2024-06-14
Dopo il successo della prima stagione torna su Sky «House of the Dragon»
True
«House of the Dragon» (Sky)
House of the Dragon , la cui prima stagione ha stregato circa ventinove milioni di spettatori a episodio, è il racconto di come la dinastia Targaryen si sia avviata alla fine. Il secondo capitolo dello show debutterà su Sky nella notte fra il 16 e il 17 giugno.Come Il Trono di Spade , solo di qualche secolo più vecchio. House of the Dragon , la cui seconda stagione debutterà su Sky nella notte fra il 16 e il 17 giugno, per tornare poi nella prima serata di quello stesso lunedì, non è diverso dallo show che lo ha preceduto. Dalle ambientazioni di quella serie miracolosa, dai suoi intrighi e giochi di potere. Li ricalca tutti, anzi, limitandosi a costruire su quelle stesse promesse un'altra storia: una storia antica, un prequel come andrebbe definito in gergo televisivo, utile ad approfondire quel che Il Trono di Spade ha solo accennato.House of the Dragon , la cui prima stagione ha stregato circa ventinove milioni di spettatori a episodio, è il racconto di come la dinastia Targaryen si sia avviata alla fine. George RR Martin , quella fine, l'ha legata alle ambizioni individuali, agli ego dei Targaryen, più inclini a condannare la propria dinastia che a rinunciare al fascino del potere. Aegon II Targaryen ( Tom Glynn-Carney ), dopo la morte del padre, avrebbe dovuto farsi da parte e lasciare che a regnare fosse la sorellastra, Rhaenyra Targaryen ( Emma D'Arcy ). Ma qualcos'altro ha avuto la meglio, non il buonsenso o il rispetto della linea di successione. Qualcosa di sottile, un'invidia pungente, che serpeggiando fra testa e cuore lo ha persuaso a combattere sua sorella. Aegon II ha usurpato il trono, dando origine alla guerra civile che ne Il Trono di Spade sarebbe stata ribattezzata «danza dei draghi». La casa del drago , nella sua prima stagione, non è entrata, però, nel merito della guerra. L'ha presa alla larga, ha indugiato - come un tempo Il Trono di Spade - sulla perversione di un potere che si tramanda per incesto, sui cataclismi che gli sono sottesi. Sul sangue, la rabbia. Le premesse le ha poste tutte. Poi, si è interrotto, lasciando alla seconda stagione il compito di dar loro un seguito: mostrare la guerra interna alla dinastia, la sua forza distruttiva. House of the Dragon 2 è morte e distruzione, la fine raccontata attraverso gli occhi di chi l'ha causata. Occhi nuovi, che, come in tanti altri prequel, sono capaci di fare la fortuna dello spettacolo.Il Trono di Spade non ha avuto spettatori, ma soldati: un esercito di appassionati, in grado di muoversi fra la genealogia della serie come fosse la propria. Tradirli, per giunta dopo aver promesso loro libri mai scritti, sarebbe stato facile. Sarebbe bastato provare a replicare la formula, con l'incertezza intellettuale che le mere operazioni di riproposizione portano in seno. Sarebbe bastato poco. E il «poco» è stato evitato. Martin , come gli sceneggiatori di House of the Dragon , ha tenuto il marchio di fabbrica de Il Trono di Spade (il sesso, gli incesti, il sangue), per raccontare una storia riconoscibile ma non conosciuta, una storia che fosse comprensibile e apprezzabile anche dagli outsider, estranei al grande esercito del Trono e, magari, nemmeno interessati a diventarne parte.