2025-04-30
Haiti, l’isola senza pace. Ora scivolata ancor più nel baratro
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Quasi 6 milioni di haitiani sono alla fame, mentre le gang criminali spadroneggiano nel vuoto politico. 5.700 le morti violente solo nel 2024. 700.000 gli sfollati.Storia di Haiti, dalla dominazione spagnola all'indipendenza. Dal terrore vudù della dittatura di François Duvalier «Papa Doc» fino all'anarchia violenta del terzo millennio.Lo speciale contiene due articoli.L’isola caraibica di Haiti sembra ormai totalmente fuori controllo ad un passo dal baratro come ha dichiarato Maria Isabel Salvador, rappresentante speciale delle Nazioni Unite nel Paese centroamericano. Lo stato non esiste praticamente più e le bande criminali si sono spartite il territorio, arrivando a controllare l’85% della capitale Port-au Prince. Il fragile equilibrio della travagliata isola è crollato nle luglio del 2021 quando venne assassinato il presidente Jovenel Moise all’interno della sua abitazione. Da quel momento sono cominciati gli scontri politici sulla sua successione ed in questo vuoto di potere le gang hanno dilagato. Il successore di Moise, Ariel Henry, ha cercato un aiuto internazionale, ma dopo aver firmato un accordo per l’arrivo ad Haiti di un contingente di poliziotti dal Kenya, non è nemmeno riuscito ad atterrare nella capitale perché l’aeroporto era finito sotto controllo di una banda. Henry ha continuato ad esercitare le sue funzioni da Puerto Rico, senza rimettere piede ad Haiti e senza nessun reale potere. Il 12 aprile del 2024, dopo le dimissioni di Henry si è insediato a Port-au Prince il Consiglio Presidenziale di Transizione che ha cercato di coinvolgere tutti i partiti haitiani, cosa impossibile perché nell’isola le formazioni politiche sono oltre un migliaio. Nell’ultimo anno le cose sono addirittura peggiorate e la giovane e combattiva ministro degli Esteri Dominique Dupuy chiede l’aiuto internazionale da mesi. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha parlato di timori di un imminente collasso della presenza dello Stato ad Haiti e della necessità di un imminente sostegno al paese per evitare che la capitale cada totalmente sotto il controllo delle gang criminali. Ericq Pierre è un economista di fama mondiale ed è il Rappresentante Permanente di Haiti presso le Nazioni Unite e lancia un disperato grido di aiuto. «Il mio paese sta morendo lentamente sotto i colpi delle bande criminali, dei trafficanti di droga e dei trafficanti di armi. Gli haitiani non hanno più una vita e chiedo l’immediato intervento internazionale per salvare il nostro popolo. La Missione Multinazionale di Sicurezza (MMAS), assolutamente insufficiente, è lontana dal raggiungere i 2500 poliziotti promessi. Ad oggi sono arrivati soltanto 100 agenti, soprattutto dal Kenya, ma il loro apporto alla lotta contro il crimine organizzato è molto limitato perché è soltanto la polizia haitiana a combattere. Il Kenya ha dichiarato di avere altre 300 poliziotti pronti a partire, ma mancano i fondi per la logistica. Fino ad oggi soltanto il Canada e gli Stati Uniti hanno sostenuto finanziariamente questa operazione, ma servono investimenti molto superiori o la battaglia per la sopravvivenza sarà persa». Gli ultimi report parlano di circa 1200 morti soltanto nei primi tre mesi del 2025, mentre nel 2024 oltre 6000 persone sono state assassinate ed oltre 50mila hanno dovuto abbandonare i propri quartieri divenuti terreni di scontro fra i criminali e le forze di polizia. Gli stupri si contano a centinaia, anche di gruppo e non esistono più zone sicure della capitale. Il quartiere di Petionville, quello dove si trovano gli edifici governativi e le poche ambasciate ancora aperte, è stato pesantemente attaccato nelle settimane scorse ed i cittadini si sono ormai organizzati in milizie di autodifesa che scendono in strada affiancando la polizia negli scontri. L’aeroporto internazionale «Toussainte Louverture» è stato nuovamente chiuso perché riconquistato dalla banda «Viv Ansamn » (Vivere Insieme), guidata dall’ex poliziotto Jimmy Cherizier, detto Barbecue. Questa gang è riuscita a mettere insieme più gruppi criminali ed ha preso il controllo sia dell’aeroporto che del porto della capitale, due aree chiave che la polizia aveva faticosamente riconquistato e che isolano Port-au Prince dal resto del mondo. Smith Augustin è un diplomatico che ha servito come ambasciatore nella Repubblica Dominicano ed oggi è un membro del Consiglio Presidenziale di