2020-11-16
I dem a caccia di denaro sognano di appiopparci la quinta patrimoniale
Il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano (Ansa)
Fanno gola i risparmi sui conti correnti. Giuseppe Provenzano tifa per la tassa di successione.Ci sono alcune notizie che negli ultimi giorni mi hanno fatto correre un brivido lungo la schiena. La prima è di ieri e riguarda il Mes, ossia il meccanismo Salva stati che avrebbe dovuto, insieme al Recovery fund, inondarci di liquidità. Dopo mesi di discussioni e pressioni da parte del Pd per indurci ad accettare i soldi - e le regole - della Ue, il presidente del Parlamento europeo, l'italiano e zingarettiano David Sassoli, fa marcia indietro e ci comunica una strada alternativa, ossia la cancellazione del debito dovuto alla pandemia, una proposta che i cosiddetti Paesi frugali non accetteranno mai. La novità non sta nella curiosa capriola dell'esponente del Partito democratico, ma nella constatazione che da Bruxelles non c'è da aspettarsi alcuna apertura di credito. I soldi non ci sono e non arriveranno e a noi toccherà far da soli. E qui, ahimè, c'è da registrare la seconda cattiva notizia. Giorni fa Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la coesione territoriale, altro uomo del Pd, ha partecipato a una trasmissione di Tv 2000, emittente della Conferenza episcopale, e davanti alle telecamere gli è scappata una frase che pareva aprire la strada a una tassa patrimoniale, cioè a una stangata sui risparmi degli italiani. La notizia era talmente grossa che, non appena l'ufficio stampa della televisione dei vescovi ha diramato un comunicato per segnalare le dichiarazioni, Provenzano ha sentito l'obbligo di smentire e di negare la voglia di tartassare i contribuenti. Niente patrimoniale, ha assicurato, ma subito dopo ha aggiunto che invece sarebbe favorevole a reintrodurre la tassa di successione, ovvero l'imposta sulle eredità. Nella sua testa, evidentemente, il prelievo fiscale sui morti è una cosa accettabile, meno grave di quello da applicare ai vivi, ma nella nostra significa solo che al governo c'è un becchino che sogna di mettere le mani nelle tasche di persone defunte, che in vita hanno sgobbato per lasciare qualche cosa ai figli. Dunque, nonostante le smentite di Provenzano, non siamo stati affatto rassicurati, ma anzi ci siamo allarmati ancora di più.Soprattutto, dopo aver visto un titolo a tutta pagina del Sole 24 ore in cui si segnalava che la liquidità presente sui conti correnti e in mano alle famiglie è pari al Pil dell'intera Italia. Scrivere che gli italiani tengono nel loro salvadanaio una simile ricchezza è un invito a delinquere, cioè a rompere il salvadanaio e ad appropriarsi del malloppo. Diciamoci la verità: a sinistra c'è chi non vede l'ora di mettere le mani sul gruzzolo accumulato dai risparmiatori, e più sfumano i miliardi europei, più ai compagni viene l'acquolina in bocca pensando a quelli italiani. Del resto, è stato un premier socialista, nel 1992, a mettere a segno il colpo di mano notturno con cui lo Stato si appropriò del 6 per mille dei soldi depositati sui conti correnti. E sempre Giuliano Amato, cioè l'autore dello scippo di trent'anni fa, sul giornale di Confindustria, suggerì in passato un prelievo forzoso sui patrimoni. Sì, insomma, intendo dire che i segnali non sono incoraggianti, perché di tasse in questi momenti di pandemia si parla un po' troppo e non certo per diminuirle. Se n'è accorto anche Il Corriere della Sera, che in un suo servizio ha segnalato come nel nostro Paese di patrimoniali ne esistano già quattro. Una si chiama Imu e grava sulle seconde case. Un'altra si chiama Ivie e la devono pagare i contribuenti con immobili all'estero. Una terza è l'imposta di bollo che colpisce gli investimenti finanziari e la quarta è l'Ivafe, la tassa sulle attività finanziarie detenute all'estero. A differenza di ciò che si crede, gli italiani non è vero che non paghino le tasse. Quelli onesti le pagano e perfino troppe. Dunque il problema, cari compagni, non è caricare di altre imposte le persone che sono in regola con il Fisco, ma quelli che le evadono. Avete la Guardia di finanza, l'anagrafe fiscale e pure il controllo sui conti correnti, e se non riuscite a beccare chi non paga non è per mancanza di strumenti, ma per volontà. O, anche questo è possibile, per incapacità. In tal caso c'è una sola soluzione: andate a casa e cambiate mestiere. Anzi, visto che molti di voi ne hanno uno, cominciate a lavorare. Così capirete quanto costi fatica guadagnare e quanto faccia rabbia dover pagare le tasse per la vostra inettitudine.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.