2024-05-20
«I 500 milioni a Msc, scandalo del secolo»
Raffaella Paita e Gianluigi Aponte (Ansa)
Paolo Emilio Signorini, intercettato nell’inchiesta Toti, denuncia un presunto favore a Gianluigi Aponte, finanziatore di Matteo Renzi. Il riferimento è al terminal realizzato quando Luigi Merlo (marito di Raffaella Paita di Iv) era presidente del porto.Nel centro direzionale di San Benigno, nel quartiere genovese di Sampierdarena, c’è una avveniristica torre di vetro che è la plastica rappresentazione di chi comandi davvero nel porto del capoluogo ligure. Qui si trova il quartier generale della Msc, la Mediterranean shipping cruises, prima compagnia al mondo di navi portacontainer, fondata dal comandante Gianluigi Aponte. I suoi uomini da qui sorvegliano calata Bettolo, il terminal gestito dalla Msc attraverso la sua controllata Csm-Gate, che possiede il 100% delle quote della società concessionaria, il Consorzio Bettolo. Ad esso era stata assegnata l’area nel 2014, con delibera del comitato portuale, anche se poi l’iter burocratico, con annessa firma della concessione, subirà 4 anni di rallentamenti.Il terminal è stato realizzato grazie a un progetto da 400 milioni di euro, di cui 250 pubblici, che ha ridisegnato l’aspetto del Porto di Genova, e che era stato approvato ai tempi in cui a guidare l’Autorità portuale (dal 2008 al 2015) era Luigi Merlo, ex assessore ai Trasporti della Regione Liguria (dal 2005 al 2008) in una giunta di centro-sinistra e futuro consigliere per la Portualità e la logistica del ministro dem alle Infrastrutture Graziano Delrio.Il successore di Merlo, Paolo Emilio Signorini, arrestato martedì scorso nell’inchiesta che ha mandato ai domiciliari anche il governatore Giovanni Toti, in un’intercettazione aveva esclamato: «Cinquecento milioni alla Msc (probabilmente il riferimento è proprio alle spese per calata Bettolo, ndr), è lo scandalo del secolo...». Nel maggio del 2014, l’allora premier Matteo Renzi, alla vigilia delle elezioni europee, aveva benedetto l’intesa tra Msc e Fincantieri per un appalto da 2,1 miliardi di euro per la costruzione di due navi da crociera. L’anno successivo le cronache ci raccontano di una «visita privata» di Renzi alla torre di Sampierdarena pochi giorni prima dell’inaugurazione. Il 14 aprile 2015 ad attenderlo ci sono il fondatore e proprietario del gruppo Msc, Aponte, che nelle carte dell’inchiesta di Genova viene soprannominato il «boss». Partecipano alla visita, tra gli altri, anche l’allora presidente della Regione Liguria, il piddino Claudio Burlando e il già citato Merlo.Un giornale, The MediTelegraph, racconta che Aponte, al passaggio di una grande cargo, cogliendo la palla al balzo, avrebbe detto al primo ministro: «Vede presidente, ecco perché è necessaria la diga». E avrebbe aggiunto: «Serve più spazio per le grandi portacontainer». Renzi avrebbe risposto: «Ho capito, è una priorità». Nove anni dopo sarebbe stata posata la prima pietra di quell’infrastruttura da un miliardo di euro, che Aponte indicava come indispensabile.Nel gennaio 2017, Msc group annuncia la nomina di Merlo, sino a pochi giorni prima consigliere di Delrio, a direttore dei rapporti istituzionali per l' Italia. Un incarico che porta all’immediata apertura di un fascicolo da parte dell'Anac, l’authority anticorruzione, per pantouflage (letteralmente «porte girevoli»), ovvero il passaggio di funzionari pubblici in aziende private con cui avevano intrattenuto in precedenza rapporti negoziali. Nello stesso periodo, come risulta da un’annotazione della Guardia di finanza stilata in un’inchiesta sul costruttore romano Luca Parnasi, Msc cruise invia un finanziamento (lecito) da 100.000 euro alla Fondazione renziana Eyu, che in quel momento stava sostituendo Open, la vecchia cassaforte per l’attività politica del fu Rottamatore. Gli incroci non sono finiti: nel 2018 Renzi candida la moglie di Merlo, Raffaella Paita, alle elezioni legislative, dopo che la stessa era stata sconfitta da Toti, nonostante la sponsorizzazione del fu Rottamatore, alle Regionali del 2015. La donna nel 2019 entra in Italia viva e nel 2020 diventa presidente della Commissione trasporti della Camera, che si occupa anche di portualità. Insieme con la collega dem Alessia Rotta, firma un emendamento al Dl infrastrutture che velocizza la valutazione di impatto ambientale della nuova diga foranea di Genova, tanto desiderata dal datore di lavoro del marito, un’opera che consentirà l’ingresso in porto anche di navi da 18-20.000 teu di capacità. L’emendamento, in particolare, assegna alle Regioni un ruolo meramente consultivo nella «nuova procedura di approvazione del Piano regolatore portuale, rimessa al Comitato di gestione». In pratica i vertici del porto diventano gli unici a decidere.La comunicazione della