Transizione e ci racconta una situazione drammatica. «Stiamo lavorando per mantenere l’esistenza dello stato ad Haiti, si tratta di una lotta fra la legalità e l’illegalità. Il mondo deve sostenere questa battaglia per la nostra sopravvivenza, le gang non possono vincere. Abbiamo arruolato una forza di intervento speciale che si chiama Brigata per la Sicurezza delle Aree Protette (BSAP) ed abbiamo fatto una chiamata patriottica dei cittadini. Oggi si combatte perché Haiti non diventi un covo di criminali e si possa continuare a vivere senza la paura di essere assassinati. Soltanto la settimana scorsa nella regione di Kenscoff ci sono stati 300 morti e la polizia si è dovuta ritirare. Qui una banda ha preso il controllo di un deposito di armi ed hanno dichiarato di voler chiudere la strada che porta dalla capitale alle province meridionali». Questa mossa disperata del governo provvisorio sembra soltanto creare l’ennesimo problema, perché nessuno sa a chi questi paramilitari rispondano realmente e sembra invece che dietro ci sia un tentativo di colpo di stato con milizie private da parte di alcuni membri del Consiglio Presidenziale di Transizione. La speranza sembra aver definitivamente abbandonato Haiti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/haiti-crisi-2671868840.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="haiti-da-cristoforo-colombo-all-anarchia-delle-gang-storia-di-un-isola-tormentata-dalla-violenza" data-post-id="2671868840" data-published-at="1746000335" data-use-pagination="False"> Haiti da Cristoforo Colombo all'anarchia delle gang. Storia di un'isola tormentata dalla violenza Il toponimo «Ayti» deriva dall’antica lingua dei Tainos, la popolazione precolombiana che abitava l’isola caraibica, oggi mutato in Haiti. Presente anche a Cuba, alle Bahamas e in gran parte delle Antille, quell’etnia di origini Arawak (antica popolazione originaria dell’America centro-meridionale) viveva pacificamente dedita alla pesca e all’agricoltura. Cristoforo Colombo venne a contatto con i Tainos nel dicembre 1492 quando scoprì l’isola che ribattezzò Hispaniola. Il navigatore ha lasciato una descrizione degli usi e costumi della popolazione di Haiti, tra cui il rito della «cohoba», l’assunzione di una polvere estratta dalla Anadenanthera peregrina, una pianta autoctona dagli effetti allucinogeni e psicotropi che i Tainos usavano frequentemente aspirandola con una cannuccia nasale. Il contatto con gli spagnoli significò la fine dell’antico popolo di Haiti, decimato dalle malattie importate dall’Europa e per gli effetti della colonizzazione che significò un cambiamento nelle caratteristiche dell’agricoltura e nell’introduzione del lavoro forzato. In pochi anni, i Tainos scesero dell’80%. Due tentativi di ribellione contro gli spagnoli del governatore Juan Ponce de Léon nel 1511 e 1520 furono soffocati nel sangue con esecuzioni di massa. Pochi anni dopo, gli indigeni dell’isola caraibica potevano considerarsi estinti. Fu la necessità per i colonizzatori europei di garantire la forza lavoro nell’agricoltura di tipo intensivo (caffè e canna da zucchero) a determinare nel corso dei secoli XVI e XVII l’importazione massiccia di schiavi africani. Nel 1697, in virtù del trattato di Ryswick, la parte occidentale di Hispaniola, l’attuale Haiti, venne ceduta ai francesi che la ribattezzarono Saint-Domingue. Nel periodo dei nuovi governanti dell’isola, la presenza di schiavi aumentò sensibilmente, e determinò anche l’esordio del meticciato, che si inserì in un contesto economico e sociale in cui i bianchi cosiddetti di rango inferiore si erano mescolati a quei neri che erano riusciti ad ottenere un certo riscatto sociale. Tuttavia lo squilibrio tra popolazione bianca, inferiore per numero, e abitanti di colore divenne esplosivo negli anni della Rivoluzione francese. I mutamenti epocali in corso nella madrepatria generarono una spaccatura anche tra i coloni bianchi, divisi tra grandi proprietari terrieri che parteggiavano per l’indipendenza e i funzionari più legati alla burocrazia e alle istituzioni di Parigi. Negli anni della crisi politica e sociale, il 22 agosto 1791 il sacerdote vudù Dutty Boukman diede origine alla prima di una serie di rivolte contro le piantagioni dei francesi. Ucciso in uno scontro alla fine dell’anno, la scintilla che generò tra gli schiavi proseguì negli anni successivi fino al 1804, Nella lotta dei «cimarroni», gli schiavi neri che si erano dati alla macchia e che combattevano i francesi, si era distinto l’ex schiavo