2024-04-03
Hanno rapporti coi peggiori regimi, sabotano solo Israele
Le università italiane fanno gemellaggi con Iran, Cina e Corea del Nord. Eppure, minacciate dai collettivi, boicottano Israele.L’ignoranza non è una virtù, anzi, è un brutto male. Soprattutto nei casi in cui si manifesti in ambienti universitari dove si presupporrebbe proprio di non incontrarla e invece, ri-purtroppo, è quello che sta accadendo in molti atenei italiani. I rivoltosi (chiamiamoli così aumentandone a dismisura l’importanza, infatti il termine ricorda ben altre nobili rivolte) prendono, senza se e senza ma, le parti dei palestinesi, e fin qui niente di nuovo, ma chiedono anche che si interrompano tutti i bandi di ricerca e di collaborazione con gli atenei di Israele. Ora, basterebbe che questi giovani andassero a vedere il sito del Miur (ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), magari qualcuno di loro non sa neanche il loro ministero di riferimento, e troverebbero l’innumerevole quantità di rapporti che l’Italia intrattiene - e non ne vediamo il perché non dovrebbe - con atenei di regimi certo non democratici come ad esempio quello dell’università di Chieti e Pescara con la University of construction and building materials di Pyongyang, in Corea del Nord, dove non ci risulta viga un regime democratico, e l’università di Trieste con la Sharif university of Teheran, Paese in cui le donne che vogliono studiare vengono avvelenate. Perché non dicono qualcosa su queste università di Paesi totalitari e di regimi lontani dalla democrazia come questi? Perché non protestano contro la Corea del Nord, l’Iran o la stessa Cina, con la quale noi intratteniamo rapporti importanti di collaborazione scientifica, o l’Arabia Saudita o la stessa Russia, perché solo contro Israele? Perché non contro Paesi corrotti, dittatoriali, dove i conflitti magari sono più sordi ma pure esistenti? Capite bene che è una protesta a senso unico, forse più facile perché il gruppo che fa da regia a tutto questo casino è il collettivo Cambiare rotta, organizzazione giovanile sedicente comunista. Sono loro che in una qualche adunata quasi invocarono il nome di Barbara Balzerani, la brigatista rossa co-colpevole dell’omicidio Moro. Se questi sono i maestri potremmo chiudere qui il discorso perché abbiamo l’impressione di perdere tempo; se qualcuno innalza a proprio ideologo di riferimento una brigatista che ha ammazzato Aldo Moro, di cosa volete che consoniamo con ello o ella o ell*? Il massimo della contraddizione lo raggiunge l’università di Torino dove, evidentemente impauriti dalla protesta giovanile degli studenti pro Palestina (pro Palestine, tanto per darsi un tocco di internazionalità, pur non sapendo una beata mazza di tutto ciò che abbiamo detto prima), il Senato accademico ha sospeso la cooperazione internazionale con Tel Aviv, avendo in corso 500 accordi internazionali tra i quali 80 con Paesi non propriamente democratici. Il Senato accademico di Torino si è comportato esattamente come gli studenti pro Palestina, non ha neanche pensato di scandalizzarsi per gli altri rapporti che intrattiene con Paesi non democratici. Da lì poi è stata la volta di Bologna, di Trieste, di Siena e della Normale di Pisa. Ha detto giustamente il ministro dell’università, Anna Maira Bernini: «La violenza che alcuni collettivi stanno imponendo all’intera comunità accademica è intollerabile e vede come principali vittime proprio gli studenti. L’università non si schiera». Parole chiare, giuste. Abbiamo l’impressione, tuttavia, che la violenza imposta dai vari collettivi trovi spesso dei ventri molli nelle comunità accademiche, professori, ricercatori, senati accademici e anche rettori, e anche ciò è intollerabile. Non è possibile pensare di assumere delle scelte così importanti sull’onda delle proteste, pur violente che siano. È possibile instaurare un dialogo, discutere, portare argomentazioni a vicenda, ma non decidere in base - diciamolo chiaramente - non a principi democratici ma a paura. In democrazia la paura di una minoranza più violenta non può partecipare al gioco democratico imponendo le sue scelte e trovando qualcuno che se le lascia imporre. Sono gli stessi che quando qualche studente che viola la legge viene costretto, anche in modo non mansueto, dalle forze dell’ordine a smettere protestano contro la polizia. In sintesi, un collettivo di ignoranti protesta violentemente, chi dirige le università prende paura e dà retta al gruppo di chi protesta, se le forze dell’ordine agiscono per ripristinare l’ordine la stessa comunità accademica, o per lo meno gran parte dei professori, prendono le parti dei collettivi. Che profonda tristezza, ma soprattutto che profonda delusione nei confronti di queste comunità accademiche.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.