2020-01-22
I commissari Ilva: «Mittal fa ostruzionismo»
L'accusa al processo di Milano: «Arcelor usa logiche da capitalismo d'assalto e mantiene il magazzino sbilanciato. In caso di addio 3,5 miliardi di riduzione del Pil». Il timore è che l'azienda proceda con mini cassaintegrazioni per poi dimezzare i dipendenti.Con la revoca dello spegnimento dell'altoforno 2, Arcelor Mittal non può più tirarsi indietro a Taranto. È quanto scrivono i legali dei commissari dell'ex Ilva nella memoria presentata nell'ambito del contenzioso civile in corso ieri a Milano Gli avvocati, sempre ieri, hanno fatto notare al colosso dell'acciaio che sarebbe una «conclamata falsità» ritenere che «la mancata estensione temporale dello scudo penale renderebbe impossibile attuare il piano ambientale senza incorrere in responsabilità (anche penali) conseguenti a problemi ambientali ereditati dalla precedente gestione».Secondo quanto si legge nel ricorso, «la giacenza di materie prime al 20 novembre 2019 era tale da garantire [...] una autonomia di circa sei giorni». Una situazione che «oggi non è sostanzialmente modificata, posto che Arcelor Mittal, successivamente agli impegni presi nel corso del presente giudizio, ha continuato a mantenere un magazzino fortemente sbilanciato sul prodotto finito da vendere anziché sull'approvvigionamento di materie prime destinate ad alimentare la futura attività», hanno continuato i legali. «La migliore conferma di quanto precede è del resto di poche ore fa», prosegue la memoria, «quando la controparte ha dato notizia della messa in cassa integrazione di 250 dei 477 dipendenti operanti sull'altoforno 1 in ragione dello “scarso approvvigionamento di materie prime e dell'attuale capacità produttiva legata alle commesse"». «Sul punto», continua l'atto, «è del resto necessario sottolineare che la controparte - in violazione degli impegni assunti in udienza - si è rifiutata sino a ora ostinatamente di consentire» ai commissari dell'ex Ilva o a chi per loro «qualsiasi tipo di verifica e sopralluogo finalizzati a controllare la effettiva situazione e la correttezza della ben laconica, e generica, informazione trasmessa circa la produzione giornaliera di acciaio grezzo».Quelle di ieri sono state dunque parole durissime. I legali hanno puntato il dito contro l'intenzione dell'azienda di fermare fino al 31 marzo l'acciaieria 1 di Taranto e di ridurre il personale da 477 a 227 unità, determinando la collocazione di 250 lavoratori in Cig. La paura dei sindacati e dei lavoratori è che il gruppo proceda a una cassaintegrazione «a piccole dosi» che finisca per dimezzare il personale dello stabilimento pugliese. Arcelor Mittal per i commissari avrebbe portato avanti le «consuete logiche» di «un certo tipo di capitalismo d'assalto secondo le quali se a valle dell'affare concordato si guadagna, allora “guadagno io", mentre, se invece si perde, allora “perdiamo insieme"». Il sospetto, scrivono gli avvocati, è che il gruppo «cerca oggi di imporre surrettiziamente una riduzione del personale di circa 5.000 unità» e di «dimezzare l'occupazione portandola da 10.700 dipendenti a soltanto 5.700».Gli esperti hanno dunque calcolato a quanto ammonterebbe il danno per il territorio nel caso in cui Arcelor Mittal decidesse di abbandonare Taranto. «Le conseguenze economiche attivate dall'inadempimento di Arcelor Mittal», ossia «il fallimento del progetto di preservazione e rilancio dei rami d'azienda», porterebbero «a un impatto economico pari a una riduzione del Pil di 3,5 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil italiano e allo 0,7% del Pil del Mezzogiorno».Il futuro dello stabilimento di Taranto è ancora tutto da delineare. Dopo che il Tribunale del riesame ha fermato lo spegnimento dell'altoforno 2, ora i riflettori sono tutti puntati sulla «nuova Ilva», sulle misure relative agli ammortizzatori sociali e sul Cantiere Taranto. Subito dopo la sentenza del Riesame, Arcelor Mittal ha iniziato a mettere in sicurezza l'altoforno 2 e i lavoratori che vi operano. Oltre a questo, i nodi da sciogliere sono ancora molti. Resta, in primis, da capire come lo Stato intende affrontare o sostenere Arcelor Mittal e come verrà modificato l'assetto produttivo attraverso l'utilizzo di forni elettrici. Senza considerare il rientro in Mittal dei cassintegrati. Oltre a tutto questo si deve poi capire come lo Stato attuerà eventuali ammortizzatori sociali per ridurre gli esuberi, visto che al momento non ci sarebbero le coperture finanziarie necessarie per portare avanti un piano per ridurre i tagli al personale.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)