Visioni, mostri, creature fantastiche. All’inimitabile genio di Jheronimus Bosch, Palazzo Reale di Milano dedica una grande retrospettiva (sino al 12 marzo 2023) che mette in dialogo importanti opere dell’artista fiammingo con quelle di altri maestri del suo tempo, alla scoperta di un Rinascimento «alternativo», lontano - seppur complementare - da quello governato dal mito della classicità.
Visioni, mostri, creature fantastiche. All’inimitabile genio di Jheronimus Bosch, Palazzo Reale di Milano dedica una grande retrospettiva (sino al 12 marzo 2023) che mette in dialogo importanti opere dell’artista fiammingo con quelle di altri maestri del suo tempo, alla scoperta di un Rinascimento «alternativo», lontano - seppur complementare - da quello governato dal mito della classicità.Visionario, enigmatico, misterioso, contemporaneo di Leonardo da Vinci ma distante anni luce dalla sua arte e dal classicismo rinascimentale, Jheronimus Bosch (‘s-Hertogenbosch, 1453-1516) è sicuramente una delle figure più originali del panorama artistico fiammingo (ma non solo, visto che ebbe più fortuna in Italia e in Spagna che nelle Fiandre) a cavallo fra il XVesimo e XVesimo secolo. Di lui e del suo sentire religioso non si conosce molto, poche le opere giunte fino a noi (tutte non datate e solo alcune firmate), ma è sicuramente vero che era ossessionato dal peccato e dai vizi umani e le sue inconfondibili, grottesche e oniriche «creazioni», popolate da mostri, demoni, streghe, creature ibride, particolari minuscoli, simboli, oggetti viventi, strumenti musicali e persino acrobati, altro non sono che le rappresentazioni delle paure e delle angosce dell’uomo. Diversamente a quanto accade di solito, per ammirare un quadro di Bosch più che allontanarsi bisogna avvicinarsi: da lontano si coglie un insieme indefinito, da vicino si scopre il dettaglio, tanti microcosmi che ne contengono altri. Come le Matrioske o le scatole cinesi. Se le opere di Bosch producessero un suono, sicuramente sarebbe quello dell’alveare. Un ininterrotto brulicare di centinaia di api che volano e producono, vanno e vengono …Artista davvero unico nel suo genere, complesso e profondo, estraneo al suo tempo e tanto moderno da poter essere definito, quattrocento anni dopo, come un precursore dei grandi interpreti del surrealismo (di Dalì e Magritte, per esempio), alla sua figura, Palazzo Reale di Milano dedica la mostra «Bosch e un altro Rinascimento» che, come recita il titolo stesso, presenta una tesi affascinante: l’artista fiammingo, secondo i curatori - Bernard Aikema, Fernando Checa Cremades e Claudio Salsi - rappresenta l’emblema di un Rinascimento «diverso » ed è la prova provata dell’esistenza di una pluralità di Rinascimenti, con centri artistici diffusi in tutta Europa.In un percorso espositivo molto suggestivo - atmosfere ovattate, pareti scure e opere «illuminate a giorno» - tra dipinti, sculture, arazzi, incisioni, bronzetti e volumi antichi, oltre un centinaio i pezzi esposti, tra cui spiccano alcuni dei più celebri capolavori di Bosch e opere derivate da soggetti del Maestro, mai presentate insieme prima d’ora in un’unica mostra.L’esposizione milanese non può essere definita una monografica convenzionale, perché mira a mettere in dialogo capolavori tradizionalmente attribuiti a Bosch con importanti opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli, in un confronto che ha l’intento di spiegare al visitatore quanto l’ «altro » Rinascimento - non solo italiano e non solo boschiano - negli anni immediatamente successivi (se non addirittura contemporanei) influenzò molti grandi artisti, forse « i più grandi », da Tiziano a Raffaello, da El Greco a Dosso Dossi. E molti altri ancora.Tra le opere da segnalare, il monumentale Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio (opera che ha lasciato il Portogallo solo un paio di volte nel corso del Novecento e giunge ora in Italia per la prima volta), il Trittico del Giudizio Finale (proveniente dal Groeningemuseum di Bruges), Le Tentazioni di Sant’Antonio (prestito del Museo del Prado ), e i capolavori del Museo Lázaro Galdiano, che ha concesso la preziosa tavola del San Giovanni Battista. E ancora, sempre di Bosch, il Trittico degli Eremiti delle Gallerie dell’Academia di Venezia, proveniente dalla collezione del cardinale Domenico Grimani, collezionista fra i più importanti del suo tempo e tra i pochissimi proprietari delle opere di Bosch in Italia.Cosa più unica che rara, esposti anche quattro arazzi boschiani (prestito dell’Escorial ) e un cartone per il quinto arazzo, andato perduto e riconosciuto nelle collezioni delle Gallerie degli Uffizi: nella cultura del Cinquecento europeo, l’arazzo rappresentava uno status symbol dell’élite, un prestigio di casta, e poter ammirare l’intero ciclo degli arazzi di Bosch per la prima volta insieme è davvero un’occasione irripetibile, uno dei tanti motivi per non perdere questa mostra di straordinaria bellezza e che, in chiusura, come fosse la sorpresa finale, regala al pubblico lo splendido Vertumnus di Giuseppe Arcimboldo (Milano, 1527 -1593), una raccolta di meraviglie naturali nella forma del volto dell’imperatore Rodolfo II, ultimo grande collezionista del Rinascimento europeo.
