2024-07-25
Harris la moderata aizza l’odio per Trump
Nella sua prima uscita da candidata dem in pectore, la vicepresidente archivia la retorica dell’unità nazionale che si era imposta dopo l’attentato al rivale: «È un predatore e un truffatore come quelli che mettevo sotto accusa». E la folla urla: «Sbattilo dentro».«È un truffatore come quelli che mettevo sotto accusa». Primo boato a Milwaukee. «È un predatore sessuale che ha abusato delle donne». Secondo boato a Milwaukee. Kamala Harris si agitava sul palco con l’indice adunco proteso, il popolo democratico gongolava scandendo: «Rinchiudetelo in galera». E dall’attentato a Donald Trump sembravano trascorsi dieci anni, non dieci giorni. Com’era la favola della pacificazione raccontata da Joe Biden prima dell’arrivo degli infermieri? «Non siamo nemici ma siamo tutti americani, la violenza politica non è mai la soluzione, le decisioni si prendono nelle urne, non con le pallottole. Dobbiamo abbassare i toni». Evocare la figura del predatore sessuale in manette per descrivere il competitor alla Casa Bianca non è propriamente un’ouverture sottovoce. Ma non c’è da stupirsi, l’ipocrisia del club dem è omerica. E per una musicante abituata a suonare la batteria è difficile passare all’arpa in pochi giorni. Così Kamala fa Kamala nella sua prima uscita da pretendente al trono d’America, proprio nel Wisconsin dove il rivale si era presentato dopo le fucilate scansate a Butler. Lei aggredisce, la butta sul personale da ex procuratore della California che ama il tintinnio di manette (il popolo continua a ripetere l’articolato programma lock him up, lock him up - mettetelo dentro). Lei si comporta come tre anni fa, prima che lo staff presidenziale le mettesse un bavaglio di Hermés e la rinchiudesse nello sgabuzzino delle scope per evitare ulteriori danni. Lei pensa di recuperare lo svantaggio sparando petardi alzo zero, mentre la propaganda dei media radical la dà in vantaggio di 2 punti e George Clooney ricomincia la questua per andare oltre i 100 milioni di donazioni. La partita sarà durissima anche perché l’indice di popolarità del vicepresidente liberal, anticattolica, tardo-glamour era ai minimi storici: quando Biden galleggiava su un mediocre 40%, lei era addirittura sotto (39,2%), con abissi nel Midwest. Eppure, da George Soros a Melinda Gates, sembra che per i king maker da qui a novembre tutto sia in discesa. L’unica voce fuori dal coro è di Black lives matter, che si è presentato mettendo i bastoni fra le ruote alla sua candidata naturale: il nuovo potere nero ha chiesto primarie virtuali in tutta l’America prima della convention di agosto. Oltre a coprire di letame Trump in nome dei toni più civili, nel suo primo discorso la figlia della upper class (mamma oncologa tamil, papà professore di economia giamaicano) ha messo insieme il decalogo Elly Schlein: immigrazione, futuro, libertà, aborto, minoranze Lgbtq, questione razziale, con il supporto della hit di Beyoncè, Freedom, come colonna sonora. «Trump vuole riportare indietro il nostro Paese ma noi non indietreggeremo». Neppure lo staff di Biden indietreggia, la guarda a vista perché conosce il soprannome che le hanno affibbiato alla Casa Bianca: Lady Gaffe. Fin qui ne ha messe insieme una per ogni argomento. A partire dalle due sublimi sull’immigrazione. Gaffe 1: «Alle persone che pensano di intraprendere il viaggio verso il confine tra Stati Uniti e Messico dico, non venite». Gaffe 2: «Volevo intendere, aiutiamoli a casa loro». Mondo green: «Per far respirare aria pulita e bere acqua pulita ai nostri figli bisogna ridurre la popolazione», disse a Baltimora sull’Inflation Reduction Act, confondendo «population» con «pollution», inquinamento. Stupenda nel tailleur albicocca, ovviamente non rettificò - nel vocabolario dem la parola «scusate» non esiste - ma tirò dritto con il lapsus freudiano da radical Ztl. Trasporti: «La questione centrale è che la gente sia capace di andare dove deve andare», trasformatasi immediatamente in meme. Intelligenza Artificiale: «La Ai è qualcosa di stravagante. È composta da due lettere. È la capacità di insegnare alle macchine». I big tech siliconvallici che la ascoltavano dopo avere messo sul tavolo i rischi del «deep learning» e non lo scontato «machine learning», l’hanno fermata con una domanda decisiva: «Perché ci parla come se fossimo bambini di cinque anni?». È dura per il progressismo dei competenti scoprire che la guru americana dell’inclusione Gucci style è messa peggio di Luigi Di Maio. Ma in mezzo c’è l’Oceano Atlantico e il New York Times queste bizzarrie non le pubblica. Quindi non esistono. Anche alla Casa Bianca, la cinquantanovenne Harris era percepita come un’esploratrice dell’ovvio che non studiava i dossier. Dopo la gaffe sull’Intelligenza artificiale, Elon Musk ha cominciato a chiamarla «Zarina dell’Ai» e Jesse Waters nel programma The Five ha commentato: «Quando i robot cominceranno a ucciderci, Biden dirà che è colpa di Kamala». I repubblicani sono pronti a rispolverare i suoi soliloqui, definiti «piatti freddi della sua insalata di parole». In rete i deliri sono raccolti nell’enciclopedia Wikamalapedia, «con la quale parla agli americani come se fossero tutti all’asilo». Regina di arroganza e capricci, per azzerare le figuracce l’ex questurina ha azzerato gli spin doctor. Il giorno dopo le 22 persone cacciate dissero all’unisono: «Che bello andarsene da quell’ambiente malsano».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.