2019-12-01
I dem alzano il tiro sul Rottamatore. E lui ripete la litania contro i giudici
Il tesoriere Luigi Zanda attacca: «Aveva 7 milioni ma ha messo 160 dipendenti del partito in cassaintegrazione». Replica stizzita: «Ti sei fatto pagare la campagna elettorale da De Benedetti». Anche Luca Lotti molla l'ex premier.Il caso Renzi non imbarazza soltanto i «compagni» di Italia civa ma anche il Pd che, tra mezzi commenti e sorrisi forzati, tenta di non farsi travolgere dalla bufera. E se l'ex fedelissimo Luca Lotti è gelidamente telegrafico, il dem Luigi Zanda, tesoriere del Nazareno, attacca la mancanza di «politica etica» di Matteo Renzi. Ma il Bullo come solito, passa al contrattacco e lancia i suoi strali: «Comunque vadano le cose», ha detto il Rottamatore a Bologna, «il primo messaggio deve essere quello di rispondere con un gigantesco sorriso. Possono farci tutto quello che vogliono ma non ci toglieranno mai la libertà e il gusto di essere felici. Siamo quelli di Italia viva, vivace, sorridente».Poi il riassunto «secondo Matteo» del caso Open. «Non voglio impedire ai magistrati di indagare per carità di Dio, io credo nella giustizia e mi rivolgo a loro ogni settimana con querele e denunce con cui chiedo di punire difendermi da diffamazioni vergognose e squallide che puntualmente colpiscono me e la mia famiglia». E aggiunge attaccando alcuni giornalisti: «Credo nella carta stampata perché bisogna riconoscere che nella società il giornalismo è garanzia di libertà, democrazia presidio d'informazione. Sto dalla parte dei giornalisti brave persone, ma quelli che continuano a mettere in discussione il mio nome saranno perseguiti uno per uno, colpo su colpo». A questo proposito, l'ex premier ha ribadito di aver denunciato al giudice Giuseppe Creazzo, lo stesso che sta indagando su Open, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio a cui promette di intitolare «un'aiuola del giardino della sua villa con i soldi del risarcimento». Poi il solito ritornello sulla fondazione e l'inchiesta: «La magistratura vuole decidere cosa sia politica e cosa no, ma io chiedo rispetto per l'autonomia e l'indipendenza della politica. Noi rispettiamo il lavoro dei magistrati e guai alle polemiche contro la magistratura. Ma c'è un punto: in questa indagine non c'è la discussione su che cos'è un finanziamento illecito, ma la tesi di questa indagine, che mi lascia molto molto preoccupato per il gioco democratico, è che la magistratura fiorentina pretende di dire non cosa sia un reato, ma cosa è un partito e cosa non lo è. La magistratura fiorentina parte dall'assunto che la fondazione Open, e quindi che la Leopolda era un'iniziativa nascosta di partito. Dico questo a chi fa finta di niente, a chi fischietta e gode delle difficoltà di Open: questa storia riguarda più voi che noi, perché noi abbiamo i bilanci trasparenti, non tutti possono dire la stessa cosa. Qui si sta criminalizzando chi fa politica, io credo nella politica e non voglio che sia messa in discussione in questo Paese, perché fuori della politica c'è mancanza della democrazia». Quella che, secondo l'ex rottamatore, sta nel blitz degli uomini della GdF all'alba nelle case dei finanziatori di Open, nei sequestri di telefonini, computer e documenti, un'operazione finalizzata «non a capire chi ha compiuto un illecito perché i bilanci di Open sono in ordine non abbiamo niente da temere, ma un'operazione fatta per criminalizzare chi dà soldi alle fondazioni politiche».È per questo che lui stesso oltre ai senatori Davide Faraone e Ettore Rosato hanno chiesto alla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati di discutere in Parlamento della questione, perché «se dopo l'abolizione del finanziamento pubblico si vuole abolire anche quello privato, allora la politica la faranno solo i ricchi come Silvio Berlusconi».E poi è arrivato l'attacco a Zanda. Il senatore dem in un'intervista aveva detto che Renzi «da segretario e da senatore del Pd, ha raccolto risorse molto rilevanti di 7 o 8 milioni convogliandole alla Open che, come lui stesso ha dichiarato, finanziava le sue attività politiche. Ma allo stesso tempo, sempre da segretario, metteva in cassa integrazione ben 160 dipendenti del suo partito, peraltro al verde per via della campagna per il referendum costituzionale del 2016, costata uno sproposito».«Chiedo a Zanda, a lui chi gli ha pagato la campagna elettorale?» ha detto Renzi, «Potrebbe venire fuori che ha ricevuto soldi, magari rendicontati, dall'ex proprietario di Repubblica Carlo De Benedetti. O vogliamo dire che non si può dire?». Non risparmia neanche lo storico tesoriere dei Ds Ugo Sposetti: «Sposetti e i Ds si sono portati via e hanno in gestione 68 fondazioni che se fossero rimaste al Pd non avremmo messo nessuno in cig. Quelle fondazioni, guidate dall'Associazione Berlinguer, hanno 500 milioni di patrimonio, 2.399 immobili e 410 opere d'arte. Dov'è la trasparenza?». Nessun accenno all'ex amico Luca Lotti, che sulla decisione dell'ex premier di farsi prestare 700.000 euro per comprare casa è stato tombale: «Lotti pensa a Lotti e fa quel che ritiene Lotti, altre persone fanno quello che ritengono opportuno...». L'ultimo affondo è per i deputati di Leu che stasera in commissione Finanze presenteranno un emendamento per prorogare di un anno la norma della Spazzacorrotti che equipara le fondazioni ai partiti. «Forse perché c'è qualche fondazione che ha qualche amico di Leu?».
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