Giulia Buongiorno (Ansa)
La proposta è rimandata per supplementi di indagine. Giulia Bongiorno: «Scriverla bene».
«C’era un accordo politico importante, alla Camera c’è stato un voto unanime su questa legge, i massimi vertici dei gruppi parlamentari si erano stretti la mano e ciò ora significa che stringersi la mano con questa destra non vale niente perché all’ultimo momento si può tornare indietro, smentendo addirittura un voto unanime del parlamento. E hanno deciso di farlo proprio oggi, il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ndr)». È uscito dalla commissione Giustizia del Senato sbraitando che la destra ha stracciato l’accordo sul ddl stupro, il senatore di Italia viva Ivan Scalfarotto.
Nel riquadro la produttrice Giulia Maria Belluco (iStock)
La produttrice di «C14» Giulia Maria Belluco spiega: «Ci abbiamo messo cinque anni per scrivere la sceneggiatura. Le riprese saranno girate l’anno prossimo tra Veneto e Alto Adige». Si cercano ancora due attori internazionali...
Nasce in Veneto un film, C14, sulla Sacra Sindone, la più importante reliquia della cristianità, la cui storia è trapunta di dispute per verificarne scientificamente l’autenticità. Una nota ricerca britannica del 1988 con il radiocarbonio-14 la datò tra il 1260 e il 1390, negando che sia il sudario che ha avvolto il volto di Cristo. Analisi successive, tuttavia, hanno confutato tale risultato, come quelle del professor Giulio Fanti, dell’università di Padova, consulente della sceneggiatura, intervistato dalla Verità il 14 novembre 2024. La produttrice del film è Giulia Maria Belluco, 35 anni, nata a Treviso. Vive a Bassano del Grappa (Vicenza) ed è titolare della EriadorFilm. «L’ho acquisita nel 2023» spiega «con l’obiettivo di portarla sul mercato internazionale attraverso collaborazioni con Paramount, Discovery, Magnolia, Hallmark con le quali abbiamo fatto co-produzioni e produzioni esecutive qui in Italia. Una delle più viste è quella sulla famiglia Stallone, girata tra Puglia e Lazio».
Pier Paolo Pasolini (Getty Images)
Oggi il discusso evento sui lati conservatori del grande scrittore. La sinistra grida alla lesa maestà, eppure ha avallato per anni ricostruzioni farlocche sulla sua morte, al fine di portare avanti astruse piste politiche. E il vero vilipendio è proprio questo.
Il convegno su Pier Paolo Pasolini organizzato da Fondazione Alleanza Nazionale e dal Secolo d’Italia che si terrà oggi pomeriggio a Roma, il cui fine - come da titolo: «Pasolini conservatore» - è quello di dibattere (con il contributo di numerosi relatori tra cui il critico letterario Andrea Di Consoli, certamente non vicino alla destra politica) gli aspetti dell’opera e del pensiero pasoliniani che appaiono in conflitto con la sua area ideologica di appartenenza, quella comunista, è vissuto dalla sinistra italiana letteralmente come un sacrilegio. Nonostante dai curatori dell’evento sia già stato chiarito in tutte le maniere possibili che scopo del convegno è unicamente promuovere una discussione, senza nessuna volontà di «annettere» PPP - operazione che non avrebbe d’altronde senso alcuno - al pantheon culturale della destra, a sinistra si è addirittura giunti a gridare alla «profanazione», come fatto ieri, a botte di gramscianesimo mal digerito, dal professor Sergio Labate sul quotidiano Domani.
Gaia Zazzaretti prima e dopo il vaccino (iStock)
L’ex karateka Gaia lo sente in tv e sceglie di porgere il braccio. Poi, la malattia neurologica. Ma la virostar nega il nesso.
È vero che non se ne può più di «burionate». Ma come si può passare sotto silenzio gli ultimi post della virostar più famosa d’Italia, mentre continua a disinformare e contemporaneamente ridicolizzare persone danneggiate dal vaccino anti Covid chiamandoli #sorciscemi, senza alcun rispetto anche del diritto, di tutti noi, a essere informati correttamente su questioni che riguardano la salute, specie da chi dovrebbe avere, come lui, il dovere di dare informazioni corrette?







