2025-03-16
L’antifrode Ue aveva in mano dal 2022 i primi indizi dello scandalo Huawei
Fulvio Martusciello (Getty Images)
Per Martusciello (i suoi collaboratori sono coinvolti nelle indagini) fiducia dalla Bernini.A differenza di quanto successo a suo tempo con il Qatargate, forse anche grazie al fatto che al momento non risultano esserci parlamentari indagati, lo scandalo per le presunte tangenti al Parlamento europeo, che sarebbero state pagate dai lobbisti di Huawei, oggetto di un’indagine della Procura federale di Bruxelles, sembra non causare ripercussioni sul mondo della politica. Almeno non in Italia, dove ieri si è il svolto il congresso provinciale di Napoli di Forza Italia, al quale era regolarmente presente l’eurodeputato azzurro Fulvio Martusciello, coordinatore regionale del partito. Una scelta, quella del politico campano, che manifesta tranquillità rispetto alle perquisizioni e ai sigilli posti dalla Procura federale di Bruxelles agli uffici di alcuni suoi collaboratori. Ma soprattutto ieri Martusciello ha ricevuto un endorsement di peso riguardo alla sua candidatura alla presidenza della Regione Campania per il centrodestra. Il ministro dell’Università Annamaria Bernini, anche lei presente al congresso di Napoli di Fi, ha infatti apertamente appoggiato il collega di partito, definendolo «un’ottima candidatura» e un politico che «ha sempre dedicato al territorio tutte le sue forze, le sue attenzioni di parlamentare europeo». Intanto ieri, il quotidiano belga Le Soir ha svelato un retroscena inedito sul caso Huawei, che se confermato, getterebbe un’ombra sull’operato dell’Olaf, l’ufficio europeo per la lotta antifrode, che fa capo alla Commissione Ue. La Ong Transparency international avrebbe infatti ricevuto già nel 2021 una lettera anonima sul caso. Poi trasmessa a dicembre 2022, quattro giorni dopo l’esplosione del Qatargate, proprio all’Olaf. Con il quotidiano di Bruxelles Nicholas Aiossa, direttore della Ong, ricorda così la vicenda: «Abbiamo ricevuto una segnalazione da un insider di Huawei, un potenziale informatore». Poi prosegue: «Questo informatore ha spiegato un piano di corruzione dettagliato. Abbiamo trovato queste accuse molto gravi. Poiché non avevamo la capacità di svolgere da soli le indagini, il nostro ex direttore ha infine trasmesso le informazioni all’Olaf». Quattro mesi dopo, il 16 marzo 2023, Olaf ha risposto di aver analizzato la denuncia: «Questo dossier riguarda la possibile corruzione di diversi parlamentari che avrebbero servito gli interessi della Cina nell’implementazione della tecnologia 5G in Europa». In pratica lo stesso scenario su cui sta indagando la Procura federale. A quanto pare, l’Olaf però decise di non dare seguito alla segnalazione, motivando così la scelta nella comunicazione inviata a Transparency international: «Sulla base delle informazioni disponibili e delle indagini svolte, non ci sono in questa fase sufficienti sospetti di violazione dei loro obblighi e/o di comportamento criminale da parte dei deputati del Parlamento europeo interessati». Secondo la ricostruzione di Le Soir, l’Olaf, oltre a non approfondire ulteriormente la vicenda, avrebbe deciso di non trasmettere le informazioni che aveva ricevuto all’autorità giudiziaria. Una scelta che potrebbe avere influito sui tempi dell’indagine della Procura federale di Bruxelles, che sta dando i primi frutti solo adesso, a oltre un anno e mezzo dalle elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024.