiene che Forza Italia debba essere pronta a issare di nuovo le vele con marinai di un'altra generazione.Da qui l'esigenza delle due novità, appoggiate da un direttorio con Antonio Tajani, Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini che dovrà portare il partito al congresso in autunno e alle primarie in inverno. La scelta di Toti e Carfagna rispetta due anime diverse.Il governatore della Liguria, l'uomo più in sintonia con la Lega di Salvini, capace di inventarsi il modello Liguria e di portarlo a vincere in tutta la regione, sarà il referente dell'elettorato di quel Nord produttivo (imprenditori, partite Iva, professionisti) che chiede allo Stato libertà e sogno, semplificazione delle regole e carburante per competere sui mercati mondiali. Sarà il braccio operativo del Cavaliere - ormai ritagliatosi lo spazio di padre nobile - presso lo zoccolo duro dei forzisti, coloro che hanno sempre privilegiato Forza Italia alla Lega per l'approccio più moderato ai problemi, anche dal punto di vista dell'immagine e del lessico. Mara Carfagna dovrà invece recuperare il terreno perduto nel Centro Sud, più statalista e bisognoso di dialettica e di investimenti. Dovrà sguainare la spada non per difendersi ma per attaccare i fortilizi del Movimento 5 stelle, resi traballanti dalle ultime scivolate elettorali locali. Dovrà declinare quel «riformismo europeista» che Berlusconi ha sempre citato come Dna della sua avventura politica.«Siamo alleati della Lega e di Fratelli d'Italia, solidi e convinti. Ma siamo una cosa diversa ed io non ho mai pensato a una fusione con Salvini», spiega Toti immediatamente dopo l'incoronazione. «Sono pronto per le primarie, mi candiderò. Mara porterà avanti la sua sensibilità più attenta al Sud, ai temi di quei territori come lavoro e necessità di infrastrutture guardando al campo moderato e centrista». La vicepresidente della Camera è in sintonia per rilanciare la coalizione, che negli ultimi tempi ha visto Salvini uomo solo al comando e Forza Italia trasformarsi in mister no, senza apprezzabili risultati. «I rapporti con la Lega si sono rovesciati ma questo non significa essere più deboli o dover subire una sudditanza psicologica. Ritengo che Forza Italia debba essere il punto di equilibrio dell'alleanza, il contrappeso ad alcuni estremismi. Quanto alle primarie, le sponsorizzo dal 2014».Il percorso mostra punti critici, a partire dagli spigoli fra Carfagna e Salvini. Su legittima difesa, personalizzazione del ruolo, bulimia mediatica la vicepresidente della Camera non ne ha perdonata una al leader della Lega. E quando, a proposito dell'emergenza migranti in mare, ha detto «prendersela con i più piccoli del cortile è da vigliacchi», si è arrivati vicinissimi allo strappo definitivo. Ancora oggi in via Bellerio quello viene ritenuto il punto di rottura: «La aspettiamo alla prova dei fatti e speriamo che non senta il bisogno di farsi un giro attorno alla Sea Watch». Lei spiega con l'abituale grazia: «Ho rispetto per il consenso che Salvini ha ottenuto con la politica della fermezza, ma fermezza e umanità possono stare insieme. Anche perché il problema non sono i migranti, ma gli scafisti».Senza dimenticarsi di interrompere il fuoco antigrillino (per Berlusconi i 5 stelle rimangono il male assoluto) il partito azzurro cambia volti, forse volto. E lo fa nel silenzio imbarazzato della vecchia guardia, che meno di un mese fa impallinava Toti («Non mi ricordo che sia stato eletto numero due», Maurizio Gasparri), che considerava la vicepresidente della Camera una scelta estetica e che è sempre pronta a colpi di coda dentro il palazzo. «Forza Italia si rimette in moto», sintetizza Carfagna. Il carburante c'è, la strada è lunga. Occhio ai chiodi amici sull'asfalto.
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Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
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