affrancato Toussaints Louverture, che riuscì a tenere in scacco la guarnigione napoleonica comandata dal cognato di Bonaparte Charles Victoire Emmanuel Leclerc, inviata per ripristinare il controllo sull’isola. Louverture sarà catturato, deportato in Francia dove morì in carcere. Prese il suo posto il «delfino» Jean-Jacques Dessalines, come Toussaints ex schiavo, molto più feroce del suo ex comandante. Nei due anni seguiti alla morte di Toussaints operò un vero e proprio terrore, che portò al massacro di circa 10mila soldati francesi, decimati anche da un’epidemia di febbre gialla. All’inizio del 1804 si consumò quello che è passato alla storia come il massacro di Haiti, dove gli uomini di Dessalines operarono quasi un genocidio della popolazione bianca, con saccheggi, stupri e omicidi che porteranno alla morte di oltre 5.000 persone. Le guarnigioni francesi lasciarono l’isola lo stesso anno, e Dessalines si proclamò imperatore della prima nazione indipendente al mondo governata da una popolazione di colore. Tuttavia gli effetti della guerra lasciarono l’isola in un grave stato di crisi economica, aggravata dall’isolamento da parte delle altre nazioni che rifiutavano di riconoscerla, compresi i vicini Stati Uniti. Proprio nel Sud degli Usa si erano rifugiati molti dei perseguitati della rivoluzione, alimentando in modo determinante la paura di una possibile ripetizione della rivolta degli schiavi nelle classi dirigenti di Stati come la Georgia, la Louisiana e l’Alabama.Il dissesto politico ed economico di Haiti durerà pressoché immutato tra colpi di stato e sommosse fino all’inizio del XX secolo. Nel 1915 gli Stati Uniti occuparono Haiti per proteggere i loro interessi di fronte alla minaccia tedesca durante la Grande Guerra. Rimarranno fino al 1934, lasciando in eredità un esercito elitario noto come «Garde de Haiti», che alimentò ulteriormente violenze e autoritarismo. Una condizione mai sanata, che nel secondo dopoguerra si aggravò ulteriormente con l’ascesa di uno dei dittatori più famosi della storia dell’isola caraibica. Nella lotta perpetua tra élites mulatte e popolazione nera, tra i difensori di quest’ultima emerse un ex medico già ministro della Sanità. François Duvalier salì al potere tramite elezioni palesemente truccate nel 1957, instaurando una delle dittature più singolari della storia per l’uso delle credenze vudù come strumento di dominio. Duvalier, noto anche come «Papa Doc», conosceva molto bene la superstizione del popolo rurale di Haiti quando girò l’isola come medico condotto. Il vudù fu la leva che gli permise di governare con il terrore, tanto da identificarsi come «Baron Samedi», idolo della religione di origini africane e figura di collegamento tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Attraverso la sua polizia segreta anch’essa legata alla ritualità vudù, i «Tonton Macoutes», Duvalier impose il terrore tra la popolazione, alimentando credenze come quelle dell’esistenza di «zombi» presso la sua corte, in realtà cittadini di Haiti drogati con tetrodotossina, una sostanza psicotropa che provocava un decesso apparente, per alimentare il mito della capacità di risvegliare i morti. I riti di Duvalier si mischiarono anche a fatti di cronaca mondiale, quando il dittatore haitiano sostenne di aver avuto una parte determinante nell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy al quale avrebbe dedicato un rito vudù. Alla sua morte nel 1971 gli successe il figlio Jean-Claude, noto poi come «Baby Doc». Quest’ultimo rimase al potere fino al 1986, ma non ebbe il carisma del padre e nel 1986 fu costretto all’esilio in Francia da una sommossa popolare. La storia di Haiti dagli anni Ottanta ad oggi è stata funestata da una instabilità politica endemica al sistema, con le parentesi del 1990, 1994 e poi dal 2000 al 2004 della dittatura di Jean-Bertrand Aristide, sacerdote cattolico ed ex oppositore dei Duvalier a sua volta più volte deposto da sommosse popolari ed accusato di corruzione. Nel 2010 l’isola fu colpita da uno dei più devastanti terremoti della storia che causò oltre 250.000 morti, gettando Haiti in uno stato di gravissima prostrazione e di semi-anarchia. Nel 2021 si è consumato l’assassinio di uno degli ultimi presidenti eletti, Jovenel Moïse, e dopo il periodo di transizione di Ariel Henry oggi l’isola si trova di fatto senza una guida politica, totalmente in balia delle violenze delle gang criminali che di fatto sostituiscono il potere legittimo.
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