2023-07-19
I dem scappano sull’utero in affitto. «Non votiamo l’emendamento Magi»
Scelta pilatesca dell’assemblea del Pd chiamata a decidere sul testo che propone di introdurre la surrogata «solidale» in Italia. Partito a rischio implosione visto che il fronte del no (guidato dai cattolici) è maggioranza.Decidere di non decidere. Anzi, rimanere inerti, quando in ballo c’è un tema sensibile. E così, quando tra lunedì sera e martedì mattina i parlamentari del Pd si sono trovati a dover prendere una posizione sull’utero in affitto, l’assemblea è diventata una polveriera, con tanto - raccontano fonti degne di questo nome - di scene madri, liti ed escandescenze. Perché alla fine siamo sempre lì: dalla fusione fredda tra cattolici della Margherita e laici-laicisti dei Ds avvenuta nel 2007, il nodo della coesistenza e della sintesi di queste due anime non è stato mai sciolto. Lo si è visto nelle varie proposte di legge che in questi anni si sono susseguite sulle unioni omosessuali, sulla liberalizzazione della cannabis o sull’eutanasia: al momento di stabilire una linea politica da tradurre in atti parlamentari, la truppa dem è divenuta ingovernabile.Stavolta a far implodere il gruppo del Pd è stato un emendamento, concepito proprio con lo scopo di incalzare e mettere in difficoltà il Nazareno, del segretario di +Europa Riccardo Magi, che non ha fatto altro che riprendere quanto detto in un’ormai «famosa» conferenza stampa dalla segretaria del partito Elly Schlein, quando disse che personalmente era d’accordo con la gestazione per altri «solidale». Ebbene, Magi ha presentato proprio un emendamento alla legge che introduce il reato universale di utero in affitto, che ammetterebbe la gestazione solidale. Una mossa che ha tramutato la doppia riunione dell’ufficio di presidenza e del plenum degli eletti dem in una sorta di sudoku, nel quale ogni tentativo di sintesi veniva impallinato a turno dall’ala più fedele alla segretaria o dai cattolici, oppure ancora dai riformisti fedeli a Stefano Bonaccini.Il risultato è stato che il tentativo della capogruppo Chiara Braga di portare tutti sull’astensione è miseramente fallito e che tra bisticci e veti incrociati si è giunti alla presa d’atto di non prendere parte al voto, posto che questa indicazione venga seguita da tutti, visto che l’atteggiamento tenuto da alcuni nel corso dell’infuocata assemblea potrebbe portare a nuovi e polemici sviluppi. Nelle quattro ore di dibattito si sarebbero distinti in particolare i cattolici Silvia Costa e Stefano Lepri, che hanno guidato il fronte del no all’utero in affitto (del quale faceva parte, però, anche la femminista Valeria Valente) che, peraltro, è parso subito come maggioritario, in barba proprio al pensiero della Schlein. Che è intervenuta in collegamento da Bruxelles, mentre un deputato che ha voluto rimanere anonimo rivelava ai cronisti, quando l’assemblea era iniziata da un pezzo, che «la verità è che nel partito la maggioranza è contro la Gpa, questa è la posizione che è venuta fuori». E in quest’ottica l’astensione, che a un certo punto sembrava cosa fatta, è stata respinta al mittente dall’ala sinistra perché, come pare abbia sottolineato qualcuno, sarebbe stata una presa di posizione che avrebbe sconfessato la linea della Direzione. E siccome l’assemblea era aperta anche a membri esterni al gruppo parlamentare, come alcuni esponenti della stessa Direzione o gruppi femministi invitati dalla segreteria, lo scontro è stato aspro e ha impedito che si arrivasse anche alla libertà di coscienza, quando l’opzione è stata messa sul tavolo dai parlamentari Mancini e Graziano. A notte fonda, la resa della Braga: «La mia proposta è per l’astensione ma siccome si tratta di questioni che toccano la coscienza di tutti noi...». È stato poi l’Ufficio di presidenza a mettere a fuoco la posizione del non voto.Situazione imbarazzante e potenzialmente dannosa per la credibilità del partito e lo si vede dai tentativi sempre della capogruppo Braga di minimizzare o di limitare i danni, con frasi del tipo «la discussione ha esplicitato il valore della pluralità all’interno del partito» o «il Pd è l’unica forza che discute e dialoga al suo interno».Un’altra carta che la maggioranza dem si è giocata per deviare l’attenzione dalle divisioni è stata quella di mettere in rilievo la compattezza su altre due importanti questioni legate al tema in oggetto, e cioè il no alla definizione di reato universale per l’utero in affitto, proposta dalla maggioranza, e il via libera alle trascrizioni nei registri comunali delle coppie omogenitoriali (anche se su quest’ultimo punto ci sarebbe da verificare fino in fondo).L’emendamento Magi prevederebbe, qualora approvato, l’introduzione della gestazione per altri «senza transazioni economiche con l’eccezione di tutti i costi relativi alla gravidanza e al parto per la persona o la coppia di persone conviventi, coniugate o unite civilmente che intendano assumersi la responsabilità genitoriale e che non possano condurre una gravidanza o portarla a termine per ragioni medico-fisiologiche o per situazioni personali».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)