2022-09-27
Lavinia Mennuni: «Ho vinto contro il gender in Ztl»
La candidata che ha sconfitto Emma Bonino e Carlo Calenda a Roma: «La politica è distante persino dai centri storici. La mia priorità sarà difendere le madri e i nascituri».Accanto ai nomi eccellenti dei non eletti, le urne hanno visto l’emergere di personalità magari non note in tutta la penisola ma che sono state in grado di conseguire delle vittorie significative. Tra queste c’è Lavinia Mennuni, 46 anni, moglie, madre di tre figli e avvocato che, con Fratelli d’Italia, è riuscita in una impresa storica, prevalendo, con il 36,37% dei consensi, nel collegio uninominale di Roma centro per il Senato su due pezzi da novanta come Emma Bonino e Carlo Calenda. La Verità l’ha avvicinata per saperne di più sul suo sorprendente successo. Mennuni, com’è riuscita ad espugnare il centro storico di Roma, battendo peraltro due big come Bonino e Calenda? «È stata fatta una grande campagna elettorale, io direi tradizionale. Abbiamo unito alla campagna tipica dei candidati uninominali - fatta di incontri con le categorie professionali e con le associazioni - una campagna fatta anche col porta a porta. Vengo da un’esperienza nelle amministrazioni locali, ho già fatto sette campagne elettorali e sono stata eletta molte volte in Comune e in municipio e, quindi, ho sempre creduto molto nel contatto diretto e umano. Quindi abbiamo incontrato persone nelle piazze e ci sono state aperte tantissime porte di abitazioni di privati cittadini, associazioni e comitati di quartiere».Quindi è finito il mito della zona Ztl radical chic in antitesi politica alle periferie? «Quello che tutti ci hanno chiesto è stato di rimettere il cittadino al centro delle politiche nazionali, perché c’è stata la percezione di essere stati abbandonati. C’è un distacco troppo forte tra il palazzo, chiamiamolo così, e la realtà quotidiana delle persone; questo tocca oggi anche il ceto medio che vive anche nelle zone, come vengono chiamate, Ztl».A proposito di temi, quello del declino demografico è stato uno di quelli sui quali lei ha insistito in campagna elettorale. Quali proposte promuoverà per contrastarlo? «Noi dobbiamo anzitutto sostenere fortemente la figura della maternità. Quindi, la madre deve esser messa al centro delle politiche a sostegno, ovviamente, della natalità, che è fondamentale perché una nazione che non fa figli - come l’Italia ne sta facendo sempre di meno - è destinata a impoverirsi sempre più. Quindi è un tema per me di natura etica, ma pure di natura pragmatica, direi. Dobbiamo dare sostegni concreti alle donne che spesso sono lavoratrici ma che vogliono essere anche madri, e che sentono ancora oggi, in Italia, uno Stato troppo lontano da questa accoglienza del nascituro come principale ricchezza di tutta la nazione, non solo della singola mamma».Il centrosinistra ha passato settimane su settimane insinuando che voi di Fdi sareste quelli che vogliono reintrodurre addirittura il «divieto di abortire»…«Guardi posso dire che, personalmente, sono sempre stata per la tutela della natalità sin dal concepimento. Ho fatto questo tipo di politica in ogni istituzione in cui avesse senso svolgerla, partendo fin dal municipio, fino a promuovere insieme a delle importanti realtà associative la Marcia per la vita. Abbiamo bisogno che lo Stato protegga la mamma specie nel momento in cui vive una difficoltà e sappiamo che larghissima percentuale degli aborti derivano da problemi di natura economica».Anche sulle lezioni gender nelle scuole lei ha una posizione netta. «Penso che i bambini, i più piccoli ma non solo, debbano essere lasciati liberi da messaggi che possono confondere. Quindi, soprattutto le scuole, ma anche la televisione, non dovrebbero dare dei messaggi difficilmente elaborabili da bambini che debbono essere cresciuti e formati a seconda della loro età per aver poi una crescita serena, forte, per aver da adulti la consapevolezza di ciò che sono e saranno. Io quindi penso che le politiche gender nelle scuole non ci debbano essere».
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