2024-10-11
La serie che tutti i nostalgici degli anni Novanta attendevano
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«Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883» (Sky)
Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883, al debutto debutterà questa sera su Sky con i primi due episodi, ripercorre la storia che ha portato al successo Max Pezzali e Mauro Repetto.Quella di Max Pezzali e Mauro Repetto è stata presentata come una parabola universale, non come la storia che è: una storia di provincia, di determinazione, la storia di due ragazzini che, forti l'uno dell'amicizia dell'altro, si sono trovati a definire un'epoca. Sydney Sibillia, che quella storia l'ha adattata in una serie televisiva, Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883, ha spiegato di aver voluto valicare i confini della didattica per creare qualcosa che potesse «appartenere a tutti, perché i sentimenti che hanno mosso Max e Mauro sono gli stessi che muovono i ragazzi di oggi». Nelle parole del regista, il cui show debutterà su Sky nella prima serata di venerdì 11 ottobre, la serie è, piuttosto, «un teen drama, ed è un caso che racconti la storia vera degli 883». Di un gruppo che, al netto degli universalismi, ha trovato nella trasposizione televisiva della propria genesi un contrappunto di realtà.Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883, benché mossa da sentimenti comuni a tanti, è la cronaca precisa di quel che è accaduto nel pavese, sul finire degli anni Ottanta, sull'onda dell'ottimismo che li ha animati.Quando le prime immagini cominciano a correre sullo schermo, Max Pezzali è ancora Massimo, un diciottenne frustrato da una bocciatura scolastica. L'estate l'ha passata a lavoricchiare: le consegne, poi il negozio di fiori dei genitori. Poi, a settembre, ha cambiato scuola. E, in quel nuovo primo giorno, ha dato l'imprinting a quella che sarebbe stata un'esistenza inedita. Insperata, forse. «Perché Massimo e non Max?». A chiederlo, con la mano tesa oltre i banchi di scuola, è Mauro Repetto, allora diciottenne come quell'amico in erba. Il suo sogno era la musica e sarebbe diventato anche quello di Max, raccontato in otto episodi. Veloci, frenetici, esaltati come i due ragazzi che, al tempo, hanno deciso di provarci e di farlo davvero, coltivando l'ambizione del successo. Con determinazione, con coraggio, con quella tigna che - ad estranei - è facile appaia alla stregua di una follia peregrina, hybris. La scuola, dunque, diventa taverna, le luci si fanno soffuse. C'è Milano, poi, Claudio Cecchetto e un Fiorello ancora in cerca d'affermazione. Compare Maria De Filippi, non regina dello spettacolo televisivo, ma fiamma di Maurizio Costanzo. Gli anni Novanta si fanno prepotenti, senza, però, che la nostalgia li fagociti. «Non è un'operazione amarcord», ha sottolineato Sibilia, nella conferenza di presentazione dello show. «Solo, la serie ambisce a ricostruire un periodo storico, quello che rappresenta anche la mia infanzia, in cui c'è stata la genesi di tante colonne portanti dell'intrattenimento italiano odierno». Sono queste a essere viste e ricordate attraverso gli occhi dei protagonisti: di Elia Nuzzolo (Pezzali) e Matteo Oscar Giuggioli (Repetto). Gli 883. Un duo che avrebbe fatto la storia e alla storia sarebbe passato per la propria bontà: per una natura tanto genuina da costituire un unicum nel panorama, litigioso e spesso funesto, dei sodalizi artistici.
Jose Mourinho (Getty Images)