Paita sarebbe stata gestita «in amicizia» anche da Marco Agnoletti, già portavoce di Renzi, che con la sua Jump, nel 2021, ha preso come cliente Msc crociere. Nel 2018 la compagnia che controlla Calata Bettolo ottiene una concessione da 33 anni e nel 2023 iniziano i lavori di ampliamento del terminal. Il presidente Signorini, in occasione dell’inaugurazione dei cantieri, prova a prendersi tutti i meriti: «Una giornata che arriva dopo 4-5 anni di impegno molto intenso in cui noi abbiamo disegnato, progettato e appaltato i lavori del nuovo porto del bacino di Sampierdarena. Le due opere che stiamo avviando, oggi il terminal Bettolo e la diga tra 15 giorni, prevedono un ampliamento degli specchi acquei per consentire alle grandi navi di arrivare e operare in sicurezza».Nel frattempo procede a fari spenti il filone dell’inchiesta per voto di scambio, che avrebbe coinvolto alcuni genovesi di origini siciliana. Come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, Walter Rapetti, un ex presidente di seggio alle primarie del 2015 per il candidato del centro-sinistra alle Regionali, ha segnalato alla locale segreteria del Pd una presunta compravendita di preferenze a favore della solita Paita. Il denunciante sembra un ragazzo con la testa sulle spalle. Su Internet abbiamo trovato un suo breve profilo: «Già assistente europarlamentare e segretario della Gfe di Genova, oggi insegna Storia e filosofia nei licei statali. Nel (poco) tempo libero porta avanti i suoi studi in storia comparata, antropologia digitale e sistemi federali. Federalista realista, porta avanti il suo impegno con il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà». Il suo seggio si trovava in un gazebo nel quartiere di Certosa. I giornali dell’epoca scrissero che la Digos aveva chiesto ai dem l’elenco dei votanti e che i carabinieri avevano sentito lo stesso Rapetti.Il quale avrebbe raccontato: «Ho visto arrivare una quarantina di persone in gruppo. Erano tutti siciliani tra i 50 e 70 anni. Sembravano spaesati. Non sapevano nemmeno cosa fossero le primarie. Mi hanno chiesto è qui che si paga? Ho cercato di spiegare loro che c’era un contributo per gli alluvionati. Ma la scena era surreale. Quelli hanno firmato e se ne sono andati. Senza votare. Li ho fermati e mi hanno detto: “Votare? Cos’è la scheda?”». Nella mail inviata al Pd aveva denunciato i presunti maneggi di un politico originario di Riesi, Umberto Lo Grasso, già condannato per corruzione elettorale e indagato nell’inchiesta che coinvolge il governatore Toti per favoreggiamento.La mail di Rapetti aveva il seguente oggetto: «Infiltrazioni malavitose primarie Liguria». Nel corpo della missiva si leggeva: «Si segnalano noti esponenti della comunità riesina locale che agiscono nel modo seguente: si riuniscono in gruppo, si spostano di una strada e parlottano con la persona nella foto allegata (Umberto Lo Grasso, già condannato, ex Idv...), il quale numerose volte tira fuori dalla tasca monete congiuntamente a «santini» elettorali indicanti il volto e il nome di Raffaella Paita. Queste monete con «santini» vengono consegnate a due giovani, di fattezze nordafricane (tunisine?) che le portano a loro volta a uomini di mezza età o di età avanzata, originari della Sicilia e in particolare della città di Riesi, che, una volta ricevuti, si recano al gazebo per votare».Ma sia alla Digos che al comando provinciale dei carabinieri negano che ci sia traccia di un’indagine riguardante questa vicenda. Rapetti, che abbiamo raggiunto nella sua casa nel quartiere di Cornigliano, si è trincerato dietro a un inspiegabile mutismo, nonostante la sua testimonianza potrebbe risultare molto importante. Pochi giorni dopo la sua denuncia, l’allora segretario provinciale del Pd, Alessandro Terrile, braccio destro in porto dell’indagato Mauro Vianello e responsabile Trasporti nella segreteria di Elly Schlein, commissaria il circolo di Rivarolo per la «situazione di profonda divisione venutasi a creare nel gruppo dirigente». L’ex segretario della sezione Valentino Miglietta spiega alla Verità: «Il partito alle primarie sosteneva Sergio Cofferati, mentre io fuori dal circolo ritenni giusto fare un po’ di campagna elettorale per conto mio a favore di Lella Paita. Qualcuno mi ha visto a una riunione con lei e mi è stata rinfacciata questa cosa, ma il vero motivo del commissariamento non l’ho mai davvero capito». A luglio di quell’anno Rapetti entra nella «segreteria unitaria» di Terrile, con delega all’Europa e alle politiche giovanili, ma non come renziano, bensì in quota Pippo Civati.Purtroppo gli archivi non ci consentono di ricostruire in modo compiuto la vicenda e anche Lo Grasso non ci aiuta: «Non vorrei sembrare scortese, ma purtroppo non posso rilasciare dichiarazioni. Grazie per la comprensione».